Luca Monaco
Un legame discreto ma solido. D’acciaio, come la lama del pugnale disegnato sulla maglietta nera indossata da un militante di CasaPound. “Squadristi e combattenti con la fede nell’Italia”, recita il motto che non dispiace alla piazza sovranista. Al contrario. Più di qualcuno s’avvicina a Simone Di Stefano, leader delle tartarughe frecciate e chiede un selfie. Lui accetta. Sorride. «Sulla nostra presenza né Salvini né Meloni né Berlusconi hanno avuto nulla da ridire — ricorda — siamo qui per dare un contributo di idee». Non per innescare «polemiche sbagliate», aggiunge. Già alla vigilia della manifestazione di ieri in piazza San Giovanni Di Stefano aveva accettato il divieto impartito dalla Lega di fare il saluto romano. Il segretario Matteo Salvini si era premurato di evitare che i boschi di braccia tese all’ombra della Basilica diventassero la cartolina della giornata. «Se qualcuno viene a fare il saluto — aveva detto Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera — sarà cacciato a pedate». Un avvertimento che non aveva certo offeso CasaPound. «Per noi — aveva risposto Di Stefano — quello è un gesto sacro da rivolgere ai caduti». L’ordine è stato rispettato. In nome di un legame che si è rafforzato negli ultimi cinque anni. A partire dalla campagna per le Europee 2014 in sostegno di Mario Borghezio, passando per la manifestazione di Milano, nello stesso anno, senza dimenticare il patto sovranista stretto al teatro Brancaccio di Roma, nel maggio del 2015. Quest’estate il presidente di CasaPound Gianluca Iannone non aveva esitato a invitare pubblicamente Salvini alla festa di Verona. L’abbraccio ideale c’è stato ieri. Gli oltre «mille attivisti» di CasaPound si sono mossi in corteo dall’occupazione in via Napoleone III poco prima delle 14. Sono entrati in piazza e si sono sistemati a circa 100 metri dal palco. Composti, hanno applaudito l’intervento di Silvio Berlusconi, apprezzando particolarmente le parole della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. «Ha fatto un discorso più politico rispetto a Salvini — osserva Di Stefano — questa la compagine sovranista ha trovato la direzione giusta». Il vicecoordinatore romano di Forza Italia Pietrangelo Massaro prova a nascondere una certa dose di imbarazzo: «C’è CasaPound? Non lo sapevo — assicura — io non li ho visti».