Nello Scavo ammiraglio De Giorgi

Adesso è chiaro che la “trattativa” con gli emissari dei clan libici è stata un fallimento, sia sul piano politico.militare che su quello umanitario. Un errore su cui hanno perseverato tutti i governi dal 2017 a oggi. E così che i trafficanti «hanno avuto mano libera» grazie anche a scelte che hanno «contribuito ad ampliare lo spazio di impunità» del business illegale. L’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di Stato Maggiore della Marina Militare dal 2013 al 2016, fornisce una sua lettura del “caso Bija”. È sorpreso dall’apprendere che un esponente delle milizie libiche sospettato d’essere un trafficante di uomini, abbia ottenuto il visto per partecipare a una missione ufficiale in Italia? Da fonti aperte emerge che il visto è stato ottenuto tramite generalità false e che la persona in questione era inserita nella lista ufficiale della delegazione Libica. Chi ha ricevuto la delegazione libica poteva quindi non avere elementi per annullare la visita della delegazione al Cara di Mineo. All’epoca in cui lei era il Capo di Stato Maggiore della Marina, ha avuto la consapevolezza di un buon livello informativo della nostra intelligence sulla Libia? In altre parole, è realistico sostenere che non vi fossero informazioni esaustive sui funzionari libici che hanno ottenuto il visto? La mia percezione era che i nostri Servizi fossero in possesso di un ottimo livello di conoscenza sul terreno. Va però osservato che la Libia è un Paese tormenA tato da una guerra interna con almeno 60 tribù armate che gestiscono il territorio sotto tutti gli aspetti, inclusa la migrazione clandestina. In un tale coacervo è difficile distinguere in quale campo e sotto quale veste operino tutti gli interlocutori. All’epoca lei si batté per difendere l’operazione “Mare Nostrum”. A distanza di anni, può dirci se le sue perplessità erano legate anche al rischio di concedere maggiore spazio alla filiera dei trafficanti? “Mare Nostrum” nasceva come missione umanitaria, ma sin dall’inizio perseguiva anche importanti aspetti di sicurezza. La presenza delle nostre navi aveva ristabilito il controllo marittimo nel Mediterraneo centrale, consentendo di arrestare centinaia di trafficanti di esseri umani, di impedire l’arrivo diretto senza controlli di clandestini sulle nostre coste, di esercitare un filtro sanitario molto efficace. L’allontanamento delle navi della Marina ha contribuito ad ampliare lo spazio di impunità e di iniziativa delle organizzazioni criminali dedite allo sfruttamento illegittimo del mare e delle sue linee di comunicazione. Vi furono a suo avviso “ingenuità” politiche nel ritenere che la “chiusura” del mare alle organizzazioni umanitarie, facendo arretrare anche la nostra Marina, potesse limitare le capacità operative dei trafficanti? In assenza del dispositivo navale i trafficanti hanno avuto mano libera per far arrivare direttamente sulle nostre coste migliaia di migranti senza controlli di alcun tipo. Considerati i risultati ottenuti, mi sembra che la cosiddetta “chiusura dei porti” fosse mirata a ottenere un consenso immediato da parte di alcune fasce della popolazione, ma a scapito di una visione di ampio respiro mirata a risultati strategici di sistema. Durante il suo mandato le è mai capitato di dover rifiutare incontri con esponenti libici controversi? No. Come Marina Militare ci siamo interfacciati solo con esponenti della Marina libica del Governo riconosciuto di Al- Serraji. Alcune foto ufficiali ritraggono Bija nella sede della Guardia costiera italiana. Crede che chi doveva filtrare la delegazione libica abbia esposto un’istituzione meritoria a un danno d’immagine, legittimando anche agli occhi dell’opinione pubblica e delle autorità di Tripoli il ruolo di personaggi discussi? Non credo che il prestigio della Capitaneria di Porto possa essere messo in discussione, viste le migliaia di vite umane salvate con coraggio e abnegazione. A distanza di alcuni anni, ritiene che l’obiettivo di smantellamento del modello di business criminale basato sul traffico di esseri umani in Libia sia vicino dall’essere raggiunto? Sino a che non verrà ristabilita la sicurezza e la stabilità interna della Libia, le organizzazioni criminali, non solo quelle dedite al traffico di essere umani,troveranno sempre terreno fertile. Nel frattempo dobbiamo ristabilire il controllo del mare.