Vittorio Feltri
Caro Renato, so che non riuscirò a convincerti, ma devo dirti che anche tu non persuadime con ragionamenti fuori dalla realtà. Intantoèillecitoefuorviante parlare di eutanasia, cosaassai diversa dal suicidio assistito promosso dalla Consulta. L’eutanasia, se tradotta in legge, rischia di essere applicata indipendentemente dalla volontà di chi vi si sottopone. E ciò sconfinerebbe nella violenza, anzi nell’omicidio organizzato,magari perfinieconomici. Un orrore. Il suicidio viceversa è tutt’altro. Mi spiego. (…)(…) Un individuo è distrutto dalla sofferenza, non sopporta più le atrocità delle cure e preferisce chiudere la propria esistenza, non solo per dignità ma pure per incapacità di combattere contro un male mortale?Chiede di potersene andare. Tu al massimo gli concedi di gettarsi dal terzo piano o di premere il grilletto della pistola.Quanto sei generoso e animato da buoni sentimenti. Io invece, peccatore e noncredente, reputo siagiustoconcedergliil diritto di scegliere e di andare in clinica dove, esaminata la sua situazione, il medico gli dia il via libera verso l’inferno, che è ancorapiù ridicolo delparadiso. Il candidato cadavere si sdraia su un comodo lettino e ha di fronte a sé un bicchiere che non contiene una camomilla, bensìuna sostanzaletale. Se è convinto di recarsi nell’aldilà, liberamente se la beve e buona notte al secchio, altrimenti rinuncia a ingurgitarla e se ne torna a casa coni propri tormenti. Nonesistono forzature né induzioni. Ciascuno pensa a sé, poiché la vita è sua e non tua o del parroco. Se sei propensoa dedicarei tuoi dolorial Padreterno o alla Madonna o a San Gennaro, non ti proibisco di farlo in espiazione dei tuoi peccati. Non comprendo per quale motivo io non sarei in grado di farmi secco con le mie mani. Ma a te che te ne frega se crepo? Una volta, in tv mi hanno domandato come mai non ho fede in Dio, e ioumilmente ho risposto: perché nonlo conosco. Sono stato sinteticamente sincero. Nel rispetto delle norme civili agisco come mi pare, magari sbagliando. Sono rigorosamente fatti miei. In sintesi, cari cattolici, non vi va a genioil suicidio assistito per ragioni diciamo così teologiche? Ottimo. Non ricorrete ad esso. Ma perché impedite a me di utilizzarlo? Fatevi i cazzi vostri e non i miei, perfavore,ai quali provvedo io. La società mi obbliga a pagare tasse esorbitanti, a obbedire a leggi cretine, a inchinarmi di fronte a qualunque toga e presunta autorità. Va bene tutto, però almeno datemi il permesso di trapassare quando ne ho piene le palle di vivere in questo schifo dimondo, dovemolti amano la natura e non si accorgono che è unamacelleria a cieloaperto, un tritacarne crudele. Chi avesse creato tale schifezza immonda non meriterebbe tanto ossequio, sprecato. Ieri ilCorriere della Sera ha titolato in prima pagina: “No dei medici alla fine vita”. Una scemenza. Non si sono espressiin questo senso tuttii dottori, ma solo il presidente romano dell’Ordine professionale. Uno su tanti, probabilmente piegato ai pregiudizi di vescovi e cardinali. Bigotti.