Buongiorno a tutti. Mentre i due Mattei si danno appuntameto in tv nel salotto di Vespa, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, i due protagonisti degli unici scontri televisivi diretti che si siano visti fino ad oggi, si prendono la ribalta dei giornali con due importanti interviste. Al centro delle quali ci sono i due Mattei. Buona lettura a tutti.

Matteo contro Matteo. Salvini-Renzi, sfida fra acerrimi rivali per dominare la scena. Scintille sul duello tv, il match a Porta a Porta a metà ottobre. Primi insulti: “Vendutello, hai paura”. “Lascia perdere i mojito” (Stampa p.4). Ma i protagonisti dei finora unici scontri diretti in tv della Prima e della Seconda Repubblica degli unici confronti diretti dall’introduzione del maggioritario, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, oggi si prendono la ribalta dei giornali. Occupano la scena con due interviste al Corriere e Repubblica che non a caso hanno al centro i due Mattei.

Un figlio mancato chiede Francesco Verderami a Berlusconi, sul Corriere (p.9). «Perché figlio, perché mancato? Il percorso di vita di Matteo Renzi è all’antitesi del mio. Lui fin da giovanissimo ha vissuto e vive nella politica, nell’apparato di un partito. E si è sempre collocato nella sinistra. Io ho seguito e seguo un percorso esattamente contrario. Per questo i moderati non lo votano anche se è moderno europeo e lontano dalle ideologie». Su Salvini che sul referendum chiede al Cavaliere la prova d’amore Berlusconi è netto: «Dopo la prova d’amore viene il matrimonio riparatore o il delitto d’onore, tutte cose che non farebbero bene al futuro del centrodestra. Questi temi richiedono invece serietà, perché la legge elettorale è il cuore della democrazia rappresentativa. In attesa che i nostri tecnici approfondiscano la proposta referendaria, sarebbe piuttosto opportuno che il centrodestra definisse una proposta unitaria da presentare in Parlamento». Chiude affermando di apprezzare il garbo e la competenza di Conte e negando problemi all’interno di Forza Italia.

Romano Prodi dal canto suo su Repubblica (p.3) sembra rispondere al Cavaliere sulla legge elettorale: «Sono per il maggioritario perché la legge elettorale deve avere l’obiettivo di dare un governo al Paese, non di fotografarlo. È impressionante vedere come nemmeno la buona esperienza di Comuni e Regioni (un tempo perennemente in crisi) possa essere di insegnamento» dice l’ex premier dell’Ulivo. Che critioca Renzi per la scissione e lo irride sul nome del nuovo partito: «Bellissimo nome. Un mio amico lo propose per uno yogurt forse per via dei fermenti vivi. Il problema è che lo yogurt ha una scadenza ravvicinata e questo per un partito può essere un problema. Parlo su serio: attenzione che i partiti personali funzionano la prima volta. Ripeterli crea problemi. Questo vale per tutti, per Renzi e forse anche per Salvini».

Due interviste a specchio, come l’intervista doppia delle Iene. E se l’uno – Prodi – parla di lotta all’evasione fiscale, l’altro – Berlusconi – ribadisce la lotta contro l’oppressione fiscale. Ma entrambi ottimisti per il futuro.

Prodi: «Siamo andati in vacanza avendo bruciato il passaporto, e forse anche la carta d’identità. Adesso abbiamo di nuovo in tasca il biglietto dell’EuroRail, per viaggiare in tutta Europa. Ci resta ora da costruire treni ad alta velocità e ferrovie migliori».

Berlusconi: «Il nostro centrodestra è da sempre chiarissimo: liberale, europeista, garantista, cristiano, riformatore. Un centrodestra di governo. Sta a noi rafforzare il profilo liberale della coalizione. Noi saremo, come sempre, il cervello, il cuore, la spina dorsale liberale della coalizione».

