Martedi ventisette agosto

Buongiorno. Cade il veto del Pd sul Conte bis. E il premier uscente, tornato a Roma in fretta e furia dal G7 di Biarritz, cuce in prima persona l’accordo tra M5S e i democratici partecipando ieri in serata, insieme al capo politico Luigi Di Maio, al vertice con il segretario Nicola Zingaretti e con il suo vice Andrea Orlando. Si tratta su nomi e programmi. In un post su Facebook, Conte rimarca la necessità di «un’Italia protagonista delle sfide globali» e di un’«agenda politica che non può subire distrazioni o rallentamenti». Per il leader della Lega, Matteo Salvini, «il ribaltone era pronto da tempo». Oggi e domani al Quirinale secondo giro di consultazioni. Buona lettura a tutti.

 

 

 

Ritorno sulla scena di Giuseppe Conte che partecipa alla trattativa con Di Maio, Zingaretti e Orlando. La discussione su programmi, nomi e ruoli di un possibile nuovo governo Conte è durata 4 ore ed è apparsa difficile. Tanto che la discussione tra le delegazioni di Pd e M5S è stata aggiornata a oggi. Tra i nodi da sciogliere c’è il ruolo di Di Maio, che punta a restare vicepremier. E intanto Salvini grida al complotto, accusa i grillini di volere solo le poltrone e parla dell’«esecutivo di Bibbiano», riferendosi al Pd e allo scandalo in Emilia dei bambini dati in affido e strappati alle famiglie

Politica

Nasce nella notte il Conte bis. Vertice nella notte. Nasce il Conte bis. Sfida su nomi e programmi. I leader quattro ore a Palazzo Chigi. Di Maio: affidare tutto a Conte. Il Pd: prima l’intesa su scelte e ministri. (Corriere p.2). Il Conte bis in dirittura d’arrivo. Ma sulla squadra è ancora scontro M5S-Pd. Braccio di ferro su Economia e Infrastrutture. Oggi il voto dei grillini sulla piattaforma Rousseau. La svolta è arrivata con il faccia a faccia tra il segretario Pd e il leader grillino. (Stampa p.2). Cade il veto Pd su Conte, ma Di Maio alza la posta: vuole un via libera al buio. Il capo 5S chiede per sé Viminale o Farnesina e pretende prima l’incarico al premier poi il programma. Il no dei vertici dem, si tratta. Manovra e riforme non c’è ancora neanche un’intesa. (Repubblica p.2).

Tensioni. Zingaretti avvisa il premier: “Non si fa nulla se ci umiliate”. L’ira del segretario dem per una frase di Di Maio: “Non siete adatti a prendere il ministero dell’Interno”. Conte lo vorrebbe nell’esecutivo: “Senza di te non sarebbe solido abbastanza” (Repubblica p.3). Zingaretti costretto a piegarsi, i suoi temono le dimissioni poi smentite. Orlando o Franceschini sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Ma Gentiloni si smarca: “È un’operazione fragile”. I fedelissimi del segretario temono una resa dei conti sulla leadership. (Stampa p.2).

Il governo di Conte. Conte due, la vendetta. (Fatto p.2). Conte, no alla Lega e lodi in Europa. Il ritorno dell’avvocato. A differenza di quando partì il governo gialloverde questa volta dirà la sua sui nomi dell’esecutivo. (Corriere p.5). Conte o non Conte, sarà un Renzi bis. Sarà la restaurazione del renzismo finanziata con i soldi degli italiani. Maurizio Belpietro sulla Verità (p.3). Il Bisconte è (quasi) pronto. La stabilità rosso-gialla passa dalle debolezze parallele di Zinga e Di Maio. Il Pd cede su Conte, Giggino rinuncia ai fedelissimi. Ai dem il vicepremier unico. (Foglio p.1). Spread stabile sotto quota 200 ora si guarda al nuovo governo. (Messaggero p.9).

Numeri. Numeri blindati in Parlamento con sinistra, radicali e centristi. I numeri magici sono due: 355 alla Camera e 178 al Senato. Si tratta di cifre ampiamente più alte del minimo necessario per la maggioranza che, com’è noto, è fissata a quota 316 per Montecitorio e 161 (considerando anche i senatori a vita) per Palazzo Madama. (Messaggero p.2).

