Nicola Porro
Tutti disoccupati. E tutti sussidiati da robot (tassati) che lavorano per noi. È una di quelle pessimistiche favolette che girano alla velocità della luce. Anzi si può dire che siano considerate una certezza, al pari della fine del pianeta causa Co2 e, ritornando ad un paio di secoli fa, come la deterministica profezia marxiana per la quale il capitalismo avrebbe mangiato se stesso. Vivremo davvero nella prima società senza lavoro? Non proprio, se è vero che in Galles e in Inghilterra – negli ultimi 140 anni – il numero di occupati nel settore agricolo è crollato del 95%, mentre in soli 22 anni – dal 1992 al 2014 – il numero di assistenti sanitari è cresciuto del 909%. Sono le serie storiche dell’occupazione dal 1871 al 2011 a dirlo, non le rilevazioni dell’ultimo trimestre. E l’incubo della disoccupazione di massa è solo una delle angosce che si propone di curare Guida per umani all’intelligenza artificiale. Noi al centro di un mondo nuovo (Giunti). Con dei numeri precisi, con fatti, con elaborazioni che ci fanno rimettere i piedi per terra. Un libro che s’incarica di sfatare i miti sulla società del futuro. I tre autori (Nicola Di Turi, giovane e visionario giornalista per Rai3 e Corriere della sera; Marco Landi, che da Presidente Apple riassunse Steve Jobs; Marco Gori, docente dell’Università di Siena) incarnano tre anime differenti, che convergono su una necessità comune. Interpretare la rivoluzione tecnologica in corso – liberandoci dell’ansia divinatoria – resta l’unica strada per cogliere le opportunità che la scienza ci ha storicamente riservato. Del resto viviamo nell’epoca dell’incertezza, in cui secondo gli esperti ogni 5 anni una nuova tecnologia arriva e sconvolge tutto. Eppure tendiamo ancora a indossare le lenti del passato, per cui crediamo di poter prevedere quello che succederà. Le regole sono cambiate. L’intelligenza artificiale è in grado di completare miliardi di operazioni al minuto. Vogliamo davvero rimpiangere i tempi delle tabelline mandate a memoria? Le braccia meccaniche potranno anche sostituirci in fabbrica e in diverse mansioni intellettuali. Ma non sarà che la nostra intelligenza può essere impiegata in attività più significative? La rivoluzione dell’intelligenza artificiale può rappresentare l’occasione per capirlo. Non sprechiamola ricadendo nell’errore di chi ancora oggi crede che al gioco degli scacchi si usino le mani. Il contenuto liberale di questo bel libro è tutto qua: combattere il vizio del determinismo storico, dell’illuminismo digitale, per cui il futuro, per essendo per definizione incerto, non può che prendere solo una direzione. E per di più, come di consueto, negativa. Tutto falso. O meglio tutto da dimostrare. Coltivare il dubbio anche sulle nuove sfide che la tecnologia pone, è una delle prossime frontiere della battaglia liberale.