Una ricostruzione esclusiva della Stampa (p.6). Casaleggio jr, D’Alema e quel colloquio segreto dietro l’accordo sulla Sanità. Incontro tra i due a Tirana in ottobre. Ilario Lombardo ricostruisce la rete dei contatti che ha portato Speranza al ministero. È la storia di un network che si è formato all’ombra della nuova coalizione giallorossa e che racconta alcuni passaggi fondamentali dell’ultimo mese, svelando i contatti tra una onlus che si occupa di migranti, la Sanità di Frontiera; una società focalizzata sulla tutela legale dei medici che si è allargata al business della blockchain, la Consulcesi Group; un ex premier, Massimo D’Alema; l’imprenditore che ha in mano l’algoritmo di controllo del primo partito in Parlamento, Davide Casaleggio; e un’università privata collegata all’isola di Malta, la Link University. In aggiunta, Michela De Biase, la moglie del capodelegazione del Pd al governo Dario Franceschini e il senatore Sileri, presidente della Commissione Sanità, candidato ministro della Sanità, poi solo vice.

Conte avvisa la «squadra»: niente spazio ai personalismi (Corriere p.6). Tra le bandiere rosse: “Io di sinistra, del Pd mi fido” (Repubblica p.2). Acclamato alla festa degli ex comunisti. Selfie in completo scuro tra bandiere rosse e salsicce. Attacco a Di Battista che aveva detto “Pd ipocrita”. (Stampa p.8). Di Maio sorpreso dall’incursione di Dibba (Corriere p.5). Ma l’ex deputato insiste: «Farò le mie battaglie».

Tranquillizzante Maria Elena Boschi sul Corriere (p.10) in un’intervista a Maria Teresa Meli: «Non saremo un partitino. Arriverà un’altra decina di eletti, c’è una prateria davanti a noi. Rispetteremo i programmi e le scelte della coalizione» mentre il Psi di Nencini si allea con Renzi e fa nascere il gruppo in Senato.

Intanto è indagato l’organizzatore della Leopolda, l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, chiusa un anno fa. Ne dà conto La Stampa (p.6). L’accusa è traffico di influenze illecite. Era a capo della fondazione che finanziava le iniziative di Matteo Renzi. I legali: “Ipotesi di reato fumosa”. Su Repubblica (p.4) un commento di Gianluca Di Feo: I conti opachi (e senza controlli) della politica.

Per le regionali in Umbria, stallo tra M5S e dem (Corriere p.5). Oggi Rousseau vota sull’asse.

Contro Salvini, ora si aspetta il miracolo di San Francesco dice il Fatto (p.3). Da Perugia a Terni, da Todi a Città di Castello il brand leghista va fortissimo: B. è costretto ad allearsi con Toti.

La sfida leghista nell’Emilia rossa sulla Stampa (p.9): “Il Pd cerca l’inciucio coi grillini”. Il voto sarà il 24 novembre o il 26 gennaio. Duello tra la salviniana Borgonzoni e il presidente uscente Bonaccini. La base dei Cinque stelle divisa. E Forza Italia traballa: il recordman bolognese di preferenze Bignami passa a FdI.

Diversa la prospettiva che offre Repubblica (p.7). La Lega teme un doppio ko. Borgonzoni in bilico: l’ultimatum di Meloni a Salvini: “In Emilia Romagna non riuscirà a superare Bonaccini”. Martedì il vertice decisivo.

Berlusconi felice per aver vinto un altro round nei confronti della ex moglie Veronica Lario a cui ha fatto pignorare i conti (Repubblica p.8) chiama in causa la fidanzata per dire no a Salvini. “Siamo diversi, e Francesca non lo tollera”.

Giorgia Meloni invece intervistata dal Messaggero (p.9) parla di «Italiani stufi degli inciuci. E al Centro ci sono più partiti che voti». Inizia oggi la festa di Atreju: «Apprezzo molto che Conte, pur nella diversità d’opinioni, abbia accolto l’invito».

Sui migranti Mattarella e Steinmeier sono in sintonia dice La Stampa (p.10): “L’Europa non deve lasciare sola l’Italia”. Von der Leyen apre alla redistribuzione dei profughi: “Il nostro modello non è quello americano”. Ma, avverte il ministro degli interno spagnolo Fernando Grande-Marlaska sulla Stampa (p.10), “la retorica dei porti chiusi non può trasformarsi in quella dei porti aperti e Italia e Spagna devono cooperare”. Sul Corriere, nell’editoriale (p.1), Federico Fubini chiede cosa fare se l’Europa chiude gli occhi. Non basta la cooperazione fra leader, la redistribuzione deve avvenire fra molti più Paesi. Non solo con Francia e Germania. E l’Unione deve investire nei territori subsahariani per filtrare e prendere il controllo dei flussi.