Mattarella. Mattarella, dovrà pesare il cambio di passo. Domani i due partiti al Colle. Oggi il via al secondo giro di consultazioni. Marzio Breda sul Corriere (p.2). Il Colle prende atto che M5S e Pd provano sul serio a fare un governo. Centrodestra in pressing su Mattarella: “Sciolga le Camere e ci mandi subito a votare”. La lente su squadra e programma. (Stampa p.4). I timori di Mattarella. Non basta un nome chiede un’intesa solida. (Repubblica p.5). Il Colle: passi positivi, ora chiarezza sul programma. Incarico forse domani. Il Quirinale vede una schiarita e si prepara a dare il mandato al premier dimissionario, dal quale vuole rassicurazioni su agenda e numeri in aula. (Messaggero p.4). L’ultimatum di Mattarella che ha sbloccato l’impasse. «Presto o sciolgo le Camere». Massimiliano Scafi sul Giornale (p.2).

Totoministri. Nodo vicepremier sfida tra i big Pd. Di Maio all’angolo chiede l’Interno. Orlando o Franceschini per la poltrona di numero due. Al Viminale ipotesi Gabrielli, Grasso verso la Giustizia. La conferma di Conte si paga cambiando tutte le altre posizioni di ministro. Il leader grillino deve dare spazio alla sua sinistra ma anche difendere i fedelissimi. (Stampa p.4). Il Pd per Orlando vice. Ma il capo dei 5 Stelle vuole lo stesso ruolo. De Micheli allo Sviluppo. Misiani in corsa per l’Economia, Bonafede verso la conferma. (Corriere p.3). Viminale, per i dem Franceschini o Minniti. Il M5S prova a blindare Bonafede e Fraccaro. Il Pd punta all’Economia e pensa a Misiani, tra i grillini promozione in vista per i capigruppo Patuanelli e D’Uva. Fuori Toninelli. (Repubblica p.6). Duello su Viminale e vice il capo 5Stelle in difficoltà. Il Pd chiede il numero due, la Farnesina e il Tesoro. Da sciogliere il nodo Giustizia. Per Zingaretti l’interlocutore è Conte e lo vuole al vertice. Sul rebus ministeri, Franceschini o Orlando vicepremier. Cresce Gualtieri commissario europeo. La scelta per esteri, economia e interno sarà concordata con il Colle. Ipotesi Delrio o De Micheli allo sviluppo. La sanità potrebbe restare a M5S. Spadafora alle pari opportunità. Grasso possibile guardasigilli (Messaggero p.3). Minniti all’Interno, Misiani all’Economia. Probabile la riconferma di Trenta e Grillo, Gentiloni verso la Ue o la Farnesina. (Giornale p.4). Di Maio verso la Difesa, il nodo Economia. Il Pd propone Orlando vicepremier unico e Minniti all’Interno. Entra Patuanelli. (Sole p.3).

Il fattore C. Il fattore C a Palazzo Chigi: «La discontinuità sono io». Conte si prepara a restare: il decreto Sicurezza bis va cambiato, lo dissi subito dopo i rilievi del Colle. (Giornale p.4). Eataly a 5 stelle: “Conte mi piace. Il M5s ha svoltato. E il governo coi grillini è meglio di Salvini”. Parla Oscar Farinetti. (Foglio in prima). La chiesa che oggi ha il vento in poppa ha già benedetto Giuseppe Conte. (Foglio p.4).

Casa Pd. La disponibilità e la cautela del Pd. «Progetti chiari o non dura». I timori dentro il partito sull’«alleato» e le incognite sulle mosse di Renzi. Zingaretti insiste sull’importanza del programma: al centro gli interessi degli italiani. La direzione potrebbe slittare a domani. (Corriere p.6). Zingaretti, quanti dubbi sul governo che non voleva. Il pressing da sindacati, Chiesa, mondo della cultura, grandi vecchi del Pd. Su Conte ha tenuto il punto finché ha potuto, poi si è accorto di essere rimasto solo nel partito. La discussione con Bettini sull’ingresso nell’esecutivo. Gentiloni e Zanda invece volevano mantenere i veti di dieci giorni fa. Così il segretario si è convinto ad accettare un reincarico del premier. Le telefonate con Sassoli: “Nicola ha gestito bene la partita”. (Repubblica p.7). Tregua armata nel Pd. Il segretario: resto fuori. Oggi la direzione darà il via libera al governo con il Movimento 5Stelle. Gli uomini di Renzi: un suo capolavoro. Zingaretti a Conte: non sarò in squadra. Congelata l’ipotesi della scissione il leader impegnato per tutto il giorno nella trattativa con Di Maio. Cabina di regia riunita al Nazareno fino a sera. Contatti continui Franceschini-Fico. (Messaggero p.5).

