Marco Bresolin
C’è la determinazione ad applicare il Patto di stabilità e crescita «facendo pieno uso della flessibilità consentita dalle regole». E c’è la volontà di sostenere «una politica di bilancio più amica della crescita». Dal documento che Paolo Gentiloni ha inviato al Parlamento Ue emergono i contorni di un programma politico che va nella direzione auspicata dall’Italia, pur con tutte le cautele del caso per non agitare troppo il fronte rigorista. Ma ciò che balza subito all’occhio nelle risposte dell’ex premier agli eurodeputati è l’accento sulla necessità di legare gli investimenti “green” al “coordinamento delle politiche di bilancio”. Obiettivo nelle ambizioni di Roma dovrebbe tradursi nello scorporo degli investimenti verdi dal deficit. Difficile che accada già in questa manovra, ma non impossibile. Gentiloni assicura il suo impegno a «fare i passi in questa direzione già nel prossimo ciclo del semestre europeo». La proposta per una nuova interpretazione delle regole potrebbe infatti avvenire nel contesto del riesame del Patto di stabilità, un passaggio che la Commissione farà a dicembre. Certo, Gentiloni non lo può dire così esplicitamente e in privato continua a ripetere che è “prematuro” considerare la missione già compiuta. I motivi sono molteplici. Innanzitutto perché non ha ancora certezze su quella che sarà la linea di Ursula von der Leyen sul tema. E poi c’è il fiato sul collo che i “falchi” stanno facendo sentire al futuro commissario all’Economia. Giovedì Gentiloni sarà in audizione davanti alla commissione Econ e non ha alcuna intenzione di lanciarsi in fughe in avanti perché vuole evitare sgambetti. Ieri l’ex premier è rientrato a Roma dopo aver trascorso qualche giorno a Bruxelles per preparare l’audizione. Ha incontrato i capigruppo e i coordinatori dei principali gruppi parlamentari. Ma anche i leader del partito dei Verdi. Gentiloni sta investendo molto nel dialogo con gli ecologisti perché vorrebbe riportarli nel perimetro della maggioranza europarlamentare. Nelle sue risposte ci sono messaggi molto chiari per quel mondo: dalle nuove imposte energetiche alla tassa sulle multinazionali del digitale. Ma anche l’annunciata linea dura contro gli evasori e contro i paradisi fiscali, oltre che la volontà di superare l’unanimità tra i governi sui dossier fiscali per bypassare i soliti veti. Inoltre Gentiloni ha annunciato di aver avviato la liquidazione di tutti i suoi investimenti in azioni, titoli di Stato e in fondi comuni per evitare possibili conflitti d’interesse. A Roma intanto continua il lavoro per chiudere la nota di aggiornamento al Def, che sarà presentata lunedì. Ieri la questione è stata al centro dell’incontro a Palazzo Chigi tra il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e il premier Giuseppe Conte. Per contenere il deficit è in arrivo un taglio di circa un miliardo alle spese dei ministeri. Si cerca di non fare andare il disavanzo oltre il 2, 1% del Pil, visto che i margini di flessibilità che l’Ue è disposta a concedere sono molto stretti. Però un assist in questo senso arriva dalla Francia: Parigi ha preparato una legge di bilancio che proietta il deficit al 2, 2%. E che soprattutto non registra alcuna variazione del deficit strutturale, nonostante la raccomandazione Ue imponga un taglio dello 0, 6%. Lo stesso che è richiesto all’Italia.