Maurizio Caprara
Al di là di attestati verbali sull’importanza dell’Italia, la visita che il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha compiuto a Roma a inizio ottobre non ha dato consistenti vantaggi al nostro Paese. Da quasi tre anni un problema di chi difende i legami con gli Stati Uniti è Donald Trump: le ambizioni nazionaliste del presidente rendono meno facile contrastare l’anti-americanismo, tendenza da non incentivare anche quando è soltanto sotterranea. Sarebbe stato meglio non averne ulteriore conferma. Favorire le convergenze e migliorare l’immagine dell’America in Italia, sulla base dei comuni valori democratici, richiederebbe da parte statunitense maggiore cura. Tanto più adesso, mentre nel mondo assetti di potere sono in via di ridefinizione e cresce il peso economicoopolitico di Paesi non occidentali. Nel caso di Cina e Russia, anche non democratici. Nei suoi incontri a Roma con le istituzioni, il segretario di Stato americano ha sostenuto che l’Amministrazione Trump vuole riequilibrare lo scambio commerciale con l’Unione Europea. Sembra una formula avveduta: evoca equilibrio. Nella sostanza significa che la seconda economia del mondo, ma la prima per avanzamento tecnologico, vuole vendere a noi europei più suoi prodotti rispetto a quanti ne vende finora e/o vuole comprarne meno da noi. Per quanto ci riguarda non è un’operazione neutra. Né di per sé conveniente. Lo squilibrio è vero. L’anno scorso gli Stati Uniti con il 21% sono stati il principale partner per le esportazioni di beni dell’Ue. Nell’Unione sono risultati al secondo posto, con il 13%, per le importazioni. Noi italiani, in Europa, siamo terzi per esportazioni negli Usa: abbiamo venduto merci per quasi 42 miliardi di euro, ne abbiamo acquistate per 16 miliardi. Resta il fatto che l’equilibrio ci costerebbe. E allo squilibrio non è estranea una lungimirante tradizione americana di agevolare il benessere in Europa per consolidare l’ordine mondiale. Ci sono novità che Pompeo ha trascurato. Dopo rischi di sbandamento verso Mosca da parte del precedente, l’attuale governo italiano ha corretto la rotta: il nostro Paese non si discosta dall’alleanza transatlantica. Un conferma che ha un suo valore per la salute di Nato, Ue, democrazie occidentali. Nel frattempo Pompeo ha chiesto all’Italia di rinunciare ulteriormente ad affari con l’Iran, di perseverare nelle sanzioni europee contro la Russia dovute all’annessione della Crimea, di guardarsi dalle lusinghe della Cina sulla costruzione della Via della Seta e la rete di comunicazioni 5G. Poi sièdelineata un’impennata dei dazi americani su parmigiano, altri formaggi e prosciutto cotto, prodotti agroalimentari che noi esportiamo. C’è da domandarsi se a Washington dispongano sull’Italia di informazioni e analisi ponderate. O se davvero l’Amministrazione Trump cerchi di indebolire le relazioni tra Europa e Usa, di sottoporre a stress alleanze consolidate. Rispettare le sanzioni alla Russia è per l’Italia un dovere sottoscritto, e diversamente dalla vulgata corrente i danni per nostri affari sono imposti dalle contro-sanzioni russe e non dalle misure europee. Sulla Cina è bene diffidare di offerte che servono a espandere l’influenza di Pechino più che ai nostri interessi nazionali. Sul resto però è legittima una domanda. In cambio delle rinunce richiesteci dall’Amministrazione Trump che cosa riceviamo? Solo la cortesia di esentare vino italiano e mozzarella di bufala dall’innalzamento dei dazi contro l’Ue? Poco. Pompeo ha fornito qualche riconoscimento sull’importanza della difesa del Sud dell’Europa, una disponibilità a tenere presente il nostro impegno in missioni internazionali quando ci si sollecita ad aumentare le spese militari. Ma il suo non è parso molto più di un ascolto delle istanze italiane, per altro avanzate dal quinto Paese per contributi alla Nato. C’è un rischio, tra tanti: che essendo l’Italia estranea alla produzione dell’Airbus, ossia a quanto spinge Washington a colpire l’Ue con i dazi, qualche favore possa esserci concesso per allentare la coesione europea. Attenzione. Abbiamo diritto di tutelarci all’interno dell’Ue, chiedendo a Germania e Francia di compensare oneri che affrontiamo senza esserne causa. Ma senza l’Unione noi contiamo di meno. E dell’Ue ha bisogno il mondo intero mentre gli Usa contribuiscono meno a negoziati, stabilizzazioni, paci. Oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella viene ricevutoaWashington da Trump. Speriamo che le linee guida sulle cose da dire preparate per il presidente americano siano più sagge di quelle probabilmente proposte a Pompeo.