Gian Antonio Stella
«Tu vuo’ fa’ ‘o proporzionale / se i sondaggi vanno male/ governiamo l’Italy / sient’a mme nun ce sta’ niente a fa’/ ok proporziona’ se vuo’ fa’ o’ deputa’» Ricordate? Lo cantavano le Iene davanti a Montecitorio l’11 ottobre 2005 e al coretto che faceva il verso a Renato Carosone si unì allegra, tra gli altri, l’allora ministro Stefania Prestigiacomo. Si discuteva della soppressione del «mattarellum» che prevedeva un sistema maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari: sistema che, stando ai sondaggi, pareva destinato a far vincere alle elezioni di sei mesi dopo l’Unione di centrosinistra con un parallelo tracollo della destra in lite da mesi. Fu così che, in tre giorni, la maggioranza destrorsa si ricompattò e rovesciò tutto: basta col maggioritario, avanti il proporzionale. L’esatto contrario di quanto aveva sostenuto per anni Berlusconi: «Per noi il maggioritario è quasi una religione». Tesi confermata il 15 maggio 2005 quando ancora i sondaggi parevano a lui favorevoli: «Se vogliono tornare al proporzionale e al consociativismo si sbagliano di grosso». Anzi, voleva pure «eliminare la quota proporzionale». E chi stava dall’altra parte, a battersi contro la reintroduzione del vecchio proporzionale? La sinistra. Oggi ripropensa al proporzionale. Curioso. Come curioso fu il titolo di Libero del 14 ottobre 2005 dopo l’approvazione della nuova legge: «Addio cara Mortadella». Titolo di catenaccio: «Passa la riforma elettorale di Berlusconi. E per Prodi saranno guai». Perché questo addio al maggioritario? Risposta di Renato Farina, autore del commento: «Intanto è stato Berlusconi a papparsi Mortadella. Il quale è un leader da maggioritario cioè del nulla ormai; è un re travicello senza un posto dove sedersi e dire: questa è casa mia». Indimenticabile il commento di Roberto Calderoli su la Padania: «Noi avevamo il freno a mano tirato ma loro adesso devono cambiare l’autista. Il povero Prodi con questa legge rischia di non trovare neanche una macchina». Confesserà: «L’ho scritta io ma è una porcata». Insomma, una legge su misura della convenienza. Dice ora il suo capo Matteo Salvini, indignatissimo all’ipotesi che i «giallorossi» possano cambiare le regole per tornare al proporzionale, che la Lega scatenerebbe l’inferno. Statisti di scuola Patty Pravo: «Oggi qui / domani là…»