Pietro Senaldi
Aiuto, è tornato. Il partito di Renzi è nato solo martedì scorso e il primo sondaggio, di Masia con EMG Aqua, l’ha stimato al 3,4%. Ma due giorni dopo Pagnoncelli con Ipsos giàlo dava al 4,6eieri, per D’Alimonte dellaWinpoll-Sole24Ore, Italia Viva risultava addirittura al 6,4%. Va bene che il panorama a sinistra è affollato di partiti ma deserto di leader e proposte valide, però la crescita è tanto spettacolare quanto sospetta: benché l’uomo sia in tutte le rilevazioni il politico del quale meno si fidano gli italiani, la sua creatura guadagna un punto al giorno. Le spiegazionici sonoe non silimitano al ritorno, che pure c’è e già si avverte, dei lecca-Renzi, ovverosia l’esercito mediatico che per tre anni e mezzo ha lusingato l’ex segretario del Pd e si è asservito festante a lui fino a fargli perdere il senso della realtà e portarlo alla sconfitta, prima al referendum e poi alle Politiche. Il punto è che, per tutto il mondo che non si riconosce nel centrodestra in generale e in Salvini in particolare e non detesta la sinistra, il Matteo fiorentino restalamigliore opzione possibile. Non a caso Italia Viva cresce a spese di Più Europa, del Pd e di Forza Italia, ma non ruba voti a Lega, FdI e grillini. Il capo è galvanizzato e ormai parla tutti i giorni, disegnando gli scenari del Paese, forse perché si crede di nuovo premier, forse perchévuolfarpensare questoagliitaliani. L’ex leader dem non ci è mai stato simpatico, soprattutto perché ha aperto le porte dell’Italia in maniera irresponsabile a centinaia di migliaia di clandestini, e ora questo governo, da lui ispirato, già ha ricominciato a farlo. Però, come non vedere che, a confronto di Zingaretti, è un gigante? Matteo, da segretario, non si sarebbe mai fatto fare contro la sua volontà un governo in faccia dal capo di una corrente minoritaria del proprio partito, come invece capitato a Nicola. Lo avrebbe sfidato in campoapertoe costrettoad andarsene, anziché prima cedergli e poi subirne l’addio. Renzi cresce a spese del Pd perché il Pd non ha un leader e neppure uomini forti al governo che possano rubarela scena alfiorentino. Ennesimo errore tragico di Zingaretti, che non ha voluto far parte dell’esecutivo e neppure ha consentito ad alcun pezzo da novanta del partito di entrarvi. Ma l’ex premier aumenta anche ai danni di Più Europa, sfinita dallaleadership petulante, inconcludente e logora della Bonino, dal nome che ammazzerebbe un toro e da continui litigi e divisioni tra personalità di nessuna presa sull’elettorato. E uccide in culla il tentativo di Calenda e il suo Siamo Europei. Moderato di nome e non di fatto, europeista, distante dal popolo, non di sinistra ed espressione dei poteri forti: se uno ha l’originale (Matteo) a disposizione, perché dovrebbe sceglieregliimitatori? La crescita di Renzi è anche un campanello d’allarme per Forza Italia e Berlusconi. Se gli azzurri continuano a tenere una posizione ambigua, stando nel centrodestra ma facendo gli occhi dolci a Conte e al governo, criticando Salvini e lodando la Von der Leyen,finiranno per regalare tutti i loro voti a Italia Viva, il cui nome è già un’Opa ostile verso i berluscones.Renzi conil patto del Nazareno ha dimezzato Forza Italia portando consensi alla Lega, ora potrebbe farla sparire, rubandole gli ultimi elettori. Infine, il piccolo boom di Matteo dimostra che Conte è uomo e avvocato di sistema ma non di popolo. «Il premier non mi deve temere, l’ho messo lì io» ha praticamente dichiarato Renzi nella sua ultima esternazione al Messaggero, parlando addirittura dalla Cina. Una frase minacciosa con la quale l’ex premier ricorda a quello attuale che ne tiene in mano il destino e la poltrona. Il gioco è chiaro, Renzi nel governo giallorosso vuol brutalizzare M5S, Conte e il Pd come Salvini durante l’esecutivo gialloverde ha fatto con Di Maio, sperando di emulare almeno in parte il boom del leader leghista. Deve stare attento però: questo governo non l’ha fatto da solo ma con l’aiuto di Europa e Chiesa, che non gli lasceranno gestire la baracca a piacimento. Con il bluff di M5S che si sta rivelandoa tuttiinmodo sempre più evidentee clamoroso,il Pd che vuol tornare a D’Alema e Bersani, Forza Italia né carne né pesce e una serie di improbabili leader moderati che inseguonoil centro,il panorama politico oltre Salvini e la Meloni è cosi povero cheforse diventerà possibile anche quel chefinoaieri erainimmaginabile: la resurrezione del Rottamatore rottamato.