Una provocazione mirata contro Liliana Segre, che sarebbe intervenuta di lì a qualche ora ad un incontro pubblico poco lontano. Lo striscione dei neofascisti di Forza Nuova, appeso a delle inferriate vicino alla sede del municipio 6 milanese, recitava “Sala ordina: l’antifà agisce. Il popolo subisce”. Ed è stato subito rimosso. «Hanno messo lo striscione di notte sulla cancellata del nido di fianco al teatro, vorrebbero intimidirci ma non ci lasciamo spaventare», dice Santo Minitti (Pd), presidente del municipio, una zona popolare e semiperiferica del Giambellino e Lorenteggio. La senatrice a vita, sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz e da mesi subissata di insulti sul web (ne riceve oltre 200 al giorno, raccontò Repubblica), aveva in programma una conferenza davanti a centinaia di studenti e studentesse assieme a don Gino Rigoldi, presidente di Comunità nuova e cappellano del carcere minorile Beccaria. Ha ricevuto un premio dall’associazione Articolo 3 per «il suo quotidiano e costante impegno a mantenere viva la necessità di valori civili e morali senza cui si sono conosciuti orrori e barbarie» e nel salutarla i numerosi ragazzi presenti hanno intonato Bella ciao. «Liliana — spiega il presidente dell’Anpi provinciale, Roberto Cenati — è per tutti noi riferimento fondamentale per il suo continuo richiamo a non essere indifferenti di fronte alle ingiustizie, alle discriminazioni e alla deriva xenofoba e antisemita che sta investendo l’Europa e il nostro Paese». Nel frattempo a Matteo Salvini che ha espresso il desiderio di incontrarla dopo la contestatissima astensione parlamentare della Lega sull’istituzione di una commissione contro l’odio e il razzismo, che prendeva spunto proprio dalle offese ricevute da Segre su internet, lei ha risposto di essere disponibile: «Se io non odio, perché non dovrei aprire la porta? Certo che lo incontrerò». Sempre a proposito di antisemitismo, un altro caso si registra a Rimini. Sulla porta dell’assessorato alla Cultura del Comune infatti è stata ritrovata una stella di David — simbolo dell’ebraismo, durante il nazismo gli ebrei erano costretti a portarla sulle proprie giacche per essere riconoscibili — appoggiata per terra. «L’episodio si è verificato nella settimana in cui ha preso il via il nuovo anno formativo previsto dall’attività di educazione alla memoria, che coinvolge oltre 220 studenti delle scuole superiori — sottolinea l’amministrazione comunale riminese — Non possiamo che condannare l’autore di un gesto che lascia molto amaro in bocca».