Tonia Mastrobuoni

«Se ci fosse la necessità di un aggiustamento a causa della situazione economica o di fattori esterni», il governo tedesco potrebbe varare il pacchetto di stimolo che l’intera Europa attende col fiato sospeso, Bce compresa. La viceministra delle Finanze Bettina Hagedorn ha confermato ieri la prudente linea di Berlino ribadita a più riprese da Olaf Scholz. Ma in vista dell’importantissima riunione della Bce di giovedì, le tensioni tra Berlino e Francoforte sono destinate ad aumentare.

Alla vigilia della presentazione della legge di bilancio, che il ministro illustrerà stamane al Bundestag, si moltiplicano le indiscrezioni su un eventuale nuovo Konjunkturpaket dopo quello che la Germania approvò alla fine del 2008, durante la Grande crisi. Secondo Reuters l’uovo di Colombo per non tradire l’imperativo dello “zero deficit” potrebbe essere un fondo che si approvvigionerebbe sul mercato con bond garantiti dallo Stato — al momento la curva dei rendimenti sui titoli sovrani tedeschi è parzialmente negativa e renderebbe l’indebitamento più conveniente che mai. Ma dal ministero le bocche sono cucite su questo eventuale “bilancio ombra”. Il varo dell’eventuale pacchetto di stimolo dell’economia ci sarà solo alla luce di un peggioramento del quadro.
In un contesto di testarda resistenza di Berlino alle pressioni degli imprenditori e degli economisti più autorevoli, la Bce non potrà far altro che seguire la traiettoria annunciata. In piena continuità con Mario Draghi, la prossima presidente Bce Christine Lagarde ha lanciato un appello vigoroso ai Paesi che hanno margini sui conti pubblici come la Germania perché intervengano per scongiurare una recessione.
In mancanza di segnali concreti da parte della maggiore economia dell’eurozona, ai guardiani dell’euro non resterà che confermare la politica ultra accomodante promessa nei mesi scorsi. Con buona pace dei falchi tedeschi e olandesi che nei giorni scorsi hanno ricominciato a mandare segnali di irritazione, non tanto riguardo ai tassi negativi sui depositi quanto all’ipotesi ormai certa di un nuovo quantitative easing , un giro di acquisti di bond sovrani e privati, che potrebbe essere annunciato, se non dopodomani, alle prossime sedute del Consiglio direttivo.
Klaas Knot, governatore della Banca centrale olandese ha detto di «non vedere alcun bisogno» di un Qe «al momento». Sabine Lautenschlaeger, membro tedesco del board, ritiene l’acquisto di bond un’ “ultima ratio” da considerare solo in caso di deflazione, «della quale non vedo i sintomi da nessuna parte». E Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, è storicamente contrario al “bazooka” che Draghi usò contro la deflazione negli anni scorsi.
Nel frattempo l’inflazione continua a restare sotto pressione e il ritmo della crescita a rallentare pericolosamente: un ulteriore taglio dei tassi sui depositi è ormai dato per scontato dalla stragrande maggioranza degli analisti. Soprattutto, alla luce dei segnali che arrivano dal settore manifatturiero americano, c’è il rischio concreto che il dollaro si indebolisca a breve, aumentando la pressione su Draghi anche dal lato dei cambi: un rafforzamento della moneta unica peserebbe sull’export dell’area euro. Insomma, in attesa che la Germania si svegli, il presidente della Bce non ha altra scelta che continuare per la sua strada.