Salvatore Cannavò
Il primo apprezzamento dei mercati per la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanzia (Nadef) presentato dal governo Conte, è giunto con il calo dello spread tra Btp e Bund tedeschi: intorno alle 15 di ieri pomeriggio era sceso a 137,5 punti base. Se poi lo spread è salito fino a 142 punti, è in larga parte dovuto al clima di agitazione che si è verificato nelle Borse mondiali in seguito ai dati sul manifatturiero Usa, che segnalano rischi di rallentamento importanti dell’ec on om ia statunitense. DEFICIT, DEBITO E UE. Eppu – re, a essere pignoli, la manovra presentata dal ministro d el l’Economia, Roberto Gualtieri, viola le regole fiscali europee, perché, come dice la stessa Nadef, “la regola del debito non sarebbe soddisfatta in nessuna delle sue configurazioni”. Anche per quanto riguarda il deficit, cioè il saldo tra entrate e uscite nel corso dell’anno, si sale al 2,2% rispetto all’obiettivo fissato lo scorso anno e soprattutto rispetto a quell’1,4% che si sarebbe avuto senza l’interven – to sull’Iva. Tutto questo, però, non comporterà probabilmente nessun rimbrotto da parte della Commissione – che attende di leggere le misure effettive –e non tanto perché c’è Paolo Gentiloni, che domani sarà valutato dalla commissione dell’Eu ropa rla ment o, ma perché il governo beneficia di un sostegno politico. Oggi all’Italia è permesso quello che un po’ di tempo fa non sarebbe stato permesso. Anche in termini di flessibilità, cioè di sconto sul deficit, si torna al 2016, quando il governo Renzi ottenne uno “sc on to ” pari a 0,83 punti percentuali di Pil, circa 14 miliardi. Oggi, anche se la Nadef indica una flessibilità dello 0,2%, il governo Conte ha chiesto una flessibilità dello 0,8%, pari a circa 14,4 miliardi. COPERTURE DA EVASIONE. Questa flessibilità consente di coprire la sterilizzazione dell’Iva e le altre spese grazie a una serie di interventi, pari a circa 14 miliardi e che si basano su: “Misure di efficientamento della spesa pubblica per un risparmio di oltre 0,1 punti percentuali di Pil” cioè tagli per 1,8 miliardi (poca roba). “Riduzione delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente e nuove imposte ambientali” anche qui per altri 1,8 miliardi. Misure fiscali come “la proroga dell’impo – sta sostitutiva sulla rivalutazione di terreni” per ulteriori 1,8 miliardi. E poi la cifra più impalpabile, quella che al momento è difficile da definire se non come “misure di contrasto all’evasione e alle frodi fiscali, nonché interventi per il recupero del gettito tributario anche attraverso una maggiore diffusione dell’u ti liz zo di strumenti di pagamento t ra cc ia bi l i”. Si tratta dello 0,4% del Pil, cioè 7,4 miliardi che non si può dire oggi se entreranno davvero – la Nadef spiega nel dettaglio perché invece accadrà – e su cui si giocherà la credibilità della manovra. L’IVA PERÒ NON AUMENTA. Su questo punto la decisione finale appare chiara: “La manovra di finanza pubblica per il 2020 comprende la completa disattivazione dell’aumen – to dell’Iva”. Si tratta del risultato minimo che ha consentito la nascita del governo, che ha un piccolo impatto espansivo perché non deprime i consumi – la crescita del 2020 è stimata nello 0,6% – ma certamente non è una “botta di vita”. ALTRE MISURE CONCRETE. La misura più chiara all’a t t ivo della Nadef è, al momento, la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, cioè sull’ins ieme della tassazione fiscale e contributiva che grava sulle buste paga. Non è ancora chiaro come avverrà, forse con un credito di imposta da incassare in luglio, e soprattutto come inciderà sulla contribuzione – chi paga l’eventuale sconto? Sarà un ammanco sulla contribuzione individuale o diverrà figurativa? –ma la misura è quantificata in circa 2,7 miliardi nel 2020 che saliranno a 5,4 nel 2021. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, l’ha tradotta, a regime, in mille euro in più per ogni lavoratore (ma la soglia di reddito per beneficiarne dovrebbe essere fissata a 26 mila euro, come per gli 80 euro di Renzi). Per il 2020 saranno comunque 500 euro. Da segnalare, infine, come spiegato ieri da alcuni ministri e viceministri competenti, che per quanto riguarda il ticket sanitario, il costo sarà in base al reddito e al nucleo familiare – “pagherà di più chi ha di più”, dice il ministro Roberto Speranza – mentre dai collegati presentati l’altra sera è scomparso quello relativo alla riforma del Catasto.