Addio al cardinale Silvestrini. Fu il negoziatore con l’Est Europa

Per tutta la vita si è occupato di ambiti apparentemente lontani come la geopolitica vaticana e la formazione dei giovani. In realtà il cardinale Achille Silvestrini, morto ieri a 95 anni, applicava in entrambi i ruoli lo stesso metodo: il dialogo. Da ministro degli Esteri è stato protagonista della revisione del Concordato con l’Italia e della grande stagione della Ostpolitik, la mediazione con i regimi comunisti dell’Europa orientale per tenere in vita le comunità religiose. Da direttore del collegio Villa Nazareth, ha educato generazioni di studenti meritevoli e indigenti. Papa Francesco ricorda il «diplomatico abile e duttile al servizio di sette pontefici, pastore fedele al Vangelo e attento alle necessità degli altri». Figura simbolo di un’epoca§ Al ritorno dalle missioni all’estero(Est Europa, Terra santa, Buenos Aires per le Falklands, Nicaragua, El Salvador, Libano, Siria) si informava subito sui risultati scolastici dei suoi ragazzi, con i quali il colloquio non si interrompeva mai. Maestro di vita cristiana e padre spirituale per una comunità-cenacolo ispirata al Concilio Vaticano II e fondata sulla «diaconia della cultura e dell’incontro», aperta agli scambi culturali con atenei stranieri e frequentata da protagonisti della vita pubblica e della cultura come Agnelli, Ciampi, Scalfaro, Cossiga, Prodi, Fellini, Gassman. Uomini di Stato e vertici ecclesiastici riconoscono che in mezzo secolo al servizio della Chiesa e dei giovani ha sempre dato prova di rettitudine e onestà intellettuale. Rutelli segnala i suoi «storici meriti per le comunità cristiane nel mondo e per lo sviluppo di un’innovativa diplomazia internazionale». Pastore d’anime e fine diplomatico, è stato il simbolo di un’epoca, di un modo di interpretare il dialogo internazionale e di affrontare temi complessi come la pace tra i popoli e il contrasto alla proliferazione delle armi atomiche. Ha contribuito a dare spessore ai rapporti Stato-Chiesa negoziando gli spazi di collaborazione tra istituzioni civili e religiose in campo formativo, culturale e politico. Amico di Moro, Spadolini e Andreotti, fu riferimento per il cattolicesimo democratico e i settori riformisti del Sacro Collegio. Pacatezza e capacità di intessere relazioni. Alla sua scuola sono cresciute personalità influenti su entrambe le sponde del Tevere come l’attuale segretario di Stato, Parolin e il premier Conte. Oggi alle 15 i funerali nella basilica di San Pietro. Poi l’ultimo saluto a Villa Nazareth di tre generazioni di suoi allievi.