Marco Ansaldo
Uno sguardo puro, una stretta di mano sicura, la determinazione delle sue idee politiche. Questa era Hevrin Khalaf. Che indossasse abiti civili, o da ragazza la divisa militare — come fanno tante donne curde che hanno scelto sì la politica attiva, provenendo però dalla battaglia sul campo — aveva uno stile che non passava inosservato. La si incontrava a Bruxelles, nelle conferenze organizzate al Parlamento europeo sulla questione curda, e in tante altre capitali d’Europa, quando veniva invitata a parlare a riunioni di specialisti e esperti dell’area. Hevrin Khalaf è la prima vittima eccellente, nota al pubblico, la prima politica, di questa guerra cominciata da nemmeno una settimana e dove i morti già si contano a centinaia, e i profughi a centinaia di migliaia. Era la segretaria generale del Partito del Futuro siriano. La co-leader, anzi, perché così funziona fra i curdi, che siano sindaci, amministratori, funzionari o capi di partito: al vertice la responsabilità si condivide — sempre — fra una donna e un uomo. Di fatto, per presenza e capacità, era il “ministro degli Esteri” del Rojava, la Siria curda del Nord. E quando parlava, nelle assemblee o alla tv curda, la ascoltavano tutti. Hevrin è stata uccisa sabato, mentre sull’autostrada M4, l’arteria principale da ieri assicurata al controllo dell’esercito di Ankara, stava cercando di raggiungere Qamishli. Un agguato diventato un massacro, mostrato in un video girato con i telefoni cellulari dagli stessi miliziani che l’hanno organizzato. Quelli dell’Esercito siriano libero, alleati della Turchia, ai quali negli ultimi giorni si sarebbero uniti elementi jihadisti ormai sfuggiti alla custodia dei curdi e degli americani dileguatisi dalla Siria. Nelle immagini si sentono i protagonisti dell’imboscata gridare dopo avere crivellato di spari il fuoristrada su cui la donna viaggiava. Poi il video si interrompe. Secondo fonti curde, la co-leader del Partito del Futuro sarebbe stata trascinata fuori e eliminata a sangue freddo, in un’esecuzione sommaria a colpi di fucile mitragliatore sparati a bruciapelo. Così le altre persone che l’accompagnavano, fra cui il suo autista. In un video successivo, che fonti americane sostengono pure autentico, si vede il corpo di una persona, probabilmente la stessa Hevrin, con il viso e i capelli lunghi ricoperti di polvere. Un uomo le si avvicina e la tocca con un piede prima di esclamare: “Questo è il cadavere dei maiali”. Ieri un comunicato delle Forze armate turche dichiarava che Hevrin Khalaf è stata messa “fuori combattimento” nel corso di un’operazione militare, per la precisione in un raid effettuato sulla base di informazioni fornite dall’intelligence. Era stata tra i fondatori del Partito del Futuro siriano. Fin da ragazza schierata a favore della causa curda, e sempre apprezzata per i toni moderati e pacati. La sua compagine politica era nata il 27 marzo del 2018. Princìpi fondanti: laicità dello Stato, Paese multi identitario, eguaglianza fra uomini e donne, rinuncia alla violenza in favore di una lotta pacifica per la risoluzione delle controversie, rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite. In particolare della 2254, secondo cui “tutte le fazioni del popolo siriano dovrebbero essere rappresentate nel processo politico, compresa la stesura di una nuova Costituzione”. Inutile dire che, per Ankara, questa donna, per i valori che incarnava, era “una terrorista”, un nemico. E ieri sera, setacciando fra le tv turche, non si trovava un media che ne raccontasse in maniera quanto meno equilibrata il percorso politico e le idee reali, di una persona invece impegnata nel pretendere il rispetto delle minoranze e delle etnie diverse. Hevrin era, piuttosto, una delle figure più rappresentative di quello che oggi sono i nuovi curdi. Attenta ai diritti delle donne, inclusiva, favorevole a uno Stato laico e rispettoso del cittadino, multietnico, liberale. Si batteva per la coesistenza pacifica di tutti: curdi, turchi, cristiano-siriaci e arabi. Aveva una laurea in ingegneria. Aveva 35 anni.