Nuovi sbarchi a Lampedusa (Stampa p.10). In 28 arrivano a bordo di una piccola barca. Mentre Repubblica (p.25) segnala che è allarme degli 007 sui barchini: “Nuova strategia dei trafficanti”.

Servono centri di espulsione dice il Viminale, ma è tutto fermo perchè i sindaci non vogliono scrive il Messaggero (p.11).

Rivelazione di Repubblica (p.15) sulla vicenda Salvini-Pontida-Bibbiano. La bambina di Pontida non doveva stare sul palco scrive Giampaolo Visetti. “Mai restituita alla madre”. Greta era fuggita il 3 settembre dalla comunità a cui era affidata. Portata anche a Palazzo Chigi.

Procura romana, tutto da rifare. Un ballottaggio per Torino. A quattro mesi dallo scandalo che lo ha travolto, il Csm riprende in mano l’incandescente nomina del procuratore di Roma. La quinta commissione, che a fine maggio aveva selezionato tra i 13 candidati Marcello Viola (4 voti), Giuseppe Creazzo (1) e Franco Lo Voi (1), ha comunicato ieri la revoca del provvedimento. Procedura inusuale: generalmente, la riapertura dell’istruttoria presuppone una decisione del plenum. Invece la commissione ha agito in autotutela, motivando la retromarcia con la necessità di valutare le intercettazioni dell’indagine di Perugia. La prossima settimana la commissione ricomincerà l’esame di tutti i candidati, disponendone l’audizione come auspicato anche dal Quirinale. Il che rimetterebbe in gioco anche Michele Prestipino, braccio destro di Pignatone e attualmente procuratore reggente. Nella stessa seduta la commissione ha affrontato anche la nomina del procuratore di Torino, ferma da nove mesi.Stampa p.20

La giustizia vera crepa della triplice alleanza. L’editoriale di Carlo Nordio sul Messaggero (p.1). Qualcuno dirà che il salvataggio del deputato forzista è una forma di autotutela preventiva, perché ogni parlamentare, con i tempi che corrono, è a rischio di imprevisti dolorosi. Ma non è così. Al di là dell’interesse personale alla propria incolumità, crediamo che i numerosi franchi tiratori che hanno sconfessato la linea della maggioranza abbiano voluto affermare, nel senso più squisitamente politico, la centralità del parlamento rispetto all’invadenza del potere giudiziario.

Sui fattorini sfruttati ora indagano i pm di Milano dice la Stampa (p.17). Controlli a tappeto tra i rider: trovati in tre senza documenti. “Un clic e si vende la nostra identità”. I lavoratori denunciano lo smercio di account e accusano: “Il vuoto normativo causa il caporalato”.

Stop del Tesoro al piano Costa sostiene il Corriere (p.2): decreto per l’ambiente senza fondi, accantonato dal consiglio dei ministri, «va coordinato con la manovra». L’assenza della relazione tecnica al provvedimento e i dubbi sui tagli agli incentivi. Via libera alle misure per cyber security e al potenziamento dell’Agenzia digitale. Scatta la golden power sulla Borsa italiana. Reddito di cittadinanza più flessibile.

Ma Costa non molla (Repubblica p.13). “Ci sono le coperture per il pacchetto green”.

Democrat, sindacati e aziende fanno saltare il decreto Clima dice il Giornale (p.2). Tutti contro il pasticciato testo del ministro M5s Costa Niente corsia preferenziale anti-imboscate in Aula. La follia verde dei giallorossi: la spesa diventerà un incubo Il governo dichiara guerra agli imballaggi e promette incentivi per i prodotti sfusi. Commercianti in allarme

“Se col Green New Deal falliremo, gli ultimi saranno sempre ultimi” dice al Fatto (p.6) l’ex ministro del lavoro e ex presidente dell’Istat Enrico Giovannini. “Sarebbe una buona idea inserire lo sviluppo sostenibile in Costituzione”.

