Slavoj Žižek
La campagna contro Trump finalizzata al suo impeachment rivela molte cose della difficile situazione politico-ideologica attuale. Trump è raffigurato come un cittadino che persegue soltanto i propri interessi, non come il rappresentante di uno Stato e dei suoi apparati. Edward Snowden l’ha capito subito, commentando dritto al punto e dicendo che «le denunce dell’autore di una soffiata, che hanno innescato l’inchiesta per l’impeachment del presidente degli Stati Uniti, sono ‘alquanto sagge’ dal punto di vista strategico perché si concentrano sul presidente in contrapposizione a un’istituzione. […] Il Congresso potrebbe essere ‘più che felice’ di spingere sotto il tram un cittadino che abusi della sua carica, come peraltro non sarebbe disposto a fare quando chi ne fa parte si ritrova implicato nello stesso tipo di accuse». Ne consegue, pertanto, che è accettabile criticare un individuo che infrange la legge mentre persegue il proprio tornaconto o soddisfa le sue tendenze patologiche (vendetta, brama di potere e sete di gloria…), mentre è molto più difficile individuare un crimine nell’attività di un’istituzione statale, perseguita da soggetti onesti sul piano personale e dediti al loro lavoro. Il male e il reato non sono una faccenda personale, ma insiti nel funzionamento stesso dell’istituzione. Il tanto celebrato film di Florian Henckel von Donnersmarck, “Le vite degli altri”, cade nella stessa trappola: come nel caso di molte altre raffigurazioni dell’inclemenza dei regimi comunisti, omette di illustrare la vera atrocità della situazione che si sforza di presentare. Il corrotto ministro della Cultura vuole liberarsi una volta per tutte del più importante commediografo della Repubblica Democratica Tedesca, Georg Dreyman, per portare avanti senza ostacoli la relazione che ha con la compagna di quest’ultimo, l’attrice Christa-Maria. Così facendo, l’atrocità insita nella struttura formale del sistema è relegata a conseguenza di un capriccio personale: il punto di cui non si parla è che, anche senza la corruzione personale del ministro, il sistema non sarebbe meno terrificante. Nella DDR reale, uno scrittore come Dreyman, famoso e pubblicato anche in Occidente, sarebbe stato tenuto costantemente sotto sorveglianza (come fu il caso di tutti gli scrittori famosi della DDR, da Bertolt Brecht a Heiner Muller), anche se nessun alto apparatchik avesse desiderato avere per sé sua moglie. La stessa cosa vale per chi caldeggia l’impeachment di Trump. Trump, indubbiamente, è una persona ripugnante, priva di qualsiasi riferimento morale. Ma che dire delle sistematiche e continue violazioni dei diritti umani nelle attività delle agenzie d’intelligence statunitensi? Il nemico non sono i personaggi idiosincratici che fungono da agenti perturbanti dell’establishment. Il vero nemico sono i burocrati patrioti sinceri che perseguono spietatamente gli obiettivi degli Usa. Volendo fare nomi, il modello che incarna questo tipo di burocrate patriota è James Comey, il direttore dell’Fbi deposto da Trump. Sebbene sul piano dei fatti Comey sia stato probabilmente sincero nelle sue critiche a Trump, non si dovrebbe in nessun caso ammettere che la sua “fedeltà superiore” ai principi e ai valori degli Usa possa lasciare indenni quelle che non si può fare a meno di denominare le tendenze criminali insite nelle istituzioni degli Usa, per esempio tutto ciò che Assange, Snowden e Manning hanno rivelato. Altresì, non si dovrebbe dimenticare che il movimento che si batte per l’impeachment di Trump è motivato dal desiderio di dimostrare che la Russia ha condizionato le elezioni 2016, permettendo a Trump di vincere. Se da un lato è probabile che la Russia si sia intromessa (proprio come gli Usa cercano di influenzare le elezioni in tutto il mondo, con la sola differenza che definiscono i propri interventi “una difesa della democrazia”), rivolgere l’attenzione a questo aspetto offusca i veri motivi della sconfitta di Hillary Clinton, la sua lotta senza mezze misure contro Bernie Sanders e l’ala sinistra del partito democratico. Sanders aveva perfettamente ragione a mettere in guardia l’opinione pubblica dicendo che «se l’anno prossimo o tra un anno e mezzo, avvicinandoci al nocciolo delle elezioni, il Congresso non farà altro che parlare dell’impeachment di Trump e di Trump, e di Mueller e di Mueller; e se non staremo parlando di assistenza sanitaria, di portare il salario minimo a un livello che consenta di vivere decorosamente, se non parleremo di lotta al cambiamento climatico, se non staremo discutendo di sessismo e razzismo e omofobia, e di tutte le questioni che riguardano i comuni cittadini americani, temo che tutto ciò possa giocare a vantaggio di Trump». L’impeachment di Trump non è un piano della sinistra, bensì un piano dei centristi-liberal il cui scopo segreto è anche impedire la svolta a sinistra del Partito democratico.