Paolo Mastrolilli
«Il presidente Trump e il primo ministro Conte hanno avuto una telefonata amichevole. Hanno discusso la formazione del governo e un possibile incontro nel breve termine». Questa dichiarazione, che un autorevole funzionario della Casa Bianca ha voluto consegnare ieri a La Stampa, rappresenta una chiara investitura di Washington a favore del nuovo esecutivo di Roma, e dimostra che il tweet a sostegno del premier italiano pubblicato dal presidente americano subito dopo il G7 di Biarritz non era affatto frutto del caso o di un equivoco. Giovedì scorso Trump e Conte si sono sentiti al telefono, e allora la Casa Bianca si era limitata ad annunciare la conversazione, dicendo che i due leader avevano discusso generici «temi bilaterali». Ieri La Stampa ha chiesto chiarimenti, per approfondire la sostanza delle questioni trattate. In principio, la Casa Bianca ci ha risposto che non aveva nulla da aggiungere al comunicato emesso. Poco dopo però ci ha ricontattati, per avvertire che intendeva aggiungere un messaggio a quello pubblicato finora. Il punto centrale è che Trump e Conte hanno discusso la possibilità di un incontro a breve termine, che potrebbe anche riguardare una visita in Italia da parte del capo della Casa Bianca, che ha già in programma di venire in Europa per il vertice Nato di Londra a dicembre, e forse in Germania. Il messaggio generale di fondo è però che gli Usa scommettono sul nuovo governo italiano, e sono pronti a manifestare questo sostegno attraverso la loro massima carica. La prima occasione per un bilaterale tra il presidente e il premier si presenterà presto, cioè durante l’Assemblea Generale dell’Onu, a cui entrambi parteciperanno nell’ultima settimana di settembre. La diplomazia ci sta già lavorando e le possibilità che avvenga sono alte. Anche il ministro degli Esteri Di Maio sarà a New York per la sessione al Palazzo di Vetro, a cui potrebbe aggiungere un passaggio a Washington, aumentando dunque le opportunità di dialogo. A questo bisogna sommare che il presidente della Repubblica Mattarella andrà in visita a Washington il 16 ottobre, aggiungendo forse anche una tappa in California, mentre il segretario di Stato Pompeo sta considerando la possibilità di fare la prima visita nel suo paese d’origine nello stesso mese. Si tratta dunque di una serie di contatti al massimo livello, che rappresenta non solo un’investitura a favore del nuovo governo, ma anche la possibilità di un “reset” per ridiscutere tutte le questioni bilaterali più importanti. Un tema emerso negli ultimi giorni riguarda la politica delle estradizioni, dopo l’arresto in Italia su richiesta degli Usa della spia russa Alexander Yuryevich Korshunov. Washington di recente ha avuto problemi con una ventina di casi in altri paesi, relativi alla richiesta di processare emissari di Mosca impegnati in attività di spionaggio. L’obiettivo è che Roma non si aggiunga a questa lista, ma ciò comporterebbe una presa di posizione sgradita al Cremlino. Altre questioni aperte sono il rapporto con la Cina, dopo l’adesione alla nuova Via della Seta; quello con l’Iran, nel clima di «massima pressione» esercitata da Washington su Teheran; il mancato riconoscimento di Guaidò in Venezuela, mentre è in corso la trattativa col regime di Maduro; la Libia, dove il G7 ha auspicato di convocare presto una conferenza internazionale, che magari l’Italia potrebbe ospitare; l’acquisto degli aerei F35, su cui Conte ha lanciato segnali giudicati positivi dagli americani. Salvini pensava di avere una corsia preferenziale negli Usa, tanto per l’affinità elettiva sovranista, quanto per la sua vicinanza su questi temi, che sembrava superiore ai cinque stelle. Il leader della Lega però deve aver sopravvalutato le convergenze ideologiche, che erano più care all’ex consigliere Bannon che non al pragmatico Trump. Poi la visita di Salvini a Washington in giugno non avrebbe pienamente convinto, anche perché l’inchiesta sui rapporti tra Savoini e la Lega con Mosca prosegue, e potrebbe portare a sviluppi imbarazzanti. Gli Stati Uniti quindi hanno deciso di scommettere sul nuovo governo, ben sapendo che il PD ne rappresenta la seconda colonna portante, chiedendo soprattutto concretezza sui dossier pratici. Il messaggio trasmesso dalla Casa Bianca, con la sottolineatura del prossimo incontro fra il presidente e il premier, dimostra quindi che il tweet di Trump dopo Biarritz non era un caso.