Per la lotta all’evasione si guarda ai pagamenti tracciabili con doppio bonus fiscale dice il Sole (p.2). Allo studio un credito d’imposta ai negozianti per coprire i costi di installazione e gestione del Pos. Rimborso per chi acquista con moneta elettronica e per le carte di credito dice il presidente dell’Abi Antonio Ptuelli occorre guardare al modello adottato per i benzinai.

Per Carige, oggi è il giorno più lungo per soci e clienti ci spiega La Stampa (p.2 e 3). Battaglia in assemblea per evitare il crac. Il primo azionista Malacalza potrebbe causare la liquidazione della banca. Il commissario Lener tenta la mediazione. In caso di liquidazione ai correntisti toccherà un rimborso di oltre 8 miliardi. Francoforte prende tempo per evitare una crisi. La mediazione di Enria (Bce). La famiglia riunita con consulenti e collaboratori fino a tarda sera. Prima l’incontro con il numero uno della Vigilanza dell’Ue. Il governo prepara il piano B. Salvataggio sul modello venete. Scartata l’ipotesi della nazionalizzazione, si cerca il sostegno di un colosso bancario . Unicredit chiede garanzie. Un miliardo potrebbe essere messo a disposizione per il salvataggio.

“Navigator inutili e pochi controlli. Il reddito grillino ora va cambiato”. Parla alla Stampa (p.5), Giampaolo Galli, economista, ex Pd, ex direttore generale di Confindustria, oggi vice direttore dell’osservatorio sui conti pubblici: “Per la manovra limare le voci esistenti”.

“Non si governa contro il Nord Italia. Ora tagliare i costi”. Sulla Stampa (p.22) il Ceo di Intesa San Paolo, Carlo Messina: “serve un grande piano di dismissioni”.

«Così rischiamo di non crescere» (Libero p.4). Il ministro pd Provenzano invece: «Brava Lezzi a stoppare Zaia e Fontana»

Farinetti su Repubblica (p.33) dopo aver venduto Lurisia, risponde alle critiche e alle polemiche: “Ho venduto l’acqua alla Coca-Cola non l’anima al diavolo. È un ottimo segnale per il Paese. Eataly con i soldi incassati dalla cessione di Lurisia potrà aprire altri sei negozi negli Usa”.

Mediaset, patto con Peninsula. Stampa (p.22), dal fondo un miliardo di euro per pagare il recesso di Vivendi. L’ad Pier Silvio Berlusconi mette al riparo la holding olandese Mfe. Ora i francesi puntano alla battaglia legale per annullare l’assemblea.

Israele, Gantz non cede “Netanyahu ha perso scrive il Corriere (p.16). Tocca a me governare”. Il premier tenta il dialogo, ma il generale rifiuta Rivlin insiste per un esecutivo di unità nazionale.

Retroscena del vertice di Biarritz svelato dalla Stampa (p.12). Così Trump cercò di intrufolarsi all’incontro con Zarif. La richiesta rifiutata dal presidente francese Macron al vertice del G7. Il presidente degli Stati Uniti cercò di inserirsi nell’incontro tra Javad Zarif ed Emmanuel Macron tenuto a margine del G7 di Biarritz in Francia. Quando il titolare dell’Eliseo ha avvertito l’inquilino della Casa Bianca che avrebbe incontrato il ministro degli Esteri iraniano, Trump ha tentato in tutti i modi di inserirsi dando vita ad un tira e molla dal quale il padrone di casa si è dovuto sfilare con destrezza.

Feste e travestimenti razzisti. Trudeau si gioca la rielezione (Corriere p.12). Il premier canadese nei guai per foto e video risalenti al periodo in cui insegnava.

Trudeau è vittima del Trudeau Show dice il Foglio (p.1). Ha costruito il proprio brand sul moralismo pol. corr. Ora il premier canadese con la faccia da Aladino finisce come l’addestratore sbranato dalla tigre. Anziché scusarsi, avrebbe dovuto rispondere come Barney.

