Luciano Violante

I l sistema elettorale maggioritario fondato su collegi uninominali non garantisce la stabilità. In questo modo si premiano le forze minori, necessarie per conquistare il voto in più che fa vincere. Ma dopo le elezioni le differenze esplodono. Rifondazione comunista nel 1996 aveva stipulato con l’Ulivo un patto di desistenza, ma fece cadere il governo Prodi 1 nel 1998. L’Udeur di Clemente Mastella faceva parte nel 2006 dell’alleanza dell’Unione, ma fece cadere il governo Prodi 2 due anni dopo. In dodici anni, dal 1994 (legge Mattarella) al 2006 (legge Calderoli), abbiamo avuto otto governi: Berlusconi 1, Dini, Prodi 1, D’Alema 1, D’Alema 2, Amato, Berlusconi 2, Berlusconi 3. Se guardiamo fuori dei nostri confini, il sistema più maggioritario è quello inglese che oggi attraversa una delicata fase di instabilità e che negli ultimi dieci anni ha avuto ben tre governi di coalizione, Cameron (2010-2015), May (2017-2019), Johnson. Il sistema più proporzionale, invece, è quello tedesco, che dal 1994 (anno in cui da noi si è votato con la legge Mattarella) ha avuto solo sette governi; ne ha avuti quattro dal 1994 al 2006 mentre noi, come già detto, nello stesso periodo ne contiamo otto. Peraltro l’esperienza israeliana dimostra che neanche il sistema proporzionale di per sé può garantire la stabilità. In realtà non si può chiedere al sistema elettorale quello che le leggi elettorali non possono dare; queste leggi servono solo a trasformare i voti in seggi; la stabilità, invece, può essere garantita solo dalla responsabilità delle forze politiche. Tuttavia, indipendentemente dal sistema elettorale, la stabilità può essere favorita da due misure. Unaèla sfiducia costruttiva, che evita crisi al buio: un governo può essere sfiduciato solo con una mozione che indichi anche il nome del futuro premier. È prevista dalle costituzioni tedesca e spagnola. Una seconda misura potrebbe essere costituita dalla riduzione della legislatura a quattro anni, come in Germania, Spagna e Portogallo. Una legislatura più breve rende più compatta la maggioranza e frena i tentativi di destabilizzazione. La discussione, inoltre, deve tener conto degli effetti maggioritari della riduzione del numero dei parlamentari. Saranno eletti non più 630 deputati, ma quattrocento; non più 315 senatori, ma duecento. Se si adottasse un sistema proporzionale, le forze minori non avrebbero accesso al Parlamento, con riduzione della frammentazione e benefici per la stabilità. Una clausola di sbarramento al 4% accentuerebbe l’effetto maggioritario. Se si scegliesse il sistema maggioritario conicollegi, invece, queste forze rientrerebbero in gioco e potrebbero diventare la spada di Damocle sul collo del governo, come accaduto nel passato. I collegi uninominali, inoltre, sarebbero troppo vasti e renderebbero insostenibili i costi della campagna elettorale. A mio avviso, servirebbe un sistema proporzionale con clausola di sbarramento al 4%, liste brevi bloccate, sfiducia costruttivaeriduzione della legislatura a quattro anni. Certo, non è il sistema perfetto ma «in ogni nostra deliberazione — suggerisce Machiavelli — si debbe considerare dove sono meno inconvenienti e pigliare quello per migliore partito, perché tutto netto, tutto senza sospetto, non si trova mai».