Salvatore Cannavò
Il presidente Donald Trump darà il benvenuto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla Casa Bianca il 16 ottobre. I due leader celebreranno i forti e duraturi legami storici fra Stati Uniti e Italia. L’Italia è un importante alleato della Nato ed è chiave nel portare la stabilità nella regione del Mediterraneo”. LA CASA BIANCAha voluto così mettere un punto chiaro sulle tante illazioni circolate rispetto al viaggio del presidente della Repubblica negli Usa. Ricostruzioni giornalistiche, erumorsparlamentari, hanno dato per certo che Mattarella e Trump parleranno dell’i ncontro avvenuto in Italia tra il ministro della Giustizia statunitense, William Barr, e i vertici dei Servizi segreti italiani, Dis, Aisi e Aise, a proposito dell’avvocato maltese Joseph Mifsud sospettato dagli Usa di aver attirato Trump nella vicenda delle email di Hillary Clinton hackerate dai russi. Come si ricorderà, su quella vicenda si è innescato il duro scontro negli Usa che ha portato al rapporto Mueller con cui l’Fbi ha sancito il legame tra Trump e la Russia. Legame che ora il presidente vuole ribaltare. I due presidenti, però, si concentreranno sui rapporti fra Stati Uniti e Italia e se di sicurezza si parlerà si tratterà “della sicurezza delle telecomunicazioni, soprattutto quella legata al 5G”. Al Quirinale ci si prepara al viaggio esattamente sulla base dell’agenda indicata dalla Casa Bianca e si esclude che l’ar – gomento Mifsud possa finire nella conversazione bilaterale. Tanto più che, spiegano fonti del Colle, il presidente della Repubblica è assolutamente “se r e n o ” sull’op e r a t o dei Servizi italiani e non nutre dubbi sul comportamento avuto dal premier, Giuseppe Conte, che l’opposizione, ma anche settori del Pd e lo stesso Matteo Renzi, hanno accusato di leggerezza nel favorire l’incontro tra un esponente politico dell’A m m i ni s t r az i one Usa ed esponenti “operati – vi” dell’Intelligence italiana. MATTARELLA sembra fidarsi di Conte e non ha intenzione di occuparsi di Servizi. I quali, come evidenziato dal Fatto pochi giorni fa, hanno fatto sapere di non avere avuto alcun ruolo equivoco nell’in co nt ro con Barr, a cui hanno semplicemente ripetuto di non sapere dove sia Mifsud e di non avere “nessuna evidenza di sue relazioni con agenti della nostra Intelligence”. E lo stesso Conte, ieri sera, intervistato alla festa del M5S dal giornalista Paolo Borrometi, vicedirettore dell’Ag i, ha affermato con molta veemenza che è pronto a riferire tutto al Comitato di controllo sulla Sicurezza della Repubblica, Copasir, “tutte le fesserie che sono state dette”. Probabilmente anche quelle rilanciate ieri su Repubblica dal senatore Pd, Luigi Zanda, che è tornato a chiedere al presidente del Consiglio di “rassicurare l’opinione pubbl ic a” sottolineando che “il fatto che un politico autorevole come il ministro della Giustizia dell’Amm inis trazione Trump, abbia incontrato i nostri Servizi è un’a n o m alia davvero rara”. Zanda richiama di nuovo l’indiscrezione relativa ai possibili articoli che dovrebbero apparire sul Washington Post o sul New York Times e che potrebbero rendere noto l’oggetto dei colloqui estivi avuti tra Italia e Usa. A molti, anche nel Pd, però, l’i n i z i a t iva sembra una pressione su Conte affinché lasci la delega sui Servizi a un sottosegretario (magari da decidere insieme) oppure cambi il vertice del Dis, il coordinamento delle due Agenzie, oggi ricoperto dal generale della Finanza, Giuseppe Vecchione, che Conte però non intende toccare minimamente.