A 83 anni è morto il piccolo satrapo tunisino ci fa sapere il Corriere (p.17). Addio a Ben Alì, padrone della Tunisia. Fu travolto dalla Primavera araba (Messaggero p.12).

Il mistero dello sciamano anti-Putin arrestato mentre andava a Mosca racconta La Stampa (p.13). Aleksandr Gabyshev aveva deciso di percorrere a piedi 8000 chilometri per cacciare “il demone dal Cremlino”. È stato prelevato nel cuore della notte nel paesino di Vydrino da una squadra di agenti speciali armati di mitra.

Buongiorno a tutti. I bombardamenti della Turchia ai curdi in Siria, l’incubo neonazista dietro la tentata strage in una sinagoga tedesca trasmessa in diretta social, le novità delle manovra i temi da cui oggi nessuna prima pagina prescinde. Con toni e enfasi diverse. Buona lettura a tutti.

Venerdi 4 ottobre. In prima.

Trattativa segreta. Le foto esclusive del summit al Cara di Mineo con uno dei più feroci sfruttatori dei migranti. Un incontro tra il trafficante di uomini Bija e 007 italiani in Sicilia nel 2017. È il boss libico nel mirino dell’Onu. Ancora fra i capi della Guardia costiera.

Quando il minibus coi vetri oscurati entra nel Cara di Mineo, solo in pochi conoscono la composizione della misteriosa delegazione da Tripoli. È l’11 maggio 2017. L’Italia sta negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Oggi sappiamo che quel giorno, senza lasciare traccia nei registri d’ingresso, alla riunione partecipò anche Abd
al-Rahman al-Milad, il famigerato Bija. Le numerose immagini ottenute da “Avvenire” attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata
rimasta nel segreto. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una cupola mafiosa ramificata nell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità a studiare «il modello Mineo». Accordi indicibili che proseguono anche adesso.

 

Sabato 5 ottobre. In Prima.

Il viaggio del boss. Il trafficante libico di uomini Bija, dopo Mineo, fu portato anche a Pozzallo. Il sottosegretario all’Interno Sibilia: non si fanno scambi con persone simili.

Un mese dopo l’atterraggio di Bija in Sicilia, succede qualcosa di strano: di colpo le partenze di immigrati e profughi dalla Libia precipitano ai minimi storici, con una riduzione superiore al 50%. Si passa dai circa 26mila di maggio – il vertice nel Cara di Mineo è dell’11 maggio – ai 5mila di settembre. Eppure, sull’organizzazione di quell’incontro, il giallo continua. Bija andò anche al centro di Pozzallo.

 

Domenica 6 ottobre. In Prima.

I misteri del boss. Altre rivelazioni su Bija, aguzzino dei migranti. Nel maggio 2017 incontrò la Guardia costiera. Il supertrafficante libico accolto anche a Roma. Nessuno per ora sa spiegare.

Se la visita delle delegazione libica al Cara di Mineo e in altri centri per immigrati in Sicilia non era mai stata rese pubblica prima delle rivelazioni di “Avvenire”, emerge ora una foto del 15 maggio 2011, scattata a Roma, nel quartier generale della Guardia costiera italiana quattro giorni dopo il meeting in Sicilia. Accanto agli ufficiali italiani c’è Bija con gli altri emissari nordafricani tra cui, alla destra del trafficante di uomini, una figura su cui si stanno concentrando i legali di diversi migranti passati dai campi libici. Nelle ricostruzioni ufficiali ci sono ancora molte zone d’ombra. Interviste ad Orfini (Pd) e Giro (Demos): adesso si deve fare chiarezza.

 

Martedì 8 ottobre. In Prima.

Nuova sciagura in mare, 22 persone salvate. Altre rivelazioni sul caso del trafficante libico Lutto. E più luce Naufragio al largo di Lampedusa, annegano 13 ragazze, sedici i dispersi L’Onu: non portammo noi Bija in Italia, delegazione invitata dal Viminale.

