Marco Cremonesi

A Le prossime Regionali saranno il «voto di legittima difesa». Matteo Salvini ha cominciato ieri sera il suo primo mini tour in Umbria, la prima regione che andrà al voto nella tornata di elezioni comprese tra l’autunno 2019 e la primavera 2020. Una maratona che per il segretario leghista ha un valore assolutamente strategico, perché la legittima difesa è contro i «ladri del voto». E che è partita subito dopo il faccia a faccia che si è svolto al Viminale in mattinata: un caffè di una mezz’ora tra la neo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il suo predecessore, una sorta di informale passaggio di consegne. Il concetto con cui Salvini martellerà nei prossimi mesi è quello espresso a più riprese negli ultimi giorni: se una «vergognosa manovra di Palazzo» impedisce agli italiani di mandare a casa» il governo giallorosso, saranno le numerose elezioni regionali dei prossimi mesi ad assediare la neo maggioranza parlamentare, «legittima formalmente ma abusiva nella sostanza». Insomma, si augura Salvini accompagnato dalla candidata presidente Donatella Tesei, «molto presto torneremo al governo mandando via quella gentaglia che ha paura di votare». La madre di tutte le sfide resta l’Emilia-Romagna, la regione «rossa» per eccellenza che potrebbe andare al voto — la data ancora non è stata fissata — già il prossimo 24 novembre. Il governatore dem Stefano Bonaccini sarà sfidato da Lucia Borgonzoni, già sottosegretario alla Cultura. Il dubbio riguarda l’atteggiamento che terranno i 5 stelle: sono sempre più insistenti le voci secondo cui il Movimento potrebbe addirittura non presentare proprie liste. Una desistenza che sulla carta favorisce Bonaccini, anche se i leghisti non ne sono affatto convinti. Non per l’Emilia Romagna, almeno: «Una persona che in Emilia ha votato 5 stelle — dice il deputato leghista Igor Iezzi — aveva votato contro il Pd. Non credo che oggi abbia cambiato idea». Insomma, l’idea è che una parte significativa del voto che nel 2014 era stato grillino possa confluire sulla Lega. Quanto a Salvini, ieri a Spello ostentava sicurezza: «Si metteranno d’accordo anche in Umbria come mi chiedono tutti? Ma magari…. tanto il 27 ottobre la sinistra va a casa e l’Umbria cambia». E c’è da credergli quando dice che, dal suo punto di vista, la cosa migliore sarà il «vedere le facce lunghe dei Conte, dei Di Maio e di tutti quelli che vi stanno rubando il voto per stare incollati alle poltrone». Se l’elezione con cui Luca Zaia tornerà a chiedere il consenso dei veneti difficilmente riserverà sorprese, meno prevedibile è il pronostico sulla Liguria. L’addio a Forza Italia del governatore Giovanni Toti rende il sostegno degli azzurri non scontato. Anzi, il portavoce Giorgio Mulè nelle scorse settimane l’ha messo esplicitamente in dubbio. Apertissima la partita nelle tre regioni del Sud che andranno al voto nei prossimi mesi. È assai probabile che la Lega rivendichi la candidatura di un suo uomo in Puglia, dove alle ultime europee ha superato il 25 per cento.Il nome di gran lunga più pronunciatoèquello del presidente di Invimit e già deputato leghista Nuccio Altieri. Sulla carta, e cioè prima che Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini si siano confrontati, la Calabria dovrebbe andareaFdI mentre la Campania a FI.