Casa Pd 2. Renzi.

Renzi vince la campagna d’agosto. L’ex segretario Pd accentua la debolezza di Zingaretti e assiste alla nascita del nuovo governo, in attesa di abbatterlo. Dal cinismo alla spregiudicatezza. L’ex premier ha costretto il M5S all’alleanza con i vecchi nemici. All’orizzonte la trasformazione dei suoi comitati civici in partito e la scissione. Federico Geremicca sulla Stampa (p.6). La rivincita di Renzi: si riprende il Pd e spezza l’asse Gentiloni-Orlando. Zingaretti costretto a capitolare sul premier. E rilancia con la Leopolda. (Giornale p.6). Marcucci: «Noi renziani entreremo nell’esecutivo. M5S rallenta il lavoro sul programma». Il capogruppo Democrat al Senato: abbiamo messo a fuoco molte idee, il confronto va avviato subito. Il taglio dei parlamentari rende inevitabile la definizione di una nuova legge elettorale. (Messaggero p.5).

C’eravamo tanto odiati.

Fino a tre settimane fa gli attacchi dei dem al premier. A cui ora dovranno votare la fiducia. “Imbarazzante”, “studia”, “coso”: Pd-Conte, c’eravamo tanto odiati. (Stampa p.6). Convivere dopo l’odio. L’editoriale di Aldo Cazzullo sul Corriere in prima.

Casa Cinquestelle.

Di Maio, l’alleato riluttante ha il Movimento in rivolta. Di Battista è già in fuga. Primo segnale da dissidente: ha disertato il vertice decisivo di ieri. Scontro sui tempi del voto su Rousseau, Casaleggio lo vuole subito, Fico chiede di aspettare il programma (e magari una parola di Grillo). Malumori trasversali sulla strategia del capo. (Repubblica p.4). Casaleggio e Dibba sconfitti. Giallo sul voto di Rousseau. L’imprenditore e l’ex deputato avrebbero preferito le urne anticipate. Passa la linea di Grillo e Di Maio. (Corriere p.7). Grillo striglia Di Maio: «Vai con il Pd e sorridi». Al vertice solo il «no» di Dibba. Casaleggio: subito la consultazione web. Il fondatore in vivavoce spinge il leader. Poi la telefonata a Zingaretti. (Messaggero p.6). Il M5s sommerso dai «vaffa» vuole il via libera dalla base. Casaleggio e Di Maio i più scettici sull’unione con i dem. «Non si può non consultare gli iscritti». Il rebus tempi. (Giornale p.7).

Le voci di dentro.

Trenta: “Spero di restare. Difficile lavorare con la Lega mancava la lealtà”. (Repubblica p.4). Carabetta: «Ci costerà? Può darsi. Ma abbiamo pagato pure l’asse con la Lega». La norma contro le Ong resta. (Corriere p.7). Ruocco : «Tra noi ci sarà un chiarimento Buttiamo la bozza sull’autonomia. Crisi sciagurata aperta da Salvini ora risposte agli italiani». (Messaggero p.6). Di Battista e Casaleggio, i falchi sconfitti dai realisti. Tre ore di vertice per dare il via libera all’accordo con i dem. Taverna si convince, contrario il “pasionario” Dibba. I dubbi di Davide, che impone per oggi il voto su Rousseau. (Fatto p.4). Paragone è già stanco di fare il grillino. E non è certo il solo… Il senatore è contrario all’accordo con il Pd. Insieme a una decina di Cinquestelle delusi può formare un gruppo parlamentare capace di complicare la vita al nuovo esecutivo. (Libero p.6).

Salvini.

