Luigi Ippolito

Svolta nei negoziati sulla Brexit: quando tutto sembrava procedere verso un divorzio catastrofico, un raggio di ottimismo ha squarciato un’atmosfera plumbea. E ora sono in molti a scommettere che un’intesa verrà raggiunta entro la fine del mese, in modo da consentire alla Gran Bretagna una uscita ordinata dalla Ue alla data fissata, il 31 ottobre. In primo luogo ci credono i mercati: la sterlina è da ieri in continuo recupero su euro e dollaro. «Ora ci aspettiamo un accordo — ha detto al Financial Times un economista della banca d’affari Jp Morgan —. Per la prima volta, una Brexit sulla base di un accordo nel giro di settimane appare come il percorso più probabile». Ma cosa è successo? Fino a pochi giorni fa, sembrava che le trattative fossero finite su un binario morto: ed era già cominciato, tra Londra e Bruxelles, il gioco ad addossarsi la colpa del fallimento. Poi, giovedì, è arrivato l’incontro tra il premier britannico Boris Johnson e quello irlandese Leo Varadkar: due ore di colloquio faccia a faccia, alla fine del quale i due leader hanno annunciato di aver individuato «un cammino verso un’intesa». Particolarmente il leader irlandese era apparso ottimista: e questo è un dettaglio cruciale, perché lo scoglio sul quale tutto era sembrato arenarsi era proprio la questione del confine con l’Irlanda del Nord, che nessuno vuole vedere ristabilito dopo la Brexit. Se da Dublino arriva un via libera, allora la strada è quasi spianata. Finora non è trapelato nulla dei dettagli: ma pare che Johnson abbia fatto ulteriori concessioni, accettando che l’Irlanda del Nord possa restare nello stesso regime doganale della Ue, oltre a rimanere allineata al mercato unico. Un riserbo che è un ulteriore segnale positivo: perché la trattativa è entrata nella fase cruciale, quella più riservata. Un altro passo avanti è stato fatto nell’incontro, ieri mattina, tra il ministro britannico della Brexit, Stephen Barclay, e il capo negoziatore europeo Michel Barnier: un colloquio definito «costruttivo». «Ho ricevuto segnali positivi che un accordo è possibile», ha commentato il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk. Johnson ha ieri sottolineato che l’intesa non è ancora «cosa fatta», ma ha confermato i progressi. Cosa può succedere ora? Se l’accordo sarà raggiunto nei prossimi giorni, verrà annunciato al vertice europeo di giovedì e venerdì prossimi. Il sabato, il Parlamento britannico si riunirà in seduta straordinaria: una cosa accaduta solo in occasione della Seconda Guerra mondiale, della crisi di Suez e della guerra delle Falklands. In quella sede i deputati potrebbero essere chiamati a ratificare l’accordo, cosa sulla quale il governo Johnson appare contare. A quel punto, la Gran Bretagna uscirà ufficialmente dall’Unione europea il 31 ottobre (salvo un breve rinvio tecnico per mettere in piedi la legislazione necessaria): ma di fatto non cambierà granché, perché scatterà un periodo di transizione, fino alla fine del 2020, durante il quale tutto rimarrà come prima, per consentire di negoziareifuturi, definitivi rapporti reciproci.