È il naufragio di donne e bambini. Un barchino con 50 persone si è ribaltato al largo di Lampedusa all’arrivo dei soccorsi della guardia costiera italiana. Tredici corpi senza vita recuperati, ventidue le persone tratte in salvo. Ma ci sono almeno ancora sedici dispersi, soprattutto bambini. Intanto emergono nuovi dettagli sulla visita del boss libico del traffico di migranti Bija, venuto in Italia nel 2017. L’Onu con una nota dell’Oim spiega che l’incontro «fu voluto dal ministero dell’Interno».

 

Mercoledì 9 ottobre. In Prima.

Senza risposte. Fonti anonime dell’Interno scaricano sull’Oim la responsabilità del tour del trafficante libico. Dal Viminale una “velina” già smentita sulle riunioni con Bija: serve chiarezza Intanto Lamorgese tenta (a fatica) di consolidare e allargare l’intesa di Malta.

Più che una storia da 007, la versione fatta circolare ieri da fonti del Viminale sembra uscita da tragicomiche avventure alla Austin Powers. Il comandante Bija, infatti, avrebbe ottenuto il visto per l’Italia fornendo al momento della domanda «delle generalità diverse da quelle reali, probabilmente presentando un documento falso». Se lo scaricabarile era prevedibile lo è meno la giustificazione “sussurrata” ieri, a cinque giorni dalla prima puntata dell’inchiesta di Avvenire. «I membri della delegazione – precisano le fonti all’agenzia Ansa – sono stati decisi dai libici stessi. Ed inoltre, aggiungono, tutti i membri, compreso dunque Bija, sono entrati in Italia con un regolare visto d’ingresso concesso dalle autorità italiane preposte». Sfortunatamente, dai successivi controlli «è emerso infine che Al Milad avrebbe ottenuto il visto fornendo al momento della domanda delle generalità diverse da quelle reali, probabilmente presentando un documento falso», di cui non è stata fornita prova. Per le fonti del ministero dell’Interno «fu l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim) a chiedere l’incontro che si tenne al Cara di Mineo. Ma l’Oim stessa ha ufficialmente dichiarato lunedì con una nota da Ginevra che l’incontro fu richiesto dal Viminale.

 

Venerdì 4 ottobre.

Dalla Libia a Mineo. Il negoziato segreto tra l’Italia e il boss. Le foto dell’incontro nel 2017 tra il numero uno dei trafficanti, Bija, e delegati inviati dal governo.

Il suo vero nome è Abd al-Rahman al-Milad ed è a capo di una cupola mafiosa nell’area di Zawyah: è sospettato di aver fatto annegare decine di persone in mare. Durante la riunione che documentiamo, Bija ascolta senza mai proferire parola. La domanda dei suoi connazionali è una sola: «Quanto paga il governo italiano per ospitare i migranti?»

Il pezzo di Nello Scavo a pagina 4.

 

Sabato 5 ottobre.

Il giallo del negoziato segreto Bija visitò anche altri centri Le versioni discordanti dell’Oim e del governo dell’epoca sull’arrivo del trafficante a Mineo.

Non c’è ancora chiarezza su chi organizzò il summit nel centro di accoglienza siciliano. Eppure tutti conoscevano il “signore” della rotta libica.

Il boss libico si presentò come direttore di un centro per migranti e, successivamente, come funzionario della Guardia Costiera. Si fermò a Pozzallo. Dopo l’incontro, gli sbarchi in Sicilia crollarono.

Il boss libico in Sicilia l’11 maggio.

Abd al-Rahaman alMilad, il famigerato Bija, è arrivato da Tripoli la mattina dell’11 maggio 2017 nel centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, in Sicilia, dove era organizzato un incontro con funzionari italiani. Ma Bija è considerato anche dall’Onu un trafficante di esseri umani sospettato di aver fatto affogare decine di persone, colpevole di efferatezze nel campo di Zawijah; chi l’ha invitato in Italia per “trattare” in segreto?

Il pezzo di Nello Scavo a pagina 4.

«Si indaghi su scambi con i trafficanti Sui migranti abbiamo voltato pagina».