“Ribaltone pronto da tempo”. Ma Salvini ferma la piazza. Meloni invoca la mobilitazione, il ministro dice no: “Al Viminale faccio altro”. (Stampa p.5). “Svendono il Paese a Merkel”. E lui: governo Renzi-Prodi ma non farò insurrezioni. (Corriere p.8). L’ultima mossa del leader che per sopravvivere vuole unire il centrodestra. “Alle regionali il M5S si allea con il Pd? Potevano dirlo prima di essere una costola della sinistra. Il governo giallo-rosso nasce da un ribaltone: è politica alla vecchia maniera”. (Repubblica p.8). Salvini isolato accusa Conte: «Vuol fare il Macron italiano. Ultima inutile offerta a Di Maio: «Con il Pd sei finito». (Giornale p.8). «Torneremo all’opposizione. E al Papeete». Parla il titolare del locale ed eurodeputato leghista. (Corriere p.8).

Ma il Nord prepara il processo. (Messaggero p.7). Sfida di Fava, fedelissimo di Maroni: “Fine del mito dell’uomo infallibile. Autonomia e imprese tornino i nostri temi, i migranti non bastano”. Lega, prove di fronda nordista “Matteo ci ascolti o sarà addio. Confronto azzerato. L’ultimo consiglio federale? Non c’era ancora la tv a colori”. (Stampa p.5).

Centrodesdtra.

Berlusconi sconcertato. «Esecutivo di sinistra». Il leader azzurro: «Ancora un governo non eletto dal popolo. Ma l’esperimento fallirà». (Giornale p.9). Meloni: 5 Stelle asserragliati nel Palazzo. Mobilitiamoci. (Corriere p.8).

«Il M5s? Tonno nella scatoletta che volevano aprire». (Giornale p.9). La proposta di Miccichè: pattuglia di responsabili per Iva e legge elettorale. (Messaggero p.7).

Aiutino Ue.

L’Europa tifa per i giallo-rossi. Obiettivo: liberarsi dei sovranisti. Conte, anche se non particolarmente stimato, viene considerato l’uomo giusto per le nozze M5S-Pd. I socialisti del Pse in pressing su Zingaretti. Per la Commissione spuntano i nomi Padoan e Gualtieri. (Repubblica p.11). Macron e von der Leyen l’idea è ammorbidire il patto di Stabilità (Repubblica p.11). Manovra, il “governo dei buoni” parte con l’aiutino Ue sul deficit. Conti pubblici, la Bce tiene basso lo spread, la recessione spaventa Berlino e, per dare una mano agli “anti-Lega”, l’austerità sarà sospesa (Fatto p.8). Flessibilità Ue, con il Conte-bis la partita sale a 10-12 miliardi. L’obiettivo è coprire circa un terzo della manovra da 30-35 miliardi aumentando il deficit autorizzato. Menù M5S-Pd: ammortizzatori sociali più lunghi, taglio del cuneo fiscale e revisione di quota 100. (Sole p.2). Ursula vuole facilitare l’Italia: regole meno rigide sul debito. La presidente von der Leyen vuole riformare i patti Ue. Pensa alla Germania ma favorisce il prossimo governo. (Giornale p.10).

Trasformismo.

Con una brusca inversione a “U”, la Terza Repubblica (modello semi-totalitario basato sulla democrazia diretta) ci riporta alla parodia della Prima. L’accordo Di Maio-Zingaretti passerà alla storia come la nuova versione del ribaltone che segnò la fine del primo governo Berlusconi nel 1994. Primo fu Depretis, poi Moro e il Divo Giulio. L’eterno trasformismo della politica italiana. Marcello Sorgi sulla Stampa (p.7).

Cairo non scende in campo.

Cairo, manifesto del buon senso per fermare la sbornia sovranista. L’imprenditore spiega di non avere per ora intenzione di fare politica ma se gli venisse, ecco come la fonderebbe. La politica potrebbe ripartire dall’ipotesi di dire quello che non ci si vuole sentir dire. L’imprenditore è molto preso dall’idea della politica, ma vuol calcolare bene i tempi. (Stampa p.9). Cairo studia da premier. L’imprenditore pensa alla discesa in campo e lancia il suo programma economico. (Giornale p.11). Cairo: politica? L’idea per ora non mi sfiora. Il giudizio negativo sul governo Lega-M5S. «L’Italia è entrata in stagnazione». Un piano di robuste agevolazioni per le imprese che puntano sui beni produttivi. (Corriere p.11). Non solo Renzi: parte la corsa al centro. Il patron del Torino lancia il suo programma politico, mentre l’ex premier ha il progetto di un nuovo partito. Pier Ferdinando Casini: “Ha lanciato il suo manifesto. Sguarnita l’area moderata. Bene la scelta di Urbano, la competenza vale ancora”. (Stampa p.8).

