Vincenzo Nigro

Israele ha 28 giorni, solo quattro settimane, per evitare di tornare al voto: sarebbe la terza volta in meno di un anno. Ieri sera il premier Benjamin Netanyahu, che era stato incaricato dal presidente Reuven Rivlin di provare a formare il nuovo governo, ha ammesso di non avere i voti per farlo. L’incarico passa all’ex generale Benny Gantz, il suo primo rivale, il capo di “Blu e Bianco”, un partito laico di centro nato pochi mesi fa con un solo vero obiettivo: liberare Israele dai 19 anni di regno di “Bibi”, arginando la svolta nazionalistico-religiosa che Netanyahu aveva imboccato pur di rimanere al potere. L’annuncio della rinuncia l’ha voluto dare Netanyahu in persona, un attimo prima di permettere alla presidenza della Repubblica di poterlo fare rispettando il buon galateo istituzionale. Netanyahu dice di aver lavorato «incessantemente per formare un ampio governo di unità nazionale», ma che tutti i suoi sforzi sono stati respinti da Benny Gantz. La verità è che “Blu e Bianco” era perfettamente pronto a una alleanza con il Likud di Netanyahu, i due principali partiti della Knesset, usciti dalle elezioni del 17 settembre con 33 e 32 seggi. L’incarico era stato dato a Netanyahu perché sulla carta aveva maggior sostegno da parte dei partiti minori. E Gantz era anche pronto a un governo di unità nazionale a un patto: che Netanyahu stesso non fosse al governo. Il problema è che nei prossimi giorni, dopo una lunghissima procedura giudiziaria e dopo ben 5 inchieste penali, Bibi molto probabilmente verrà rinviato a giudizio dal procuratore generale Avichai Mandelblit per casi di corruzione abbastanza conclamati. Netanyahu insisteva per potere essere ancora primo ministro, di fatto rifiutando anche una possibile staffetta con Gantz a metà mandato. Ma “Blu e Bianco” non voleva governare con un premier che potrebbe finire in tribunale e probabilmente essere condannato. Adesso quindi tocca a Gantz: ex capo di stato maggiore, ufficiale sempre in prima linea nelle guerre di Israele, da Gaza al Libano, avrà 28 giorni per trovare una maggioranza di almeno 61 deputati sui 120 della Knesset. La difficile corsa del generale verso un possibile governo si incrocia comunque con il tramonto di un’era “geologica” per la politica israeliana. Quella di Netanyahu. Primo ministro più longevo della storia d’Israele, per lui sarà difficile inventare qualcosa per tornare ancora ad essere primo ministro. Ma nessuno ancora può scrivere con certezza la parola fine alla sua carriera politica.