Alberto D’Argenio

Quest’anno «con un governo dalla visione pro europea le discussioni sui conti italiani saranno più facili». Mário Centeno è a Cernobbio per il Forum Ambrosetti. A Villa d’Este, in riva al lago di Como, il presidente dell’Eurogruppo cerca l’equilibrio. Il ministro portoghese che presiede le riunioni con i colleghi della zona euro parla con la credibilità di chi è riuscito a rilanciare la crescita del suo Paese rispettando le regole della moneta unica. La colomba di Lisbona è sollevata dall’arrivo di un esecutivo favorevole all’Europa. Promette dialogo e flessibilità «all’interno delle norme esistenti e nel rispetto degli impegni presi dall’Italia». Ma fino a quando gli europei non si saranno confrontati con il neo ministro Roberto Gualtieri («un amico») e non avranno letto la manovra, è impossibile pensare a soluzioni creative, a una flessibilità extra che renda più facile al Tesoro sopportare la manovra monstre ereditata dai gialloverdi (si parte dai 23 miliardi per disinnescare l’aumento dell’Iva). In definitiva, c’è l’apertura di credito di chi sa che è più facile trovare soluzioni dialogando piuttosto che insultandosi, anche se le regole non verranno stravolte per aiutare l’Italia a uscire dall’era sovranista. Centrale, per guadagnare la fiducia dei partner e trovare vie d’uscita, sarà «la qualità della manovra». Presidente Centeno, come valuta la nascita del Conte bis? «La presenza di un governo pro europeo è molto importante, ho lavorato bene con Giovanni Tria ma è stato un periodo estremamente difficile. I problemi dei mesi scorsi hanno danneggiato molto l’Italia sui mercati e nelle relazioni con i partner della zona euro. È importante avere un approccio europeista in modo da poter affrontare insieme le sfide che ci attendono e per questa ragione sono contento di incontrare la prossima settimana all’Eurogruppo di Helsinki il nuovo ministro Roberto Gualtieri che conosco bene per la sua precedente carica di presidente della commissione economica del Parlamento europeo. Sono certo che il nostro confronto sarà molto fruttuoso». I vostri colloqui ruoteranno intorno alla flessibilità: a suo avviso in che misura l’Europa potrà aiutare l’Italia ad affrontare la manovra? «È impressionante quanto lo spread sui titoli di Stato italiani sia sceso in così pochi giorni, significa che i mercati hanno accolto positivamente il nuovo governo. L’assetto istituzionale dell’Unione a volte genera attriti ma sappiamo anche che abbiamo abbastanza flessibilità e spazio di manovra nelle regole attuali. Le norme della zona euro permettono già di attuare le politiche necessarie per rilanciare la crescita». In Italia c’è la percezione che ora l’Europa concederà flessibilità extra. È così? «La flessibilità non viene concessa in base all’orientamento verso la Ue di un governo ma è all’interno delle nostre regole e aiuta a raggiungere una valutazione positiva di determinate politiche da parte della Commissione e dei partner dell’Eurogruppo. L’importante è lavorare all’interno delle norme senza sfidarle. In Portogallo, ad esempio, abbiamo mantenuto gli impegni ma abbiamo cambiato politiche, le abbiamo spiegate all’Europa e agli investitori e ne abbiamo valutato l’impatto strada facendo. Sono certo che l’Italia individuerà le sue priorità politiche senza spezzare il lavoro con le istituzioni dell’Unione in modo da non compromettere la stabilità. I paesi con un alto debito come Italia e Portogallo devono mantenere gli impegni altrimenti i tassi salgono rendendo ancora più difficile il lavoro del governo». Ha qualche suggerimento su come trovare un giusto mix di politiche per la crescita e rispetto delle regole? «Non mi spingerei tanto lontano, ma ricordo che i governi godono di grande libertà nello stabilire la composizione di spese e politiche nelle loro leggi di bilancio. Capisco che alzare l’Iva danneggerebbe l’economia, ma l’attuazione del bilancio 2019 sta andando bene. Questo avrà un impatto positivo sul 2020 riducendo l’importo dell’intervento per disinnescare le clausole sull’Iva». In Italia la crescita è ferma: sarebbe una buona idea sostenerla con misure espansive? «Se in passato è stato sbagliato imporre austerità in giro per il continente, oggi dobbiamo evitare di fare l’errore opposto, ovvero di spendere troppo senza tenere in conto la situazione dei singoli Paesi. Bisogna sempre essere consapevoli dello spazio di bilancio dei diversi partner. L’Italia deve trovare il giusto bilanciamento tenendo in considerazione il suo alto debito e la necessità di un risanamento del bilancio. D’altra parte l’Italia è in surplus da anni ma ha un problema cronico di crescita: è esattamente su questo aspetto, il rilancio dell’economia, che ci dobbiamo concentrare nella zona euro con politiche favorevoli alla stabilità e alla crescita». Ursula von der Leyen pensa a una svolta verde per l’Europa: sarà possibile scorporare gli investimenti per la green economy dal calcolo del deficit? «Questa eccezione al momento non è prevista e non abbiamo ancora discusso cosa implicherebbero sui bilanci nazionali le nuove politiche sul clima della Commissione. Nel frattempo gli impegni dei governi e la qualità degli investimenti sarà cruciale per influenzare positivamente l’analisi di Bruxelles sui conti». In questa nuova legislatura europea sarà possibile, come auspicato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riformare il Patto di stabilità? «Entro la fine dell’anno discuteremo una revisione del Six-pack e del Two-pack, due regolamenti centrali nelle attuali regole sui bilanci. Sarà di sicuro una discussione aperta e controversa. Non siamo soli in questo dibattito, ci sono 19 democrazie con sentimenti forti sulle regole fiscali. Intorno al tavolo vedo voglia di semplificare le norme e renderle più efficaci. Non vedo però la volontà di renderle più indulgenti e su questo dobbiamo essere chiari da subito per evitare false aspettative e fraintendimenti. Ma nel semplificare le regole possiamo renderle più intelligenti e democratiche e più facili da comprendere per i cittadini. Visto che sono importanti, devono poter essere capite da tutti». È sollevato dal fatto che Matteo Salvini non sia più al potere? «Ci sono diversi modi di cambiare la direzione delle politiche europee. Quello che sicuramente non funziona è affidarsi ad annunci altisonanti e allo scontro con partner e istituzioni Ue perché provoca sempre contraccolpi negativi nel proprio Paese. Per migliorare l’Europa serve uno spirito costruttivo». La Ue sente la necessità di aiutare questo governo per evitare il ritorno dei sovranisti? «Il populismo sta aumentando nei paesi in cui si apre la porta a risposte semplici a questioni complesse. È facile dare ricette magiche, ma poi sono impossibili da attuare. Le domande dei nostri cittadini devono sempre essere ascoltate, ma il populismo è certamente la risposta sbagliata perché poi non passa il test della realtà. In Europa abbiamo gli strumenti e le istituzioni per rispondere alle difficoltà della società senza mettere in discussione grandi risultati come euro, mercato interno e libertà di movimento». Sostiene la candidatura di Paolo Gentiloni a commissario europeo agli Affari economici? «L’aver scelto un ex primo ministro come commissario è un passo molto importante che dimostra l’attenzione verso l’Europa del nuovo governo. L’esperienza e la maturità di Gentiloni saranno un valore aggiunto per qualsiasi portafoglio dovesse gestire, compreso quello per gli Affari economici».