Vittoria Puledda

Battuta d’arresto nella fusione tra Mediaset e Mediaset Espana per dar vita alla holding olandese Mfe. Ieri Vivendi, fieramente contraria, ha segnato un importante punto a suo favore: la Corte di Madrid infatti ha accolto il suo ricorso d’urgenza e ha sospeso la delibera assembleare di fusione. Uno stop che arriva quando si è appena chiuso il periodo per esercitare l’eventuale recesso da parte dei soci dissenzienti (i risultati verranno comunicati il 15 ottobre). Una scadenza depotenziata dall’accordo, raggiunto ieri, con il Credit Suisse, che si è impegnato a rilevare i pacchetti in eccesso al tetto di 180 milioni fissato da Mediaset. Poche ore dopo, la sospensione dei giudici. Non è un passaggio definitivo, la vicenda deve essere affrontata nel merito dai giudici (la data non è stata ancora fissata). Inoltre Cologno ha già annunciato che farà «immediatamente appello» e confida anche di vincere. Dal suo punto di vista considera «autolesionista» e «strumentale» l’atteggiamento di Vivendi, e conta di far valere il fatto che Vivendi ha comprato l’1% di Mediaset Espana, di cui non era azionista, solo il 23 luglio, quando da due mesi erano stati decisi i termini della fusione. Ma per il momento la palla è nel campo di Vivendi, che ha sottolineato attraverso un portavoce come il giudice madrileno «ha riconosciuto che il piano di fusione era stato imposto in modo abusivo, a svantaggio di tutti gli azionisti di minoranza». Secondo Vivendi anche la logica industriale del progetto è traballante: «Il giudice ha anche riconosciuto che tale fusione non risponde ad una ragionevole necessità di business». Mediaset tuttavia ritiene che «Vivendi non fermerà il progetto di espansione europea» del gruppo. E al fuoco di sbarramento legale dei francesi, la cui regia è curata da Ferdinando Emanuele e da Giuseppe Scassellati, dello studio Cleary Gottlieb, è in arrivo da parte di Cologno anche un esposto all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, perché verifichi se non sia stato violato uno dei paletti messi nel 2017 (post acquisizione del 23,9% di Telecom da parte di Vivendi) secondo il quale Vivendi non deve esercitare un’influenza notevole su Mediaset. Cosa vietata dalle leggi italiane, in quanto il gruppo ha anche una quota rilevante nella società di tlc. Per questa ragione, a suo tempo, l’Agcom aveva imposto a Vivendi di sterilizzare nella fiduciaria Simon il 19,94% dei diritti di voto in Mediaset, lasciando il restante 9,98% in mano direttamente ai francesi. Proprio ieri Simon ha a sua volta presentato un atto di citazione nei confronti di Mediaset, confluendo nello stesso procedimento avviato da Vivendi contro Mediaset in Italia, per impugnare l’assemblea della fusione che si è tenuta a Cologno (insieme a quella spagnola) chiedendone l’annullamento. L’udienza ex articolo 700 si terrà il 30 ottobre, ma già il 16 ci sarà la prima udienza promossa da Vivendi in Olanda, contro gli articoli dello statuto di Mfe che prevedono il voto maggiorato. Un passaggio che Vivendi ritiene lesivo dei diritti del mercato.