Il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (M5s): bene l’inchiesta, andremo a fondo. La questione degli arrivi irregolari non si risolve trattando con i trafficanti. L’affondo su Salvini: non c’è nessuna emergenza sbarchi, l’attenzione si sposti dai porti alla sicurezza nei parchi. Giusto votare Von der Leyen, con le urla non si ottiene nulla.

Polemica sull’intesa tra Italia-Libia per fermare i flussi. Tutti in pressing sul Parlamento Pd, LeU e +Europa chiedono l’istituzione di una commissione d’inchiesta. Orfini: gli accordi con gli scafisti non li facevano le ong. Fratoianni: chiudere la pagina vergognosa degli accordi con Tripoli. Magi: i nomi della delegazione italiana. Arci: Minniti sapeva della presenza del boss?

 

Domenica 6 ottobre.

Il supertrafficante in visita a Roma Quattro giorni dopo il meeting in Sicilia, Bija era ospite della Guardia costiera per un «incontro formativo» Nei report Onu di un anno prima le notizie sulle uccisioni di profughi nel campo di prigionia di Zawyah.

Nelle ricostruzioni ufficiali, diverse zone d’ombra. L’intelligence smentisce la presenza di agenti dell’Aise (il servizio per l’estero) ma non menziona l’Aisi (l’agenzia per la sicurezza interna) Un anno prima il Consiglio di sicurezza Onu denunciava il massacro di migranti nella prigione del boss.

Il pezzo di Nello Scavo a pagina 4.

Il caso Bija ha aperto un dibattito dentro e fuori il Palazzo. Mentre aumentano le prese di posizione di chi chiede subito una commissione d’inchiesta, non si ferma da parte di esponenti del Parlamento e della società civile la domanda di una forte autocritica sulla stagione degli accordi passati sotto silenzio con Tripoli. In Libia, infatti, continuano sfruttamento e violenza nei centri per i migranti, mentre la via del mare è sempre più pericolosa.

Italia-Libia, ora serve chiarezza Le intese per il contenimento delle partenze dal Nord Africa non sono mai state ratificate in Parlamento. Il caso Bija dimostra che è necessaria massima trasparenza per evitare scandali sulla pelle degli ultimi.

Orfini (Pd): «Troppe opacità dai servizi segreti Chi sa ora parli».
Il parlamentare democratico: il Pd faccia autocritica su quella stagione e riparta dallo spirito di Mare Nostrum. Basta subalternità culturale nei confronti di Salvini

Giro (Demos) «Svelata l’ipocrisia E quei centri restano l’inferno».
L’ex viceministro degli Esteri: fino a quel momento stavamo lavorando per portare la pace, unica condizione per trattare con esponenti riconosciuti e legittimi.

 

Martedì 8 ottobre.

«In Italia su invito del Viminale». L’ultimo giallo del superboss Bija.

Da Ginevra l’agenzia umanitaria precisa: «Funzionari del Ministero italiano erano presenti dappertutto poiché era una visita di studio dei sistemi italiani».

La denuncia dell’Oim: l’incontro di Mineo è stato richiesto dal ministero dell’Interno. Bija faceva parte della delegazione governativa di Tripoli.

Il pezzo di Nello Scavo a pagina 4.

Le Ong all’attacco: «Rivedere subito gli accordi con la Libia».Da Sea Watch a Medici Senza Frontiere, è unanime il coro di critiche alla criminalizzazione dei soccorsi partita nel 2016 «mentre le autorità italiane si sedevano a tavolino a fare patti con un criminale».

 

Mercoledì 9 ottobre.

«Bija giunto con documenti falsi». Il Viminale: «Invitato dall’Oim». Ma la versione è messa in dubbio dagli atti. A conferma dell’inchiesta di «Avvenire» ieri «Le Iene» hanno mostrato uno studio della Difesa.

Il pezzo di Nello Scavo a pagina 4.

 

 

Buongiorno a tutti. Il taglio dei parlamentari e i mille commenti.

Per cui cambiare l’aria nel partito, aprirsi, tornare tra la gente, parlarsi chiaro, mollare le vecchie liturgie, smontare le idolatrie, erano scelte urgenti e importanti, ma non potevano ridursi al verbo rottamare. Ed ora vi state rottamando a vicenda e non faccio nessuna faticaacredere che da rottamatore sei finito rottamato.

