Roberto Petrini due linee del Tesoro
L’ultimo stop l’ha intimato ieri pomeriggio di fronte alla proposta del ministro dell’Economia Gualtieri di tassare gli abbonamenti ai telefonini business. «No, grave impatto sull’occupazione», ha detto la viceministra Laura Castelli pochi minuti dopo la riunione che si è tenuta in Via Venti Settembre. Ma la vera linea di frattura all’interno del palazzone del Tesoro corre sull’inasprimento delle sanzioni penali esistenti per chi evade. «Carcere per i grandi evasori», ha detto più volte Conte. «Non ci sono misure allo studio», ha replicato Gualtieri. Eppure le misure ci sono, come hanno annunciato fonti dei Cinque Stelle giovedì sera, e come risulta dal disegno di legge che gli uffici del ministro della Giustizia Bonafede hanno inviato da qualche giorno al Tesoro. Per omesso versamento, dichiarazione infedele e per gli altri reati tributari vengono abbassate le soglie e aumentate le pene massime da 6 a 8 anni: un modo per evitare di restare impigliati nel reato o in alternativa di farla franca evitando il carcere quando la sanzione è sotto i due anni di reclusione. Nel pacchetto del Guardasigilli anche altre misure severe come quella che consente di aggredire il patrimonio dell’evasore condannato per reati tributari anche in casi di prescrizione quando non emerga la legittima provenienza. Anche in questo caso la mossa è stata accompagnata dal pressing di Laura Castelli, autrice della proposta – poi rientrata – del Daspo per i commercialisti e della lotta alle frodi sui carburanti: «Sulla lotta all’evasione noi facciamo sul serio», ha avvertito due giorni fa. Ma durante la riunione di ieri il Pd ha frenato, seguito persino da Leu: del resto anche i maggiori esperti della sinistra come Vincenzo Visco, padre della fatturazione elettronica, pur non contestando le attuali misure che già prevedono il carcere, sono convinti che la strada sia quella delle banche da ti, della trasmissione di fatture e scontrini all’Agenzia delle entrate, delle “pagelle” gli Indici sintetici e dell’anagrafe dei conti correnti. Per questo il Pd frena: il viceministro Antonio Misiani esprime espliciti «dubbi sull’ennesimo aumento delle pene», mentre il capogruppo del Pd in commissione Giustizia alla Camera, Alfredo Bazoli, spiega che «l’esperienza insegna come le pene non hanno alcuna efficacia dissuasiva sui comportamenti illeciti». La soluzione, prospettata dal segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, potrebbe essere quella di togliere dal tavolo della manovra questo tema, rinviandolo ad un provvedimento ad hoc, una «delega sull’evasione fiscale». L’altra questione che divide è quella delle limitazioni all’uso del contante e degli incentivi all’utilizzo delle carte di credito. La questione è sicuramente importante ma molti specialisti spiegano che i dati delle transazioni via Bancomat e credit card sono talmente ampi che sono difficilmente trattabili anche da programmi sofisticati. Il cashless. tecno-cavallo di battaglia dei Cinque Stelle, visto con scettiscismo al Tesoro, per ora dovrebbe entrare solo nella forma di sconti Iva per chi paga al negozio con la carta di credito e nella lotteria degli scontrini (chi compra col Bancomat ha più probabilità di vincere). Così con tutta probabilità si tornerà al vecchio artificio, utilizzato da Monti, di ridurre a 1.000 euro il tetto dei pagamenti cash.