«Bisogna prepararsi all’eventualità di un’altra cordata». Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, non ha dubbi: ArcelorMittal ha deciso di lasciare l’ex Ilva e lo farà. «E io lo avevo detto due anni fa, mi bastò vedere quante acciaierie avevano in Europa per capire che Taranto non sarebbe stata una priorità». Presidente, ma se il governo non avesse tolto l’immunità penale, ArcelorMittal avrebbe proseguito per la sua strada. «Ma ArcelorMittal non abbandona mica per l’immunità penale, una cosa che non esiste in nessuna parte del mondo e che stava per essere esaminata dalla Corte costituzionale. Il vero motivo è la crisi generalizzata del settore che ha indotto ArcelorMittal a ritenere di aver sbagliato a stipulare il contratto». L’azienda nelle sue motivazioni inserisce anche il provvedimento del tribunale di Taranto sull’Altoforno 2, facendo riferimento al termine del 13 dicembre, stabilito dal custode giudiziario e dirigente della Regione Puglia, Barbara Valenzano. «Se i tempi prescritti non fossero realistici, basterebbe dimostrarlo. I giudici sono persone serie e ne terrebbero conto. Temo che la mia ipotesi iniziale, cioè che ArcelorMittal avesse preso l’Ilva per acquisire clienti e quote di mercato, sia quella giusta». Ma come se ne esce? «Se ArcelorMittal confermerà la sua decisione, bisognerà pensare a un’altra cordata». Ma i tempi per una nuova gara sarebbero lunghi. «Si può fare anche in tempi brevi. Del resto si può a provare anche a chiamare la cordata arrivata seconda». Quella per cui lei ha sempre fatto il tifo. «Io ho tifato per la decarbonizzazione dell’Ilva, non per una cordata. E Jindal prometteva la decarbonizzazione, come Lucia Morselli che oggi è passata con ArcelorMittal». Ce l’ha con Morselli? «No, è un manager e non un politico e quindi fa scelte di mercato. Noto soltanto che proprio quando avevamo cominciato ad avere un buon rapporto con il suo predecessore, Matthieu Jehl, lo hanno mandato via». All’ipotesi Jindal sembra ammiccare anche Renzi. Avete punti in comune. «L’unico, probabilmente. Ma è un dato di fatto che Renzi preferisse la decarbonizzazione. Del resto la scelta di ArcelorMittal non fu sua ma di Carlo Calenda». Che era un ministro del suo governo. «Ma gli lasciò la giusta autonomia». Ma lo sa che anche Jindal chiedeva l’immunità penale per errori commessi da precedenti gestioni? «Il discorso non cambia anche per loro: non si possono fare norme ad hoc per le aziende. Si può pensare a una norma generale, che valga per ArcelorMittal o Jindal e per tutte le altre aziende. Non per una sì e un’altra no». Se questa norma dovesse arrivare ci sarebbero margini per un ritorno di Arcelor, magari con canoni di affitto più bassi e un’acciaieria più piccola? «Non lo so. Di certo però il governo italiano non può accettare un ricatto occupazionale e ambientale. Perché i due temi vanno necessariamente a braccetto. E nessuno meglio di noi pugliesi lo sa: mi faccia chiudere con questa rivendicazione, in onore delle migliaia di persone morte prematuramente a causa dell’impatto ambientale di quella fabbrica».