Monica Perosino
L ibertà, diritti. Sono parole per i ricchi. Io preferisco dignità». Ewa ride. Si porta la mano davanti alla bocca per nascondere i denti che mancano, arrossisce, mette a posto le mele nella cassetta. Il mercato na Polnej, che qui a Varsavia chiamano bazar, è avvolto da una luce recalcitrante che fatica a decidere se è ancora giorno o già notte. Ewa ride anche perché è certa che Jaroslaw Kaczynski e il suo partito, Diritto e giustizia (PiS), domani vinceranno. Di nuovo. I giochi non sono ancora fatti, ma i sondaggi danno la formazione ultraconservatrice al governo al 44-47% delle preferenze. Dall’altra parte arranca la Coalizione Civica (liberali di centrodestra) con il 27%. Ma saranno i partiti minori e la Sinistra (Lewica) a decidere se sarà il giorno del trionfo di Kaczynski. Intanto il Paese è spaccato: noi contro di loro, diritti contro benessere, poveri contro ricchi, città contro campagne, secolari contro ultracattolici. «Quelli del PiS sono dei selvaggi, violano la Costituzione», sibila Anna Olzewski, panettiera del bazar, guardando in tralice Ewa. Che la ignora: «Il governo mi dà 3000 zlotys (circa 230 euro) al mese per il mio secondo e terzo figlio – dice -, ora posso comprare loro vestiti nuovi, scarpe, possiamo permetterci qualche svago. E una nuova dignità». Il fattore dignità Secondo gli analisti il motivo per cui il PiS continua a vincere è quello di essere riuscito a mescolare nazionalismo e valori cattolici con le ricette economiche tipiche della socialdemocrazia. Pare un paradosso, ma funziona. Il welfare di destra sembra convincere gli elettori. Lo stesso Kaczynski non ne ha mai fatto mistero: «Il nostro obiettivo è quello di costruire una versione polacca dello Stato sociale». Per ora il piano regge: l’economia vola a ritmi del 5,1% l’anno, la disoccupazione è bassa, e il programma 500 Plus – che distribuisce 500 zlotys (circa 115 euro) per ogni figlio – ha spinto anche gli elettori più scettici a rinnovare la fede in Kaczynski. I nuovi invasori In campagna elettorale il partito ultraconservatore ha promesso altri fondi alle famiglie, l’innalzamento dei salari minimi, l’abbassamento dell’età pensionabile, e ha difeso «i valori della famiglia cristiana» contro i nuovi invasori. Se nel 2015 il pericolo erano i migranti, ora i nemici sono i giovani della comunità Lgbt e le donne che chiedono la legalizzazione dell’aborto. I gay, dice Kaczynski «sono un attacco alla famiglia, ciò si cui si fonda la Polonia». Nella narrativa elettorale del PiS al pericolo «musulmano» ora si è sostituito il pericolo «gay». Il boom economico Kaczynski prese il potere nel 2015, l’onda perfetta: in meno di trent’anni la Polonia si era trasformata da un Paese asservito all’Unione Sovietica in una democrazia in rapido sviluppo, l’economia volava (grazie anche agli aiuti europei), con una crescita del Pil pro capite che oggi ha portato i polacchi a stare meglio di greci e ungheresi. Non solo, a differenza dell’Italia, secondo Paese per investimenti Ue, Varsavia riesce a spendere bene gli 86 miliardi di euro stanziati dall’Unione: la corruzione è bassissima e tra il 2007 e il 2013 sono stati creati 152.000 nuovi posti di lavoro, sono state sostenute 15.000 Pmi e 482 km di linee ferroviarie sono stati potenziati. Le crepe Ma non è tutto oro quello che luccica: «Dopo 4 anni di clientelismo autoritario del PiS siamo vicini al collasso – dice Radoslaw Markowski, sociologo e docente all’Accademia delle Scienze –. Hanno distribuito soldi a pioggia, cercando di corrompere i polacchi in cambio di voti, ma questo non è costruire un vero Welfare. Mancano ospedali, scuole, medicinali, per la prima volta dal 1989 la nostra aspettativa di vita si accorcia, la gente si ammala di cancro per le emissioni di carbone». In un arco di tempo sorprendentemente breve, il PiS ha trasformato i media statali in claque governative, ha preso il controllo del sistema giudiziario, limitato il diritto all’aborto e alla libertà d’espressione. Per Markowski i polacchi presto si renderanno conto che il mondo di Kaczynski, «uno che considera gli asili nido un’obsoleta invenzione comunista, visto che le madri dovrebbero stare a casa», sta per finire. «Forse domani vinceranno ancora, ma penso che nonostante la straordinaria mobilitazione per difendere un mondo che sta scomparendo, siamo alle pagine conclusive di questo capitolo».