Migranti.

Migranti in mare. Recuperate 263 persone. In 162 a Malta. (Stampa p.18). L’odissea della Audaz per ricollocare 15 migranti. Dieci giorni in mare, circa 1.400 miglia di navigazione, con oltre 60 uomini di equipaggio. Il tutto per 15 migranti. Si fa presto a dire che l’Europa deve farsi carico dei migranti che arrivano in Italia se poi diventa così farraginoso il loro ricollocamento. Alla fine quanto costerà la missione spagnola? Per avere un’idea basti ricordare che un anno fa per scortare l’Aquarius in Spagna il nostro governo spese circa 250 mila euro. (Corriere p.18). Stop alle Ong dei cieli. L’Italia blocca gli aerei che avvistano migranti. (Repubblica p.17).

ECONOMIA

1 Vivendi Mediaset

al vaglio degli azionisti la nascita di mediaforeurope. accordo con amazon, titolo in rialzo a piazza affari Vivendi esce allo scoperto contro Mediaset “In assemblea voteremo contro il riassetto” Il gruppo francese chiede al Tribunale di essere ammesso a esprimersi il 4 settembre per l’assemblea dei soci

Stampa p.20

Vivendi:«NoalriassettodiMediaset» Richiesta alTribunale per poter votare all’assemblea del 4 settembre sulla sede inOlanda.Il nodo governance

Corriere p.30

Fusione Mediaset Vivendi al voto decide il tribunale k Al vertice Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e amministratore delegato del Gruppo Mediaset Il gruppo francese presenta ricorso d’urgenza per far valere la sua quota

Repubblica p.23

1 Germania quanto ci costi

Germania.

Quanto costano all’Europa la Germania in recessione e le difficoltà di Berlino. Il Paese si è scoperto vulnerabile ai dazi degli Usa sull’auto, trovandosi squilibrato sull’export. Federico Fubini sul Corriere (p.28).

È la recessione più annunciata degli ultimi anni, se davvero la Germania vi è caduta dentro. Dal Dieselgate sulle emissioni di Volkswagen quattro anni fa — e da come il gruppo evitò buona parte delle sanzioni in patria — era chiaro che l’influenza dell’industria tedesca sul governo non è solo quella che si vede alla luce del sole. Da tre anni era emerso che la prima economia europea non ha investito abbastanza nel digitale e nelle tecnologie che trasformano la sua industria più vitale, l’auto. Da due poi la Germania, così squilibrata sull’export e sulla domanda finanziata da altri Paesi, si è scoperta vulnerabile ai dazi di Donald Trump. Infine da oltre un anno aveva iniziato a rallentare, da quando è finito il «quantitative easing» della Banca centrale europea che molti tedeschi hanno vissuto come un torto. Ora arriva la conferma. Dopo i mesi di lieve contrazione fra aprile e giugno, l’economia tedesca resta in difficoltà. In agosto per il quinto mese di seguito l’indice Ifo sul clima per le imprese è caduto, più delle attese. Nel manifatturiero l’Ifo è ai minimi dal terribile 2009, mentre anche i servizi iniziano a essere toccati dalla gelata. Da dieci anni una recessione tedesca non era mai stata tanto vicina e in sé non c’è niente di patologico, dopo una lunga fase positiva. La disoccupazione resta ai minimi, gli scambi con l’estero generano quasi 300 miliardi di risparmi l’anno e la finanza pubblica è così solida che il debito ha rendimenti negativi (si paga per prestare denaro alla Germania) fino a scadenze di trent’anni. Il settore privato e il governo di Berlino hanno i mezzi per rispondere alla frenata, se vogliono. Ciò che sorprende Berlino, e sta cambiando le politiche europee, è qualcos’altro: non sembra più solo un normale cambio di stagione, perché un intero modello forse è da rivedere. La dipendenza diretta dall’export di quasi il 40% del prodotto tedesco è troppo alta, mentre le guerre commerciali della Casa Bianca continuano e lambiscono l’Europa. E la Germania siede al centro di un continente che non ha colossi digitali come quelli cinesi o americani. Viene di qui l’idea in preparazione a Bruxelles nella futura Commissione Ue della tedesca Ursula von der Leyen di un «fondo sovrano» da 100 miliardi, finanziato dai governi, per aiutare i campioni tecnologici europei a crescere. Berlino in difficoltà vede oggi l’Europa come uno scudo protettivo. Pochi mesi fa, osteggiava un budget molto più piccolo per sostenere i Paesi fragili dell’euro. Presto invece chiederà a tutti gli altri governi di contribuire a finanziare, tramite il fondo sovrano Ue, i propri gruppi tecnologici. Una buona idea che dimostra come il segno del potere non sia il comando. È nel saper trasferire, se serve, i propri problemi sugli altri.

