Al Senato la maggioranza per ora c’è ma si teme la campagna acquisti della Lega

I numeri dicono che la maggioranza giallo-rossa in Parlamento c’è ed è più robusta di quella uscente. Alla Camera, il nuovo governo è accreditato di 348 voti quando ne basterebbero 316. Al Senato, però, dove una maggioranza ha bisogno di 161 voti, il nuovo esecutivo può contare su 157 voti certi. I piccoli gruppi allora diventano cruciali e anche il singolo voto pesa. Non c’è da stupirsi. Tradizionalmente, le maggioranze di Palazzo Madama sono le più ballerine. Qui da sempre si tentano i colpi bassi e chissà, magari in un prossimo futuro, qualche senatore potrebbe essere tentato da un cambio di casacca per assicurarsi la ricandidatura. Il pallottoliere del Senato parte dai 107 senatori M5S (ma difficilmente voterà a favore Gianluigi Paragone molto critico con la svolta a sinistra del 5S) e dai 51 del Pd. La base, quindi, è 157. Vanno poi aggiunti 5 ex grillini, fuoriusciti in dissenso per l’alleanza con la Lega e oggi più che bendisposti per il Conte-bis; i 4 senatori di LeU (Pietro Grasso, Loredana De Petris, Vasco Errani e Francesco Laforgia) che sono considerati già nel perimetro della nuova maggioranza; alcuni nel Gruppo delle Autonomie che dovrebbero votare a favore (3 della Svp, il senatore dell’Unione Valdotaine Albert Laniece, più Casini e Bressa); nel Misto ci sono poi la radicale Emma Bonino e il socialista Riccardo Nencini. Infine 2 senatori eletti all’estero, del Maie, che si segnalano per pragmatismo. Per il momento tutti sembrano a favore. E con questi apporti, la maggioranza dovrebbe salire a 176. Quindici voti più del necessario. Vanno poi considerati i 6 senatori a vita (il Presidente emerito Napolitano, l’ex premier Ma Monti, gli scienziati Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, l’architetto Renzo Piano, Liliana Segre) che voteranno a favore o al massimo si asterranno, ma che per età e impegni non sono propriamente i più assidui ai lavori parlamentari. Alla prima fiducia, il Conte-bis potrebbe partire con una maggioranza di 182 voti. Soltanto il tempo, però, dirà se è vera forza. C’è all’orizzonte una tempesta perfetta: per la riforma Fraccaro una metà degli attuali senatori non rientrerà. E i grillini ben difficilmente riusciranno ad avere così tanti eletti. Da quelle parti si profila un massacro. E allora, al netto dei senatori a vita, se le sirene di Matteo Salvini ma anche di altri del centrodestra convincessero 7 o 8 senatori a sfilarsi, addio maggioranza. La preoccupazione è tale che già sono pronta a scattare le contromisure. Una vecchia volpe del Senato confida che “abbiamo già agganciati quattro di Forza italia. Non si sa mai».