Matteo Pucciarelli
«Qui bisogna fare squadra, chi non la pensa così è fuori dal governo», dice il presidente del Consiglio. Le fibrillazioni all’interno della maggioranza giallorossa fanno sbottare Giuseppe Conte, in visita a Perugia, che mette da parte il suo tipico linguaggio felpato per difendere la finanziaria e avvertire i suoi compagni di squadra. La manovra economica, ragiona, «è già stata analizzata e deliberata in Consiglio dei ministri, anche dai 5 Stelle. Non c’è da approvarla, al massimo possono esserci approfondimenti tecnici da fare». Insomma, un chiaro segnale soprattutto al M5S che, negli ultimi giorni, si è smarcato più volte e su più punti dal provvedimento. Aggiunge il premier: «Il piano anti-evasione non può essere toccato né smantellato» e «sul carcere ai grandi evasori non indietreggio di un millimetro». Ancora: «Ricordo il M5S che gridava “onestà, onestà”, continuerà a farlo e anche le altre forze politiche ora non devono tirarsi indietro». Poi arriva anche il riferimento al nuovo partito di Matteo Renzi: «Vogliamo abbassare la pressione fiscale complessiva, con metodo e non con le chiacchiere, se qualcuno pensa che siamo qui per aumentare le tasse si sbaglia». Pazienza se i destinatari fossero espliciti, più tardi lo staff di Palazzo Chigi ha puntualizzato che Conte non si era rivolto a dei singoli, ma esprimeva un concetto generale. E infatti i 5S non gradiscono. A sera mettono nero su bianco sul blog le richieste di modifica alla manovra – di fatto, contestando il piano anti evasione voluto dal premier, l’obbligo del Pos e le novità sulla flat tax al 15% agli autonomi – e concludono con un attacco a Conte: «Certi toni usati in questi giorni a seguito delle nostre legittime richieste ci addolorano». Se ne parlerà nel vertice di maggioranza in agenda per domani. Per capire quindi i posizionamenti attuali, basta vedere chi invece difende l’operato dell’esecutivo. Nicola Zingaretti, anche lui in Umbria in vista del voto della prossima domenica, si augura «basta sgambetti. Servono speranza e fiducia, se ci sono problemi si discutono, si affrontano e si risolvono». Pieno sostegno a Conte anche da parte della sinistra di LeU, con il capogruppo alla Camera Federico Fornaro: «Di Maio e Renzi stanno dando messaggi contraddittori sulla tenuta della coalizione, se non c’è lealtà e spirito collaborativo si va a sbattere». Il gioco dei distinguo, alla fine, potrebbe davvero portare ad una rottura e a certificarlo è il vicesegretario dem Andrea Orlando: «Se si pensa che non ci siano più le ragioni di questa esperienza di governo lo si dica con franchezza». Se insomma 5 Stelle e Italia Viva vogliono rompere, «siano chiari. Noi siamo responsabili, ma non si può tenere in piedi un governo che non può governare». Dentro il Pd, infatti, cresce di giorno in giorno la convinzione che di questo passo il Conte-bis non duri. Meglio quindi non farsi prendere in contropiede.