Paolo Baroni Evasione
L’ ultimo dato ufficiale, calcolato dall’apposita commissione del ministero dell’Economia e delle Finanze, fissa l’asticella dell’evasione a quota 107,5 miliardi di euro. Stando alle relazione dei 15 esperti in materie economiche, statistiche e fiscali che ogni anno elaborano la «Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva» ( l’ultima risale ad un anno fa e prende in considerazioni i dati del 2016, ultimo anno per il quale i conti nazionali dell’Istat sono aggiornati), all’appello mancano ben 33,8 miliardi di Irpef, 35,2 miliardi di Iva, 8 miliardi di Ires, 5,3 di Irap e altrettanti di Imu, 8,4 miliardi di contributi che dovevano versare i datori di lavori ed altri 2,78 a carico dei lavoratori dipendenti. Poi ci sono 1,6 miliardi di accise in meno, 831 milioni di imposte sugli affitti e 696 di addizionali Irpef non versate. In totale 96,33 miliardi di entrate tributarie e 11,19 miliardi di euro di entrate contributive. Le misure allo studio Una montagna di soldi che sulla carta non dovrebbe essere difficile aggredire. E per questo che nella manovra di bilancio per il 2020 il governo si era dato un obiettivo molto ambizioso, raccogliere almeno 7 miliardi di euro, mettendo in campo col nuovo decreto fiscale che oggi dovrebbe arrivare all’esame del Consiglio dei ministri tutta una serie di misure che vanno dagli incentivi all’uso delle carte di credito al possibile abbassamento (da 3.000 a 1-1.500 euro) delle soglia per l’uso dei contanti che però sembrerebbe esclusa, all’inasprimento delle pene per i grandi evasori (manette comprese), da nuove misure per contrastare le frodi nel settore carburanti sino a norme per arginare le compensazioni tra crediti fiscali e tasse da pagare non dovute. Al momento però il pallottoliere del Mef si è fermato attorno a quota 3/3,5 miliardi. Di qui la spinta che arriva da più parti all’interno della maggioranza a fare di più e meglio, anche se poi spesso le proposte contrapposte arrivano a elidersi. E più che a incassare viene facile proporre nuove misure di spesa. Ma dove si evade di più? Gli esperti del Mef hanno elaborato anche un indicatore che calcola quanto i contribuenti non pagano rispetto a quanto avrebbero dovuto pagare: è la propensione all’inadempimento dei contribuenti, o propensione al gap, ossia il rapporto tra tax gap e il gettito teorico. Questo indicatore varia a seconda delle imposte, e la media tra il 2014 e il 2016 ha raggiunto un valore del 21,6%.In pratica ogni 100 euro di entrate attese, lo Stato ne ha incassate meno di 80. Nel complesso, l’evasione fiscale e contributiva tra il 2015 ed il 2016 è cresciuta di 709 milioni di euro (+0,7%) rispetto al 2015. Tale andamento, spiegano gli esperti, è dovuto all’aumento (al netto della Tasi) di 1.147 milioni di euro dell’evasione fiscale (+1,2% rispetto al 2015) e alla diminuzione per 438 milioni di euro di quella contributiva (-4%). Rispetto al 2015, si registra un aumento del tax gap per l’Iva (412 milioni di euro) e una riduzione di quello relativo all’Irap (-297 milioni). Si registra anche un aumento relativo all’Ires (989 milioni) e un incremento del tax gap dell’Irpef di circa 1.226 milioni di euro, ovvero il saldo trauna riduzione di 115 milioni per i lavoratori dipendenti irregolari e di un aumento di 1.341 milioni per lavoratori autonomi e le imprese. La riduzione del tax gap da locazioni rispetto al 2015 è stata invece pari a 434 milioni di euro. La voragine dell’Iva L’evasione dell’Iva, in particolare, proietta l’Italia al vertice della classica europea: stando alle ultime stime della Commissione europea nell’arco di 8 anni abbiamo perso ben 137 miliardi di euro di gettito, in pratica il valore di tre finanziarie o se vogliamo di un mezzo anno fiscale. I divari maggiori sono quelli riscontrati in Romania (36%), Grecia (34%) e Lituania (25%). In termini assoluti il divario più alto (33,5 miliardi di euro di Vat gap) è però senz’altro quello dell’Italia ed ovviamente non basta a consolarci il fatto che nell’ultimo anno preso in considerazione il nostro gap si sia ridotto di più del 2 per cento, perché parliamo di un ammontare di risorse che supera l’intera legge di Bilancio del prossimo anno ed è una vera enormità.