Renato Farina

Caro Vittorio, il mio contributo, che sono felice tu mi abbia chiesto, consapevole che il tema ci divide, si comporrà di due punti. Il primo per così dire procedurale. Il secondo esistenziale. Mi appello alla tua onestà intellettuale per accordarci su una premessa, che non starò a dimostrare:il suicidio assistito benedetto dallaCorte costituzionale equivale alla eutanasianella suaforma più estesa, includendo persino come motivazione bastevole la “sofferenza psicologica”. Manca solo che il costo sia detraibile dal reddito (…)(…) degli eredi come sifa per i funerali, ma ci si arriverà. 1. Avevo rinunciato a scrivere contro la sentenza della Corte costituzionale sul suicidio assistito. Mi sembrava inutile eccepire. Una seccaggine per chi scrive è per chi legge. Infatti non si può cambiar nulla. Una legge si può modificare,abrogare, c’è spazio per battersi, proporre un referendum e perdere, cosa a cui sono abbastanza abituato sin dal referendum del 1981 sull’aborto. Una sentenza della Consulta è invece potente come un pronunciamento divino portato giù dal Sinai. E il nuovo Mosè oggi chi può essere secondo te? Solo un giudice con la sua bella toga oggi può surrogare l’Onnipotente. Se l’eutanasia discende dai principi costituzionali come il ruscello dalla sorgente d’acqua pura, essa diventa un diritto fondamentale, e chi la nega è fuori dai valori repubblicani. Be’, preferisco essere unindiano sioux, unmaledetto pellerossa, piuttosto che riconoscermi in questa equazione. Si accusa il Parlamento di non aver legiferato causa pigrizia. Non è vero. È stata una mirabile astuzia delle forze parlamentarifavorevoliall’eutanasia l’impedire che il tema fosse affrontato. Un calcolo molto semplice: si sapeva l’orientamento dei giudici costituzionali: in una intervista alla Stampa, il presidente Giorgio Lattanzi (12 giugno scorso) aveva lasciato intendere l’esito di questi giorni. Una pattuglia di deputati di centrodestra ha proposto un testo che evitasse di deificare la volontà di suicidio (prima firma Alessandro Pagano della Lega), spingendo a che si mettesse a paragone con altri disegni normativi. Niente da fare. 2. Si dice: libertà! Diritto di scegliere come morire. E a questo punto il discorso è chiuso. Liberiliberi. Siamo sicuri che questa libertà non sia una finzione scenica, una parte che ci tocca recitare per toglierci di torno da un mondo che non ci vuole più tra i piedi perché diventati un peso? In questo nostro tempo è inutile far riferimento al senso religioso e alla ragionevolezza dell’affermazione per cui la vita non me la sono data da solo, ho una responsabilità dinanzi al Creatore. Siamo molto dopo il cristianesimo, sembra passata un’era geologica. Allora faccio un discorso che ho vissuto come tanti. Una persona a me molto cara, molto anziana, ha un ictus, lo menoma nel fisico, ma è lucido, deve dipendere dagli altri. Sa di essere un costo per i figli, per lo Stato. Se questa sentenza-legge-comandamento entrasse (ci vuole qualche tempo) nel costume, avrebbe posto a noi, agliinfermieri, aimedici, anzi soprattuttoa sé stesso una domandaingiusta, chegliavrebbe rubato il diritto di morire in pace, di abbandonarsifiducioso ai suoi cari e anche alla vasta comunità degli umani: forse preferite che me ne vada? Sono uno scarto costoso, voglio morire, non sopporto più questa condizione psichica. Mi chiedo.Chi vuoleil diritto all’eutanasia è consapevole del fatto che sta dicendo di sì a un mondo dove diventerà un dovere? Nonpretendo di convincerti, caro Vittorio, né questo mio sicuro insuccesso mi spingerà all’eutanasia della stima e dell’amicizia per te. Ma considera queste parole di Jacques Attali, che è uno dei padri della estirpazione delle radici cristiane dalle carte fondative dell’Europa e ha creato Macron: «Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società. (…) L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future (…) il diritto al suicidio diretto o indiretto è quindi un valore assoluto in questo tipo di società (…) vedranno la luce e saranno pratica corrente lemacchine per uccidere, delle protesi che permetteranno dieliminarela vita quando sarà del tutto insopportabile o economicamente troppo costosa.Penso quindi chel’eutanasia, come valore di libertà o di mercato, sarà una delle regole della società futura». Be’, io prenderò il fucile, con il tappo, ma anche no.