Valentina Conte Inps
Colazione dal Ragioniere dello Stato. Alle 9 in punto di questa mattina i presidenti di Inps, Inail e Agenzia delle Entrate incontreranno Biagio Mazzotta. Tema all’ordine del giorno: la fattibilità del piano di Pasquale Tridico, numero uno Inps. Recuperare cioè 5-7 miliardi dalle compensazioni ritenute indebite che fanno le aziende tra debiti previdenziali e crediti fiscali. Il presidente Inps è convinto di aver scovato una sacca di evasione utile a far quadrare i conti della manovra. Almeno 5 dei 7 miliardi cifrati nella nota di aggiornamento al Def come coperture dalla lotta all’evasione sarebbero il frutto di questo piano. Tutto nasce da una tabella mostrata da Tridico. Dal 2012 al 2018 la massa di compensazioni richieste dalle imprese è cresciuta da 7,85 miliardi a 13,66 miliardi, il 74% in più. In altre parole, sempre più spesso le aziende hanno pagato i loro debiti contributivi (i contributi previdenziali e i premi Inail relativi ai loro dipendenti che devono versare a Inps e Inail) coprendoli con i crediti fiscali che vantano nei confronti dello Stato (ad esempio Iva, ma anche Ires e Irap e altre agevolazioni fiscali). Lo consente la legge 241 del 1997. E non solo alle aziende, ma a tutti i contribuenti. Lo strumento è l’F24, un modello molto utilizzato ad esempio dalle famiglie che versano i contributi delle colf. Se l’intento della legge 241 era buono – semplificare e sveltire gli adempimenti – gli esiti non sempre sono stati all’altezza. Imprese e contribuenti disonesti possono infatti dichiarare crediti inesistenti per coprire i loro debiti. E se nel frattempo l’Agenzia delle Entrate si è dotata di server e strumenti informatici in grado di svelare i bluff anche in tempo reale, non sempre questi controlli funzionano. Esistono due tipi di compensazioni: verticali e orizzontali. Verticali se si coprono debiti fiscali con crediti fiscali: mele con mele, per usare una metafora. Ad esempio ho un debito Irpef o Irap di 100 e lo compenso con un credito Iva di 100. Risultato: zero tasse da pagare. La compensazione è orizzontale quando crediti e debiti sono di diversa natura: mele con pere. Ad esempio ho un debito verso Inps e Inail (è il caso di prima) e lo copro con un credito Iva. Ecco, nei casi “mele con pere”, gli anticorpi dei controlli vanno in fumo. Gli F24 vengono spediti telematicamente (anche dal conto corrente del contribuente) all’Agenzia delle Entrate. E qui nasce il problema: quando si tratta di debiti previdenziali (in capo a Inps e Inail) coperti con debiti fiscali gli alert di fatto non scattano. E questo perché le banche dati di Inps e Inail non comunicano con quelle dell’Agenzia delle entrate. Se dunque la compensazione è indebita, cioè non dovuta perché il credito fiscale è inventato, l’Agenzia delle entrate se ne accorge ma solo a posteriori. Anche con due anni di ritardo quando le imprese in questione spesso sono fallite. Questo arreca allo Stato danni «miliardari», scrive l’Inps in un documento interno. Ma non è solo un problema di gettito. L’azienda – di solito srl – che fa compensazioni indebite fin quando non viene scoperta è in regola con Inps, Inail e fisco. Quindi può ottenere il Durc, il documento che attesta la regolarità nei versamenti dei contributi dei dipendenti. E partecipare alle gare pubbliche, ricevere finanziamenti e agevolazioni. Di qui il piano Tridico. Istituire una piattaforma multilivello per la condivisione dei dati tra Inps-Inail-Agenzia delle Entrate. Usare la blockchain – un protocollo digitale crittografato – per bollinare crediti e debiti. Nel frattempo, colpire con un “daspo” – sospensione momentanea della licenza – commercialisti, consulenti del Lavoro, Caf che danno il visto di conformità a debiti inesistenti (sopra i 5 mila euro, dice la legge, perché sotto si può fare a meno del visto). A parte quest’ultima proposta che sembra sovrapporsi a quanto esiste – carcere fino a 6 anni, sanzioni fino al 200% dell’importo evaso, radiazione dall’albo dei professionisti disonesti – il resto sembra di non immediata realizzazione. E soprattutto c’è un salto logico. La differenza tra 7,85 e 13,66 miliardi – pari a 5,8 miliardi – viene letta dal presidente Inps come frutto di compensazioni “indebite”. Cioè evasione. Sarà così per una parte. Ma per il tutto? Chi potrebbe fare un’istruttoria su questa anomalia – «aumento non giustificato da nessun indicatore economico», dice ancora il documento Inps – non è stato neanche coinvolto: l’Agenzia delle Entrate. Nel frattempo Tridico ha fatto quello che faceva prima di diventare presidente Inps: ha consigliato il ministro Di Maio di puntare su quei 5-7 miliardi di coperture per la manovra. Di Maio l’ha suggerito al premier Conte che si è confrontato con Tridico. Questa mattina però l’esame più importante: con il Ragioniere dello Stato.