Concita De Gregorio

Il governo dei ricatti incrociati, sempre che nasca, ha un solo modo per recuperare un briciolo di credibilità agli occhi di un elettorato di sinistra esausto, a mezz’ore alterne sgomento, rassegnato, furibondo, incredulo. Un popolo — si sarebbe detto una volta — rimasto da anni senza casa comune per le convenienze individuali di piccoli e medi leader che hanno giocato a chi era più furbo, cercando di rubarsi a vicenda il terreno sotto i piedi e togliendolo in definitiva a tutti, a milioni di persone scappate altrove, o da nessuna parte. I risultati elettorali del Pd e delle forze alla sua sinistra si possono anche misurare in centimetri quadrati di terra, volendo, e sono lì a descrivere l’erosione di credito. C’è un solo modo, per riattivare una stilla di fiducia, è un modo antico e semplice: fare un gesto che capiscano tutti, un gesto che tocchi le corde profonde dell’identità di chi nemmeno per un momento ha creduto alla storiella tanto in voga — tra i populisti di destra — che fra destra e sinistra non c’è differenza. C’è, eccome. Ecco che Zingaretti — nelle manovre di costante dietrofront automobilistico per le strade del centro di Roma (vai, no frena, torna indietro) determinate dall’incessante lettura dei tweet bipolari del contraente di governo — può fare subito una cosa di sinistra: in linea con il Papa e con Mattarella, in sostanza con il cattolicesimo democratico, può pretendere che adesso, stasera stessa, il primo impegno dei contraenti sia quello di dare un Pos, un place of safety, un porto ai bambini alle donne e ai disperati delle navi in rada e — in un colpo solo, insieme — a milioni di elettori che nella sinistra dei calcoli non si riconoscono più. Lo spettacolo quotidiano e disumano che si consuma nel nostro mare è una vergogna davanti al mondo intero e alla coscienza di ciascuno. Pazienza per il “non rinnego niente” di Di Maio, co-autore dell’aberrante decreto sicurezza. Pazienza per i dieci o venti o trenta punti ai quali la piattaforma Rousseau condizionerà il placet (l’ok, sarebbe) all’accordo col Pd. Pazienza per chi sta con un piede dentro e uno fuori dal partito, o con tutti e due fuori come Calenda, per chi come Renzi sta alla finestra a guardare scuotendo la testa, e aspetta il momento giusto per staccare la spina. Anche Zingaretti può pretendere un segnale di affidabilità dai futuri alleati, si presume. I Cinquestelle sono inaffidabili, dice il coro dei diffidenti. Non degni di fiducia. Dunque questo si chieda: un gesto chiaro e semplice che cancelli un atto del governo precedente di cui hanno fatto parte. Una dote da portare a questo matrimonio di convenienza: in nome delle osservazioni al decreto del presidente Mattarella, per esempio. Le sanzioni sono sproporzionate, non ci sono criteri equi a distinguere caso da caso, non si valuta la condizione di pericolo. Negli stessi giorni in cui Giuseppe Conte fa “due parole” col Papa, il Papa nomina cardinale don Matteo Zuppi vescovo di Bologna, il prete degli ultimi, con un gesto simbolico potentissimo. Questo serve alla sinistra: un segnale evidente. Riaprire i porti ora. Il decreto Salvini, del resto, presto non converrà più nemmeno a Salvini: le nuove regole sulle manifestazioni di piazza potrebbero impedirgli la chiamata del suo popolo alle armi. Bisogna sempre pensare ai tempi bui, quando si fanno le leggi. Non a chi conviene oggi, ma domani e per tutti. Il futuro tende a vendicarsi.