Michele Farina

A che distanza eri? «Due metri, non di più». Ora? «Mattino presto. Al sorgere del sole». Dove? «Monti Semien, Etiopia. Tra i tremila e i quattromila metri». Che scimmie sono? «Si chiamano Gelada». I babbuini di montagna… «Passano la notte nelle grotte in parete, e al mattino risalgono sull’altopiano per mangiare. Sono erbivori». E tu, Riccardo Marchegiani di Ancona, all’epoca 17 anni, eri sull’orlo del precipizio ad aspettarle col grandangolo… «Credo che la foto sia piaciuta perché c’era il piccolo. Una fortuna».Non si nota subito: una settimana di vita, due occhi sgranati che guardano in macchina. Chissà che cosa avrà pensato il baby Gelada. La giuria del «Wildlife photographer of the year» 2019 ha pensato che l’immagine dovesse vincere il premio per il miglior fotografo nella sezione «15-17 anni». Il titolo, «Early Riser», si addice al fotografo e ai fotografati: tutti mattinieri. Non è la prima volta che Marchegiani ottiene riconoscimenti, ma questoèil più importante. La premiazione a Londra con il papillon, sotto le volte e gli scheletri giganteschi del Natural History Museum (dove le foto saranno in mostra fino a maggio), la «bellissima atmosfera», i genitori al seguito, l’emozione di essere tra i 18 vincitori con 48mila immagini in lizza da 100 Paesi del mondo. «È l’Oscar della fotografia di natura», dice orgogliosa mamma Daniela prima di passare la parola al giovane premiato, che al telefono dà all’interlocutore un rinfrescante «tu». È venerdì, dopo il ritorno da Londra e prima di cena, e Riccardo sta studiando letteratura latina, Ovidio. Vive nel centro di Ancona, ultimo anno di liceo classico: all’università è indeciso tra medicina («per aiutare gli altri») e ingegneria: pensa a chirurgia, perché è allergico alla chimica e gli piace «usare le mani». E la fotografia? «Mmm, non credo che qualcuno mi pagherebbe perfare foto ai Gelada o ai paesaggi. Magari si vive con i ritratti, o i servizi ai matrimoni… Ma con le pulcinelle di mare?». Il suo mito numero uno, il fotografo francese Vincent Munier, è professionista, si guadagna da vivere così. Riccardo è realista. Anche se il fascino della medicina non può battere l’entusiasmo di quando parla di fotografia. Fare clic e viaggiare sono la sua grande passione. Ha cominciato a 11 anni. Quando ha ripreso la scimmia con il neonato sulla cresta dei monti Semien ne aveva 17. Il primo maestro è stato (ed è ancora)il padre Roberto, classe 1963, professione avvocato come la madre (hanno lo studio insieme). Il nido dei loro scatti è un sito Internet che si chiama «Joyoflight.it». La gioia della luce è il piacere di girare il mondo alla ricerca di animali e panorami mozzafiato. Il posto che l’ha stregato di più: «Il Denali National Park in Alaska», le valli intorno al monte McKinley. Riccardo è consapevole della sua fortuna che non è da tutti, poter andare in luoghi lontani («ma i costi sono soprattutto di viaggio, perché quando siamo là viviamo con poco, spesso dormiamo in tenda, mangiamo quello che capita, facciamo delle levatacce»). Poter contare su un’attrezzatura top di gamma aiuta, «ma non è necessario». Riccardo gira con papà Robertoecon alcuni suoi amici. Prossima missione: «Filippine, per foto subacquee». Ma una bella sessione fotografica sul Monte Conero? «Sul Conero non trovi gli animali». O certi colori. Vorrebbe tornare in Etiopia, questa volta nella Depressione della Dancalia: laghi sulfurei, miniere di sale. Il grande sogno sarebbe andare in Canada e in Antartide: «Al Polo Sud per fotografare i pinguini, e in Manitoba per gli orsi bianchi. Ci sarebbero anche i lupi artici, ma quelli sono quasi impossibili da beccare». Con tutti questi spostamenti, la tua impronta ecologica farebbe arrabbiare Greta Thunberg… «L’allarme sui cambiamenti climatici è molto importante. Ma io credo che si dovrebbero richiamare soprattuttoiPaesi che inquinano di più. Non l’Europa, ma per esempio la Cina». Non sei d’accordo con il movimento degli studenti che in tutto il mondo al venerdì fanno sciopero per l’ambiente? «Mmm, perché lo fanno? Tutti quelli che conosco io, li vorrei vedere scioperare al sabato sera o alla domenica mattina».