Maria Teresa Meli Zingaretti

Nicola Zingaretti non arretra. Anzi, va avanti. Alla direzione del suo partito, il segretario propone di dare vita a un nuovo centrosinistra con il Movimento 5 Stelle. Con il Pd che sarà «il garanteeil baricentro» di questa alleanza. Ma per realizzare uno scenario del genereènecessario il maggioritario, che infatti Zingaretti sposa davanti al parlamentino del Pd. «Bisogna prendere atto — sottolinea il segretario — che queste due forze insieme rappresentano il 40 per cento dell’elettorato italiano». Ma sarebbe un errore, avverte, puntareaun’alleanza antisalvianana, perché in questo modo non si andrebbe da nessuna parte. «Non si può — insiste — governare insieme avendo come unico motivo quello di resistere, essere contro Salvini e le sue idee». Il percorso deve essere graduale: «Non sono così ingenuo da pensare di fare un’alleanza in 48 ore», osserva Zingaretti. Perciò bisognerà «verificare se nell’azione dei prossimi mesi riusciamo a superare diffidenze, pregiudizi, conflittualità distruttive in un avanzamento generale basato su una sintesi più avanzata». E poi, secondo il segretario, si dovrà fare un altro passo, allargando il più possibile il campo progressista. Dario Franceschini, tra i primi a ipotizzare uno scenario del genere, ieri al Corriere per la presentazione de «Il bello dell’Italia», osserva: «Stiamo cercando di costruire una sintesi, è molto difficile ma è una bella sfida. Ne è valsa la pena finora perché abbiamo fermato la destra estrema. Proviamo a costruire un percorso comune… se non nascesse la coalizione potrebbe essere un grosso problema». Ma Zingaretti fa un’altra proposta importante alla direzione del Pd: «Non credo — spiega — che sia più corretto usare i termini maggioranza e minoranza. Penso a nuovi gruppi dirigenti e a una nuova segreteria unitaria. Si è aperta una fase nuova». Dunque, dopo l’uscita del loro leader dal Pd anche gli ex renziani di Base riformista parteciperanno alla gestione del partito. Partito che, e questo è un altro passaggio importante della direzione di ieri, verrà riformato. Come spiega Maurizio Martina, presidente della commissione delegata a riformare lo Statuto: «Il cuore della sfida è provare a rilanciare la ragione distintiva del Pd. Vogliamo che sia plurale e aperto, fatto di persone e alternativo ai partiti personale». Di qui la decisione di adottare una piattaforma online, che verrà messa a disposizione della base, che così potrà fare proposteepartecipare più attivamente alla vita del partito. Ma i cambiamenti non finiscono qui: come era stato già preannunciato, si andrà al superamento dell’automatismo segretario-premier. È la fine di un’era perché il Pd, quando era nato, nel 2007, con Walter Veltroni, aveva fatto di quell’automatismo un tratto distintivo. Le nuove regole verranno votate, come ha annunciato lo stesso Zingaretti, in un’apposita assemblea nazionale a novembre.