Marco Conti
Sette mesi dopo il richiamo a Parigi dell’ambasciatore Christian Masset, a seguito dell’incontro di Luigi Di Maio con i gilet gialli, l’Italia tende la mano e Emmanuel Macron non se la lascia scappare arrivando in serata a Roma. Prima l’incontro al Quirinale con il presidente della Repubblica SergioMattarella, poi la cena con Giuseppe Conte. Ma se il Capo dello Stato ha sempre tenuto aperti i canali diplomatici con i cugini d’oltralpe, altrettanto non si è fatto nei quattordici mesi di esecutivo gialloverde. Conte è salito ieri al Quirinale per discutere con Mattarella dei tanti dossier internazionali che l’aspettano questa settimana. L’annuncio della ripresa dei vertici intergovernativi, fermi al 2017, verrà dato oggi al termine di un incontro a palazzo Chigi che servirà ai due per tastarsi il polso sui molti temi che Italia e Francia dicono di avere in comune. L’uscita della Lega dal governo favorisce la ripresa dei rapporti, ma soprattutto aiuta il significativo cambio di linea compiuto dai grillini in politica estera. IL FUOCO Visto anche il format della visita, Macron non incontrerà il neo ministro degli Esteri e sui settemesi di scontri diplomatici farà calare un significativo silenzio. Rapidamente sembra ricomporsi il puzzle delle alleanze. Domani Mattarella incontrerà il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, mentre la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sarà a Berlino. A Mattarella l’Eliseo ha riconosciuto ieri di «aver garantito le relazioni con Roma» e Macron avrà modo di ribadirlo nel colloquio che avrà al Quirinale. L’incontro conviviale servirà invece a mettere a fuoco alcuni nodi che per il neonato governo italiano rappresentano una possibile svolta rispetto all’esecutivo precedente. Migranti e legge di Bilancio priorità per Conte, ma anche per Macron che lunedì sera a Parigi ha lanciato una vera e propria sfida a Marine Le Pen proprio sul fronte della lotta all’immigrazione clandestina. Obiettivo di Conte è quello di arrivare ad un meccanismo automatico di redistribuzione dei migranti, nel tentativo di evitare che ogni nave si trasformi in un caso. Sulla ricerca di un unico criterio di accoglienza e di ripartizione, anche Parigi sembra d’accordo. Così come Macron condivide la necessità di accelerare accordi europei di rimpatrio, di rivedere il trattato di Dublino e ricercare un meccanismo di penalizzazione per i paesi europei che rifiutano le quote. Sulla rotazione dei porti di primo approdo, tra Italia, Malta, Francia e Spagna, le posizioni restano però distanti. Così come un’intesa ancora non c’è sui movimenti secondari che Parigi stima in 140 mila immigrati che dovrebbero rientrare nel paese di primo sbarco (l’Italia) in attesa dell’asilo o del rimpatrio. E’ possibile che dopo la cena e l’incontro con le delegazioni Conte e Macron abbiano un faccia a faccia durante il quale si tornerebbe ad affrontare il tema della flessibilità che la Commissione Ue dovrebbe dare ai bilanci nazionali, e il nodo della pacificazione della Libia. Sul primo punto le posizioni tra Roma e Parigi sono molto vicine. Macron ha bisogno di comporre un fronte mediterraneo in grado di tenere testa al fronte rigorista dei paesi del nord Europa e sostenere l’arrivo alla Bce della francese Lagarde. L’Italia ha invece bisogno di nuovi spazi di bilancio per risollevare una crescita ormai al lumicino attraverso investimenti pubblici nell’ambito della “svolta verde” promessa dalla presidente della Commissione Ue von der Leyen. Poche ore prima della cena con il presidente francese, Giuseppe Conte incontrerà il primo ministro libico Fayez Serraj al quale rinnoverà l’invito a fare ogni sforzo per la ripresa del dialogo con le altre tribù e fazioni libiche. L’incontro tra i due avviene mentre prende quota l’idea di una terza conferenza di pace sulla Libia. Dopo Parigi e Palermo, la sede potrebbe essere Berlino e di questo si discuterà a margine dell’assemblea delle Nazioni Unite di fine mese a New York. La coincidente presenza a Roma di Serraj e Macron non sarà però l’occasione per un incontro a tre, anche se la Francia gioca nel nord Africa una partita importante e ha contribuito non poco a destabilizzare la Libia. Ma se i temi economici verranno rinviati al prossimo vertice intergovernativo che potrebbe tenersi anche prima della fine dell’anno, la questione libica si intreccia a quella dei migranti e ai rapporti con l’Egitto ancora in stand by dopo il caso Regeni, malgrado i fortissimi interessi economici che Roma ha con il Cairo. Anche su questo punto il contributo francese potrebbe risultare decisivo.