Marco Patucchi

Paolo era un agricoltore trentaduenne, ha perso la vita ieri in un fazzoletto di terra a Fossano, nel cuneese. È rimasto schiacciato mentre caricava un mezzo agricolo che si usa per la raccolta dei fagioli. Perché la lunga teoria dei caduti del lavoro non conosce domeniche o giorni di festa. Mentre Paolo chiudeva gli occhi per l’ultima volta, nel resto d’Italia si parlava. Solo parole e speranze in un Paese dove, non ci stancheremo mai di ripeterlo, mediamente ogni giorno muoiono tre lavoratori, sul posto o nel trasferimento da o verso casa. L’unico risultato concreto, per adesso, è che finalmente non si discorre più di “morti bianche”, come fossero meno drammatiche. Tutti la chiamano “strage”. Ma siamo sempre e soltanto alle parole. Ieri sono state tante perché si è celebrata come ogni anno la “Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro”, curata dall’Anmil. Nel suo messaggio, il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha sottolineato come la sicurezza di chi lavora sia «una priorità sociale ed è uno dei fattori più rilevanti per la qualità della nostra convivenza. Tutti, dai dirigenti dell’impresa ai singoli lavoratori, sono chiamati a prestare la giusta attenzione al rispetto delle norme e degli standard più avanzati e l’impegno comune è condizione per raggiungere il traguardo di una maggiore sicurezza». Anche il governo e i sindacati hanno fatto sentire la loro voce: «Gli incidenti sul lavoro e le vittime sono una ferita da sanare al più presto. È il primo impegno che ho preso da ministro e con l’aiuto di tutti – sindacati, aziende, associazioni e lavoratori – intendo portarlo a termine», ha twittato la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo. La ministra per la Disabilità, le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, afferma «il dovere dell’impegno per una cultura di sicurezza. Vogliamo che in Italia si possa vivere del proprio lavoro, non morire», mentre la collega delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, spiega che «la formazione e un grande patto sociale sono le priorità per garantire la sicurezza sul lavoro». Il leader della Cgil, Maurizio Landini, segnala che si «continua a morire come negli anni Settanta» e che serve soprattutto la formazione: «Va fatta a chi comincia a lavorare e a chi già lavora, a chi opera in appalto. Ma va svolta anche agli imprenditori, visto che il tessuto produttivo italiano è fatto di tante piccole e medie imprese». Per la leader Cisl, Annamaria Furlan, «fermare la strage è priorità sociale». Oggi per milioni di italiani inizia una nuova settimana di lavoro. Il governo promette di accelerare il piano di misure sulla sicurezza (patente a punti per le imprese; coordinamento tra Inail, Asl e Ispettorato del Lavoro; banca dati unica; investimenti nella formazione). Intanto, purtroppo, lo Spoon River dei caduti ricomincerà a scorrere inesorabile.