Editoriale non firmato

Con il rifiuto di votare ieri per Christine Lagarde a presidente della Banca centrale europea, il Movimento 5 stelle ci ha di nuovo ricordato di che pasta è fatto: un partito di populisti scassabanche che, a prescindere dal merito e dai fatti, è capace di orientarsi su qualsiasi stupidaggine possa compiacere il popolo del risentimento. E si conferma così il sospetto che non si possa guarire da se stessi, e che insomma l’euro – peismo così rapidamente germogliato (e mai spiegato dopo il voto a Ursula von der Leyen) tra le file grilline possa marcire altrettanto rapidamente. I motivi dell’asten – sione, per come spiegati dagli eurodeputati di Casaleggio e Di Maio, appaiono infatti come una summa di banalità da Bignami del complotto. Lagarde, ex direttore del Fondo monetario internazionale, sarebbe infatti “corresponsabile dell’austerità” e “non ha avuto pietà verso paesi in difficoltà come la Grecia” (Piernicola Pedicini). Fino a iperboli grilline vecchio stampo, a riprova del proverbio secondo il quale “chi nasce tondo non muore quadrato”. Un esempio? “Non voteremo la Lagarde per rispetto ai popoli affamati dalle politiche del Fmi da lei diretto” (Ignazio Corrao). Si segnala così un problema per il Pd, un rischio di cui dovrebbero tener conto Dario Franceschini e tutti gli altri sostenitori di un’alleanza addirittura organica (e non solo episodica) con il M5s. I grillini sono notoriamente campioni di ginnastica a corpo libero: insomma di capriole. Non avendo nessun orizzonte ideale né culturale cui rispondere, possono facilmente prendere posizioni in contrasto le une con le altre. E nel giro di pochissimo tempo dar vita a dei veri testacoda. Senza mai dover spiegare nulla. Ieri hanno addirittura contestato, e non votato, un candidato alla presidenza della Bce che aveva usato come bandiera la parola “cre – scita” al posto di “austerità”. “Le persone hanno bisogno di sapere che è la loro banca centrale e che sta facendo politica con a cuore i loro interessi”, aveva detto Lagarde, sventolando pure l’idea di una Bce pronta a investire sulle politiche ambientali. In un solo voto (anzi: in un sol colpo) i grillini hanno ancora una volta confermato la loro natura tetragona e inaffidabile. Attenzione.