Vincenzo Bisbiglia

Ama Spa non trova pace. Ancora un avvicendamento ai vertici della società capitolina che si occupa della raccolta dei rifiuti a Roma. Dopo appena 104 giorni, la presidente Luisa Melara e i consiglieri d’a m m i n i s t ra z i o n e Paolo Longoni e Massimo Ranieri hanno rassegnato le dimissioni alla sindaca Virginia Raggi. Al loro posto è stato nominato come amministratore unico Stefano Zaghis, storico attivista M5S a Milano e già al fianco della prima cittadina durante la campagna elettorale del 2016. CO M E ampiamente anticipato dal Fatto , gli amministratori uscenti sono andati in rotta di collisione con il Campidoglio nell’ultimo mese, a causa di una serie di partite contabili iscritte nel bilancio 2017, ma ritenute “non corrette” dal Comune di Roma, che è anche il socio unico dell’azienda. Il casus belli ri – guarda i 18,3 milioni di crediti sui servizi cimiteriali che Ama dice di vantare nei confronti di Roma Capitale, ma che da Palazzo Senatorio ritengono inesistenti. Esattamente lo stesso motivo per il quale si è arrivati allo scontro totale, appena 6 mesi fa, con l’ex presidente Lorenzo Bagnacani. Un déjà -vu che si porta via il quinto management in meno di 3 anni e mezzo dopo quelli guidati da Daniele Fortini, Alessandro Solidoro, Antonella Giglio e lo stesso Bagnacani, senza considerare i “reggenti” Stefano Bina (anche lui allontanato) e Massimo Bagatti. Gli amministratori uscenti hanno inviato alla sindaca una durissima lettera di dimissioni, sei pagine di j’accuse in cui incolpano il Campidoglio di “assoluta inerzia” e “man – canza di una fattiva e concreta collaborazione con Ama per superare le situazioni di criticità riscontrate su più piani”. Un’inerzia “stigmatizza – ta non tanto per questioni di merito, perché le emergenze di Ama e la corretta esecuzione dei servizi, senza la partecipazione di Roma Capitale non possono essere affrontate e risolte”. La lettera è stata scritta su carta intestata dello studio legale Melara. Il braccio di ferro fra Comune e municipalizzata è iniziato quando a Palazzo Senatorio si è deciso di mettere mano al confusionario bilancio di Ama, che in totale dice di vantare oltre 600 milioni di crediti nei confronti del proprio socio unico. Poste contabili che gli uffici dell’assesso – re al Bilancio, Gianni Lemmetti, e del direttore generale capitolino Franco Giampaoletti, hanno passato al setaccio. Una due diligence da cui via via stanno uscendo errori e disallineamenti macroscopici. Ci sono i crediti per i servizi cimiteriali, che in totale sono 60 milioni, ma di cui una metà non viene riconosciuta dal Comune: Melara ha deciso di riproporli in bilancio, proprio come aveva fatto Bagnacani, scatenando la rabbia dei vertici capitolini. Poi c’è la svalutazione dell’area del Centro carni, operata due anni prima della scadenza del fondo immobiliare che lo aveva preso in custodia: oltre 100 milioni di euro. E, non ultimi, i crediti sul contratto di servizio relativi al 2014, ben 104,4 milioni, che però a giudizio del Comune farebbero riferimento a banali errori di schedatura da parte di Ama delle lettere di compensazione sui contributi Tari. Partita comunque richiamata dal cda nella lettera di congedo. AL VERTICEdi Ama arriva Zaghis, interno al M5S, che non dovrebbe avere difficoltà a lavorare in sintonia con la sindaca: a febbraio era già stato fatto il suo nome come possibile assessore, ma non fu trovata la quadratura politica. Il neo-manager milanese si troverà subito ad affrontare una serie di sfide non indifferenti: la “continuità aziendale a rischio”, come sottolineato dal revisore Ernst & Young e con i bilanci 2017 e 2018 ancora non approvati e in potenziale perdita per oltre 100 milioni.