Marcello Sorgi
In attesa che il premier Conte oggi incontri i vertici di Arcelor-Mittal per capire fino a che punto è seria l’intenzione di uscire dall’Ilva e spegnere l’impianto di Taranto, l’unica novità degna di nota è l’emergere di un partito trasversale anti-scudo penale, in grado di condizionare o di bloccare qualsiasi soluzione di compromesso il governo abbia intenzione di proporre. Al vertice di questo partito c’è l’ex-ministro grillino per il Sud Lezzi, che capeggia un sottogruppo di 17 senatori capaci di azzoppare qualsiasi maggioranza a Palazzo Madama ed è già riuscita a imporre a Di Maio la cancellazione dello scudo che il governo Conte 1 aveva previsto per gli attuali gestori dell’Ilva. Ma dietro i senatori pentastellati si muovono anche i parlamentari pugliesi del Pd, che, posti a scegliere tra i lavoratori dell’Ilva in procinto di perdere il posto di lavoro, e i cittadini di Taranto convinti di rischiare la vita per la mancata messa in sicurezza dello stabilimento, e il rimedio fin qui rinviato al problema dell’aumento delle polveri cancerogene liberate dalla lavorazione dell’acciaio, sceglierebbero senz’altro i secondi, pur consapevoli che il licenziamento dei primi farebbe esplodere quella che i sindacati chiamano una “bomba sociale”, oltre diecimila famiglie messe in mezzo alla strada. Contro questo partito si muovono Conte e, con la necessaria cautela visto il coinvolgimento di una parte del Pd, Zingaretti. La prima cosa da fare, ovviamente, è capire le reali intenzioni di Arcelor-Mittal, visto che i sindacati insistono a dire che quella dello scudo potrebbe anche essere una scusa, per evitare di affrontare il problema di gestire un impianto messo in difficoltà da una crisi del settore che vede una contrazione del 10% della domanda di acciaio, e la conseguente ipotetica riduzione dei posti di lavoro. Su questo piano, se si tratta cioè di predisporre strumenti di flessibilità che consentano ai vertici aziendali di ridisegnare il piano industriale, il governo potrebbe offrire qualche risorsa. Se invece Arcelor-Mittal si impunta sullo scudo, la reazione, a sentire Conte, potrebbe essere dura, visto che il contratto non lo prevede e Conte, per le ragioni appena dette, non è in condizioni di riproporlo.