“E a chi vende in Germania ora il futuro mette paura”. Laura Dalla Vecchia presidente degli industriali meccanici vicentini: “Alcuni colleghi hanno già avviato la cassa integrazione. I tedeschi vogliono la perfezione, ma non basta. Abbiamo bisogno di relazioni internazionali, non di una politica populista”. (Repubblica p.13).

Ocse.

Pil, Italia ultima fra i Grandi Ocse: “Fate politiche espansive”. Crescita zero sia nel secondo trimestre che sui dodici mesi, impietoso il confronto sull’anno dove la media Ue si attesta sull’1,3%. Il segretario Angel Gurria: “Spazi per intervenire sul Fisco”. Rallentamento anche per Usa Giappone e Francia. Fra aprile e giugno Regno Unito e Germania in segno negativo (Repubblica p.13). Italia fanalino di coda del G7. L’Ocse: ora una scossa fiscale. (Messaggero p.8). E la Grecia torna alla normalità: stop al controllo sui capitali. (Corriere p.28).

«Grandi opportunità per investire. Ma l’incertezza del diritto frena». Nel lungo periodo restiamo fiduciosi nelle vostre imprese. I Paesi che attraggono più gli investimenti sono gli Usa, per la sua crescita stabile, e l’Asia, Un private equity compra un’azienda per rivenderla entro un arco di tempo. Parla Michael Gerstenzang, avvocato e managing partner dello studio legale americano Cleary Gottlieb.

Corriere p.29

Dazi.

Dazi, giravolta di Trump “Ora trattiamo con la Cina”. Venerdì l’annuncio di nuove tariffe. Ieri al G7 il dietrofront apprezzato dai mercati. (Repubblica p.22). Sui dazi gli Usa aprono alla Cina, Il presidente americano: Pechino ha un disperato bisogno di un accordo. Merkel tratta sulle tasse all’auto. (Stampa p.12).

Dazi, Trump più conciliante Riparte la trattativa con la Cina Cambio di toni. Il presidente Usa pronostica a sorpresa una intesa sul commercio con Pechino, fissa il riavvio dei negoziati a settembre e torna a parlare in termini lusinghieri di Xi Jinping

Sole p.6

Digital tax.

Parigi e Washington trovano l’intesa sulla digital tax. Dagli Usa aperture anche sul confronto con le imprese di auto europee. (Sole p.6).

Aliquota “personalizzata” la riforma mai nata di Tria

`Prelievo graduale sul modello tedesco invece degli attuali scaglioni di reddito

No tax area allargata e meno detrazioni un piano che costa tra i 7 e gli 11 miliardi

ipotesi studiata in alternativa alla flat tax e a uno schema più tradizionale a tre aliquote

Messaggero p.9

5 Scuola

Classi mobili, niente cattedra boom della scuola senza aula

Il fenomeno della “didattica innovativa”: gli alunni cambiano ambiente a ogni ora

Videoproiezioni, wifi e lavagne interattive Progetto nato a Roma, ora in migliaia di istituti

Messaggero p.13

5 Alitalia

Alitalia al bivio, vertice sul piano tra sindacati e commissari. La liquidità in cassa si sta riducendo e non decolla ancora l’intesa con Delta. In vista di settembre Ferrovie e Atlantia chiedono al vettore di sciogliere i nodi su rotte e governance. In cassa 413 milioni. (Mesasggero p.16). Sapelli: “Alitalia va salvata ma le Fs non sono l’ideale”. Bisognerebbe risolvere le 130 crisi industriali in corso, a partire da Ilva, un incubo che rischia di bloccare il 70% delle forniture di acciaio. (Repubblica p.23).

