Alessandro Sallusti
Salvini capitano? Sì, ma non del Titanic. Se come pare chiaro il governo tra Pd e Cinque Stelle vedrà la luce oggi si mette fine all’anomalia di un governo a trazione di sinistra, quale è stato il Di Maio-Salvini, sostenuto convintamente da un partito di centrodestra (la Lega) che nelle urne si appropriò, per via del sistema maggioritario, anche dei voti di elettori «alleati» di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Dopo un anno di confusione e di patti elettorali traditi torna quindi un po’ di chiarezza. Da una parte c’è ora il blocco di sinistra (Cinque Stelle e Pd) che probabilmente si presenterà in coalizione anche nelle prossime elezioni regionali e comunali, dall’altra i componenti del vecchio centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia). Un nuovo bipolarismo, insomma, che costringerà i vari attori a mettere fine a una serie di equivoci. Il primo dei quali, almeno per quello che ci riguarda, è se Salvini sarà solo il capo della Lega o può ancora diventare da subito il leader di una coalizione più ampia insieme a Berlusconi e alla Meloni. Il Capitano solitario si è messo nei guai. Se l’alleanza tra Zingaretti e Di Maio diventerà, oltre che di governo, anche politica, per Salvini qualsiasi elezione non sarà una passeggiata, non come poteva apparire fino a ieri. In pratica, nonostante il grande consenso di cui ancora gode, non può sperare di vincere facile da solo contro una alleanza Pd-Cinque Stelle che già oggi supera il 40 per cento. Matteo Salvini deve quindi decidere se dopo aver chiuso i porti vorrà chiudere anche la porta di una alternativa alla sinistra-sinistra. Né può pensare, dopo i casini che ha combinato, di tornare con i suoi vecchi alleati cavandosela con una pacca sulle spalle, tantomeno concedendo loro una «annessione alla Lega» come ha fatto balenare nelle scorse settimane. Salvini resta l’uomo forte del centrodestra, ma la sua ricetta, come dimostrano i fatti di queste ore, non (…) funziona (è riuscito ad attirarsi a furia di errori madornali anche le ire del suo presunto amico Trump). A tal proposito, Berlusconi da qualche giorno va dicendo una cosa apparentemente assurda: «Sogno il ritorno di un centrodestra che abbia come perno Forza Italia». Assurda perché la Lega veleggia sopra il 30 per cento e Forza Italia arranca sotto il 10. In realtà, penso che Berlusconi non si riferisca ai numeri che ben conosce, ma alla rotta che la nave del centrodestra, a prescindere dai rapporti di forza interni, deve avere. In sintesi mi pare di capire che Forza Italia non sia più disposta a salire a bordo di un Titanic (la Lega di Salvini), bello da vedere ma in realtà fragile e il cui Capitano, per stareinmetafora, si schiantò contro un iceberg per irruenza e imperizia. Fino aieri erano Berlusconi elaMeloni che bussavano alla porta – mai aperta – di Salvini. Da oggi non sarei più sicuro che il corteggiamento continui con le stesse modalità. Se Salvini avrà l’umiltà di fare il percorso inverso rinunciando ai suoi eccessi, e al suo andare sempre contro tutti, a sfidare l’Europa a prescindere dalla logica, il centrodestra rimarrà vivo e competitivo. Altrimenti, addio alleanza e liberi tutti. Ma per liberarci della sinistra al governo, non ci resterà che aspettare un Capitano che oltre il coraggio dimostri di essere lungimirante e affidabile con il Paese e con gli alleati come a suo tempo lo fu Berlusconi. E a quel punto, auguri Capitano.