Matteo Pucciarelli
Alcune imprese scelgono la scorciatoia: meglio una tangente che l’innovazione. A dirlo è il procuratore capo del tribunale di Milano Francesco Greco. Il problema della corruzione internazionale «è fondamentale», «ne siamo pieni e ne vediamo gli effetti negativi, sia nei confronti degli Stati vittime che nei confronti delle nostre imprese che invece di investire in innovazione investono in tangenti». Il parterre all’ascolto, in occasione della presentazione del bilancio sociale 2018 di Palazzo di Giustizia, era nutrito: dai vertici delle forze dell’ordine e della magistratura come il vice presidente del Csm David Ermini, delle istituzioni, vedi il presidente della Lombardia Attilio Fontana e il vicepresidente di Assolombarda Antonio Calabrò, e anche una cinquantina di studenti delle scuole superiori. Il magistrato, da tre anni alla guida della procura, non ha fatto ovviamente alcun riferimento ad indagini in corso. Sulle tangenti però ha spiegato che non si limitano «a danneggiare business o reputazione delle multinazionali ma costituiscono un meccanismo consolidato che incide direttamente o indirettamente sulla popolazione dei Paesi coinvolti, razziandone le risorse necessarie allo sviluppo socio-economico e peggiorandone, di conseguenza, le condizioni di vita». E ancora: «A livello internazionale, al colonialismo si è andata via via sostituendo la corruzione che ha sostenuto regimi corrotti e dittatoriali, depredando per pochi spiccioli le risorse dei Paesi a scapito dello sviluppo democratico, economico e sociale di intere popolazioni mantenute a livello di povertà e costrette ad emigrare per fame». Va ricordato a questo proposito, visto che le parole di Greco sembrano calzare a pennello, che a Milano sono in corso vari procedimenti per corruzione internazionale nei confronti di Eni. A proposito di immigrazione, «il 99,9 per cento dei ladri di appartamento — ha sottolineato Greco — sono bianchi e lo dico perché a volte si ha un’idea un po’ strana del colore della pelle in relazione alla criminalità». Infine il procuratore ha ricordato un altro dato impressionante: nella sola Milano il passivo dei fallimenti aperti delle imprese vale 9,5 miliardi di euro; in Italia la cifra sale a 105 miliardi. Tra i numerosi dati resi pubblici, c’è anche l’allarme lanciato dal presidente del Tribunale Roberto Bichi a proposito delle richieste di asilo dei migranti. Bichi ha espresso una «forte preoccupazione» per la «gestione dei procedimenti dei richiedenti protezione internazionale. Si è passati dai poco più di 2 mila procedimenti del 2015 agli oltre 4.500 fascicoli dell’anno successivo, con un numero di ricorsi superiori al doppio di quelli dell’anno precedente». A questo surplus di lavoro non è corrisposto però un aumento delle risorse. L’organico in uno dei tribunali più importanti di Italia è sottodimensionato del 10 per cento per quanto riguarda le toghe e del 20 per gli amministrativi.