5 navigator

Navigator ostaggio di De Luca “Pd e 5 Stelle ora lo fermino”

CampaniaIl governatore dem blocca l’assunzione di 471 persone con la scusa della precarietà. E c’è chi inizia lo sciopero della fame: “Basta ricatti politici”

Fatto p.9

5 valute digitali

Valute digitali, le sta preparando il 70% delle banche centrali FINTECH La corsa ad anticipare Libra è guidata dalla Cina per difendere gli istituti L’obiettivo di tutti è la riduzione dei costi e l’inclusione finanziaria

Ma la Super Libra è solo un sogno di mezza estate

La proposta è tecnicamente possibile, ma oggi del tutto irrealizzabile sul piano politico

Il successo di una idea spesso dipende dal combinato disposto di tre fattori: quale è l’idea, chi la propone, quando viene proposta. Se allora in pieno agosto il governatore – uscente – della Banca d’Inghilterra lancia l’idea di una moneta che sia al contempo, pubblica, elettronica e sovranazionale il successo mediatico è assicurato. Per almeno tre ragioni: la tematica è rilevante, il proponente prestigioso, i giorni relativamente poveri di fatti che siano al contempo internazionali, seri e rilevanti (i tre aggettivi non sono scelti a caso).

Sole p.13

5 Scuola

5 Scuola

ESTERI

L’Ue prepara la svolta sui conti pubblici “Adesso bisogna cambiare le regole” Un documento della Commissione apre alla revisione dei vincoli di bilancio. Von der Leyen: solo riflessioni

Stampa p.11

Via fiscal compact e vincolo del 3% allo studio un Patto di stabilità soft

`I tecnici, secondo indiscrezioni, avrebbero elaborato un documento da sottoporre alla nuova Commissione `Ma Bruxelles smentisce il piano che allenta la stretta sul bilancio per rilanciare subito la crescita economica

Messaggero p.15

Da Bruxelles arrivano le prime bocciature sui candidati per l’Ue Non passa Szczerski, indicato dal governo polacco per l’Agricoltura La lista dei commissari slitta Francia e Italia chiedono tempo

Stampa p.11

G7

Iran, Cina e Ucraina tutte le svolte del G7. E Macron rivendica il ruolo di mediatore. Trump apre a un incontro con Rouhani. Schiarita sulla Digital Tax. A settembre vertice a quattro su Kiev e Mosca. (Repubblica p.15).

Dal G7 Trump tende la mano all’Iran “Sarei pronto a incontrare Rohani” Il leader Usa conciliante con i nemici: potrei invitare Putin a Miami nel 2020. Decisivo il ruolo di Macron

Stampa p.12.

DAL G7 DI BIARRITZ L’ITALIA ESCE CON UN RUOLO MARGINALE

Editoriale di Paolo Mastrolilli stampa p.25

Macron strappa alcuni sì a Trump «Sull’Iran possiamo ripartire» Successo d’immagine per il presidente.Ventimilioni all’Amazzonia.GliUsa aprono sui dazi

Corriere p.12

Insulti a Brigitte Ora con Bolsonaro la guerra è totale Il brasiliano irride la première dame La replica: «Frasi irrispettose, che tristezza»

Corriere p.13

Offesa sessista per Brigitte. Lite tra i leader sulle First Lady

Bolsonaro fa infuriare il capo dell’Eliseo

Repubblica p.15

Stampa p.12

3 Amazzonia

Il leader brasiliano ironizza sulla première dame. E sugli incendi dice: non voglio i soldi dei G7 Amazzonia e battute sessiste Bolsonaro attacca Macron

Stampa p.13

Ora il mondo si mobilita Primi aiuti per l’Amazzonia Un fondo di venti milioni di euro per l’emergenza. Donazioni da Leonardo Di Caprio e Lvmh Ma Bolsonaro si irrita: “I ricchi ci trattano da colonia, sono sicuro che hanno altre finalità”

Repubblica p.14

4 oppioidi

Oppioidi,lasentenzastorica: Johnson& Johnsonècolpevole Pagherà 572 milioni perla crisisanitaria inOklahoma. In arrivo altre 2000 cause

Corriere p.14

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GIUSTIZIA

1 Sicilia

SCUSI BONAFEDE, MA I 91 MILIONI? Il pasticciaccio brutto della Sicilia su cui tutti, politici, pm, antimafie e il ministro spazzacorrotti stanno muti

Di Giuseppe Sottile

Ezio Bigotti, GaetanoArmao e il censimento dei beni immobili della Regione mai fatto. Ma per cui i soldi sono stati misteriosamente spes

