Monica Guerzoni

È grazie al senatore Riccardo Nencini se Renzi evita di finire nella terra di confine del Misto e riparte da Palazzo Madama (oltre che da Montecitorio) come leader di un gruppo parlamentare. Si chiama Partito socialista-Italia viva e conta 15 senatori: 13 arrivano dal Pd, una da FI e l’altro è l’ex sottosegretario ai Trasporti, toscano e presidente del Partito socialista italiano. Nencini, appunto. La cui prima preoccupazione è smentire le indiscrezioni: «Non esiste la confluenza del Psi nel movimento che fonderà Renzi». Piccoli, ma orgogliosi: «La grande storia del socialismo umanitario è una bandiera che non va chiusa in un cassetto». In tandem con il segretario Enzo Maraio, Nencini si impegna a conservare identità e autonomia politica: «Non sono io che vado nel gruppo di Italia viva, diventiamo un gruppo unitario». La scelta di dirsi socialisti può sembrare curiosa, se è vero che Renzi sta facendo scouting anche dentro Forza Italia, tra i 5 Stelle e, al Sud, persino fra i leghisti orfani di Angelino Alfano. Ma il regolamento del Senato, per diminuire l’italica tendenza a voltare gabbana, ha introdotto il divieto di costituire gruppi che non si siano presentati alle elezioni. E così Renzi, per realizzare la sua «machiavellica operazione di palazzo», ha chiesto aiutoaNencini. «Ho accettato perché in Italia c’è bisogno di una terza forza, diversa dal Pd e dalla sinistra radicale — risponde il presidente del Psi al Corriere —. Una forza lib lab, riformista e umanitaria». Molti pensano che Renzi, stimato al 3,4% dal sondaggio Emg Acqua per Agorà, mediti di defenestrare Conte per prendere il suo posto. Ma per Nencini è «fantapolitica». Non punta a fare il ministro in un governo Renzi? «Ma no — sorride lui e giura che la politica la fa “per passione”, non per interesse —. Quel che ho in mente in questi giorni è il finale di un bel romanzo su Giacomo Matteotti che sto scrivendo». Conte, Zingaretti e Di Maio non sono per nulla sereni, eppure Nencini tranquillizza: «Non devono temere nulla, la legislatura arriverà a scadenza naturale». Magari in due tempi, con un altro premier? «No, io ho votato la fiduciaaConteelo sostengo responsabilmente, non starò lì a dar fuoco alle polveri come Pietro Micca. Ma poiché il Psi non è impegnato nel governo e non partecipa alla costruzione dei provvedimenti, li esaminerò con attenzione». La sua tesi è che il nostro Paese stia attraversando una drammatica fase «diciannovista», continua Nencini, e azzarda un parallelo con cento anni fa, quando Mussolini fondò i Fasci di combattimento: «La pancia del ceto medio ribolle, le aree di povertà aumentano e aumenta il rischio che il populismo si radichi». Il governo M5S-Pd è stata una «operazione giusta», perché «ha messo nell’angolo chi seminava odio e invocava i pieni poteri». Ma il pericolo non è alle spalle, avverte: «La pancia degli italiani non si è sgonfiata e la nuova area che si sta formando può agganciare una parte di consenso dal mondo astensionista, per erodere spazio al populismo».