Devo dirti con la schiettezza di sempre che mi fai tantissima rabbia. Non è possibile che l’isterismo e la maniacalità ti abbian o fatto inciampare in un’operazione da vecchia «repubblica delle banane». Dividersi davanti alle difficoltà è la cosa più scontata e meno produttiva. Massimo Franco sul Corriere in prima.

Il tuo ruolo, proprio perché sei un ribelle e un caratteriale, era quella di violentarti psicologicamente e moralmente per diventare strumento vivace di rigenerazione, e rinascita per un partito diventato asfittico e sbracato.Agente come me che aveva sposato la speranza, ma che non aveva voluto confonderla con i minestroni ribolliti, maturati a destra oasinistra, queste menate provocano una profonda delusione. Gian Antonio Stella sul Corriere a pagina 5.

Noi conosciamo la gente più di tutti voi e siamo seduti sullo stesso letamaio che voi, anziché pulire, rischiate di profumare ulteriormente. Ho sempre detto che il sociale e il politico sono le due gambe della democrazia. Ho capito che voi avete scelto di tagliarvele. Noi siamo minoranza nella minoranza, perché andiamo contromano e perché non ci piacciono nemmeno le metodologie del sociale che vanno per la maggiore. Marco Tarquinio su Avvenire in prima.

Sentiamo l’odore delle ferite causate da ambedue le parti, sia da quella sociale come quella politica, e ce le portiamo caparbiamente sulle spalle perché visceralmente positivi. Però tutto questo baillame farà gioco solo a quell’Italia incosciente sempre pronta a sottoscrivere le scelte che contano culturalmente meno, ma che accontentano egoisticamente di più. Sappiate che la gente seria del sociale non può stare a queste manfrine, e oggi, vale molto di più del vostro penoso 5%. Vogliamo segnali di unità e di impegno autentico, spersonalizzato nel segno del sogno. Potete pure maledirmi, io non posso farlo. Avrete pensato che nella mia esaltazione mentale mi sia scappato il plurale invece che, grammaticamente, continuare con il singolare. Nello scavo su Avvenire a pagina 7.

Buongiorno a tutti.

Buongiorno a tutti. Il versante italiano del Russiagate in primo piano con Renzi che consiglia a Conte di privarsi della delega sui servizi. •leggi E Salvini che per lo stesso argomento lo vuole sentire in Parlamento. •leggi Parlamento che oggi inizia l’ultima (l’ultima?) discussione sul taglio dei parlamentari che domani si vota in aula. •leggi Di Maio intervisttao dal Fatto chiede una moratoria degli annunci per la Finanziaria mentre il centrodestra sembra tornare unito. •leggi  Buona lettura a tutti.

Buongiorno a tutti. Tanto cordoglio e qualche polemica sull’omicidio dei due poliziotti a Trieste. Un’intervista di Renzi che sollecita il premier a non tenersi la delega sui servizi mentre il premier sembrerebbe volervo al tavolo dei vertici di governo come rappresentante di Italia Viva. Poi la manovra, la lista delle grandi opere da fare e il colpo da 200 mila euro della Casellati che si fa liquidare la pensione negli anni in cui era al Csm. Ma, slavare la forma e per eleganza, se la fa firmare da Calderoli. Buona lettura a tutti.

 

 

Buongiorno a tutti. I due poliziotti uccisi a Trieste. La manovra Renzi che fa il fenomeno e Conte che non sta sereno. Buona lettura a tutti.

 

 

Buongiorno a tutti. Lo scoop di Avvenire. La manovra. Una lettera di Fenzi al Corriere. Buona lettura a tutti.

Buongiorno a tutti. Ancora molta manovra. Tanti dettagli sulle misure. Continuano le schermaglie sul merito di non aver aumentato l’iva. Pompeo fra Palazzo Chigi, Farnesina e Vaticano. Dove scoppia uno scandalo sull’acquisto di alcuni immobili. BoJo fa una proposta per la Brexit che l’Irlanda respinge e Bruxelles discute. Buona lettura.