Il Guardasigilli grillino che ha introdotto il trojan e inasprito i toni giustizialisti su questo caso non è mai intervenuto

Non dite al Ministro che in Sicilia – nella sua Sicilia – uno dei tanti predatori arrivati qui, nei saloni dorati di Palazzo d’Orleans, per vendere fumo è riuscito a mettere a segno l’affare del secolo: un colpo grosso da 91 milioni di euro. Pagati dalla Regione e – scandalo nello scandalo – finiti poi, attraverso un immancabile giro di società, nei paradisi fiscali del Lussemburgo. E’ successo tutto nel 2007, quando Totò Cuffaro, governatore della Sicilia, conferì a Ezio Bigotti, un avventuriero venuto da Pinerolo, l’incarico di preparare un censimento dei beni immobili riconducibili alla Regione. Bigotti, va da sé, promette mare e monti. E per meglio aggirare intoppi burocratici e questuanti della politica ingaggia un consulente di tutto rispetto: Gaetano Armao, un mestolo buono per tutte le pentole. Il quale, tre anni dopo, diventa assessore al Bilancio di Raffaele Lombardo, il presidente succeduto a Cuffaro. Armao è un uomo di mondo. Ma appena si accorge che Repubblica comincia a svelare le malefatte nascoste sotto il fantomatico censimento, apparecchia sul palcoscenico della politica un moralismo dirompente, almeno per la Sicilia: sbandiera un elenco di inadempienze; mette in mora il suo fraternissimo amico Bigotti e, manco a dirlo, blocca – proprio lui, l’ex consulente – i pagamenti alla società “Sicilia Patrimonio Immobiliare”, controllata dall’immobiliarista piemontese. Blocca i pagamenti ma non lo trascina in giudizio. E da questa discrasia nasce ovviamente una vertenza grande quanto una casa. Che, manco a dirlo, consente all’avventuriero di Pinerolo di chiedere e ottenere risarcimenti per 91 milioni e, all’un tempo, di risparmiarsi le spese e la fatica di portare al termine il censimento. Una manna dal cielo.

2 de vito

Il Campidoglio ha un problema: ritorna De Vito

Ancora indagato Da settembre potrebbe di nuovo presiedere l’assemblea capitolina. Il M5S di Roma: “Abbiamo le mani legate”

Intercettazioni e conti: cosa ha in mano la Procura L’inchiesta Dall’arresto alla sentenza della Cassazione: tutti i colpi di scena dell’indagine che imbarazzò i pentastellati

“Questa è tipo l’a l l i ne a me nto della cometa di Halley”, così parlava il “s ocio” Me z z acap o

Fatto p.17

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Letture

Perché vince il modello cinese. “È un sistema diverso da quello russo e funziona grazie alla meritocrazia”: Le tesi (controverse) del politologo canadese. Repubblica a pagina 29.

Stefano Massini. Cancellar le stelle. A Dover sparisce il murale di Banksy contro la Brexit. Tre le ipotesi in campo. E una certezza: viviamo in un’epoca a luci spente. Stefano Massini su Repubblica a pagina 30.

Il Quirinale è l’unica scuola di estetica che ci rimane

Francesco Merlo su Repubblica a pagina 30.

Montanelli una lezione di chiarezza. Stefano Balassonoe su Repubblic a apagina 39.

Punto e virgola. Sul Messaggero a pagina 19

I 91 milioni in sicilai da giustizia

Foglio p I

P. L’ARCHITETTO DEL SECOLO Marcello Piacentini illuse il Duce di essere lui l’architetto supremo. Così ebbe gloria e potere. E plasmò 28 città italiane. La sua è una biografia della nazione

Un periodo in cui l’architettura rivestiva un ruolo centrale nell’organizzazione del consenso e della costruzione identitaria

Il trio Piacentini, Sironi, Martini partorisce il Palazzo di Giustizia di Milano come sintesi delle arti operata dai primatisti del proprio campo

Il suo talento principale fu quello di saper aggirare i concorsi pubblici, con contatti diretti e persuasivi con il ceto politico e non solo

Il suo trasformismo professionale e stilistico si sono imposti con una potenza tale da incarnare la biografia di tutta la nazione

Foglio p.IV

«Salvate la mia valle»

Correiere p.21