Paola di Caro

Si gode ancora il successo della sua piazza Giorgia Meloni: «Una manifestazione di lunedì mattina era un grande rischio, e invece è stata la più partecipata di sempre. È un governo che nasce contro la volontà degli italiani, e sono fiera di aver dato agli italiani la possibilità di dirlo».

Non tutti hanno apprezzato però.

«Ci hanno dato degli eversivi, quando è un diritto esprimere il proprio dissenso. Era una piazza pacifica, di cittadini normali e arrabbiati perché si impedisce loro di scegliere da chi essere governati. Una Repubblica parlamentare non autorizza a fregarsene della volontà popolare: in piazza c’erano elettori di FdI e del centrodestra, ma anche tanti delusi dal M5S».

Certo i saluti romani non sono apparsi espressione di democrazia…

«C’erano 30 mila persone. Io dal palco non ho visto nessuno fare il saluto romano e possono testimoniarlo le foto dall’alto della folla. Poi è vero, abbiamo riempito non una ma quattro piazze di Roma. E quello che i grillini alla caccia dell’incidente sono riusciti a riprendere sono tre, dicasi tre, persone che facevano il saluto romano. Una foto pubblicata dai giornali era di un anno fa, un’altra mostrava una signora che ha querelato. Questo qualifica una manifestazione?».

FI però ha preso le distanze: non è un segnale?

«Non li ho veramente capiti. Ma come, io sono cresciuta con Berlusconi che parlava dei “due milioni in piazza contro i comunisti” sui quali è nato il centrodestra, e adesso la piazza è una cosa brutta? Credo che non abbiano partecipato più per il morettiano “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?” che per convinzione, visto che molti azzurri avrebbero voluto essere presenti. E io avevo rinunciato alle bandiere di partito per accogliere tutti».

E Salvini alla fine è dovuto venire da lei.

«Non ne farei una questione di imprimatur, sono contenta che dopo aver detto che non sarebbe sceso in piazza abbia cambiato idea».

Sono contenta che Salvini abbia cambiato idea e sia venuto.

Berlusconi? Bisogna chiarirsi

sui temi, perché se poi si accet-ta una legge elettorale proporzio-nale non ci siamo

Il centrodestra sembra però ormai fatto da entità a sé stanti: che succederà?

«Il centrodestra dovrà ristrutturarsi, è un’esigenza sotto gli occhi di tutti. Io sono molto fiera di FdI, che per tutti i sondaggi è ormai il secondo partito della coalizione».

Sul palco c’era Toti: è il possibile sostituto di FI?

«Va sicuramente messo qualche paletto nella coalizione, ma dovrà essere ampia e aperta. Giovanni è importante, anche se non abbiamo idea di quanto possa pesare la sua creatura, ma non lavoro affinché qualcuno escluda l’altro».

Berlusconi ha precisato di non aver mai detto di volerla fuori dalla coalizione e ha lanciato un tavolo dell’opposizione: è d’accordo?

«Mi fa piacere che non l’abbia detto, anche perché non si vede da cosa mi avrebbe dovuto cacciare… Io rivendico di aver lavorato sempre e solo per un centrodestra vincente. Poi, con un tavolo o meno, ben venga un’opposizione comune. Chiarendosi sui temi però, perché se poi si accetta di lavorare a una legge elettorale proporzionale, allora non ci siamo. Il proporzionale servirebbe solo a fare del M5S l’ago della bilancia, e noi siamo contrarissimi».

Si rischia che un centrodestra di protesta e piazza perda il suo ruolo di rappresentanza dei ceti produttivi?

«Ma per noi la piazza non sostituisce il Parlamento. Ci saremo, su ogni tema, con le nostre proposte. Tra dieci giorni si apre la nostra festa di Atreju, avremo ospiti tutti i presidenti delle principali associazioni di categoria e imprenditoriali. La nostra “Sfida alle stelle”, come da titolo della manifestazione, per un grande governo del miracolo italiano è viva. Senza una visione comune della Nazione non si governa in un tempo di intemperie come questo. Noi ce l’abbiamo, loro no».

La protesta

Ci hanno dato degli eversivi. Era una piazza pacifica, di cittadini normali e arrabbiati