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Matteo contro Matteo. Salvini-Renzi, sfida fra acerrimi rivali per dominare la scena. Scintille sul duello tv, il match a Porta a Porta a metà ottobre. Primi insulti: “Vendutello, hai paura”. “Lascia perdere i mojito”. Il confronto arriverà prima della Leopolda e della manifestazione della Lega a Roma. Renzi: «In televisione gli dirò che bere fa male: un mojito in meno e un dibattito sull’economia e l’Iva in più». Accetta la sfida elettorale? «Quando si va a votare lo decide il capo dello Stato, e in genere si fa ogni 5 anni, quando ci si vede in tv lo decide Vespa. Spero che Salvini abbia chiara la differenza». Mattia Feltri sulla Stampa a pagina 4. (Stampa p.4).

Protagonisti. Ma i protagonisti dei finora unici scontri diretti in tv della Prima e della Seconda Repubblica degli unici confronti diretti dall’introduzione del maggioritario, Silvio Berlusconi e Romano Prodi, oggi si prendono la ribalta dei giornali. Occupano la scena con due interviste al Corriere e Repubblica che non a caso hanno al centro i due Mattei.

Berlusconi 1. Un figlio mancato? «Perché figlio, perché mancato? Il percorso di vita di Matteo Renzi è all’antitesi del mio. Lui fin da giovanissimo ha vissuto e vive nella politica, nell’apparato di un partito. E si è sempre collocato nella sinistra. Io ho seguito e seguo un percorso esattamente contrario. Per questo i moderati non lo votano anche se è moderno europeo e lontano dalle ideologie». (Corriere p.9).

Berlusconi 2. Su Salvini che sul referendum chiede al Cavaliere la prova d’amore Berlusconi è netto: «Dopo la prova d’amore viene il matrimonio riparatore o il delitto d’onore, tutte cose che non farebbero bene al futuro del centrodestra. Questi temi richiedono invece serietà, perché la legge elettorale è il cuore della democrazia rappresentativa. In attesa che i nostri tecnici approfondiscano la proposta referendaria, sarebbe piuttosto opportuno che il centrodestra definisse una proposta unitaria da presentare in Parlamento». (Corriere p.9).

Berlusconi 3. Il Cavaliere chiude l’intervista affermando di apprezzare il garbo e la competenza di Conte e negando problemi all’interno di Forza Italia. (Corriere p.9).

Prodi 1. Sulla legge elettorale il leader dell’Ulivo risponde indirettamente al Cavaliere: «Sono per il maggioritario perché la legge elettorale deve avere l’obiettivo di dare un governo al Paese, non di fotografarlo. È impressionante vedere come nemmeno la buona esperienza di Comuni e Regioni (un tempo perennemente in crisi) possa essere di insegnamento». (Repubblica p.3).

Prodi 2. L’ex leader del centrosinistra critica Renzi per la scissione e lo irride sul nome del nuovo partito: «Bellissimo nome. Un mio amico lo propose per uno yogurt forse per via dei fermenti vivi. Il problema è che lo yogurt ha una scadenza ravvicinata e questo per un partito può essere un problema. Parlo su serio: attenzione che i partiti personali funzionano la prima volta. Ripeterli crea problemi. Questo vale per tutti, per Renzi e forse anche per Salvini». (Repubblica p.3).

Le Iene. Due interviste a specchio, come l’intervista doppia delle Iene. E se l’uno – Prodi – parla di lotta all’evasione fiscale, l’altro – Berlusconi – ribadisce la lotta contro l’oppressione fiscale. Ma entrambi sembrano ottimisti per il futuro.

 

Prodi: «Siamo andati in vacanza avendo bruciato il passaporto, e forse anche la carta d’identità. Adesso abbiamo di nuovo in tasca il biglietto dell’EuroRail, per viaggiare in tutta Europa. Ci resta ora da costruire treni ad alta velocità e ferrovie migliori». (Repubblica p.3).

Berlusconi: «Il nostro centrodestra è da sempre chiarissimo: liberale, europeista, garantista, cristiano, riformatore. Un centrodestra di governo. Sta a noi rafforzare il profilo liberale della coalizione. Noi saremo, come sempre, il cervello, il cuore, la spina dorsale liberale della coalizione». (Corriere p.9).

Capotavola è dove mi siedo io. Una ricostruzione esclusiva della Stampa scopre qualche altarino. Casaleggio jr, D’Alema e un colloquio segreto dietro l’accordo sulla Sanità. I due si incontreranno a Tirana in ottobre. Ilario Lombardo ricostruisce la rete dei contatti che ha portato Speranza al ministero. È la storia di un network che si è formato all’ombra della nuova coalizione giallorossa e che racconta alcuni passaggi fondamentali dell’ultimo mese.

Commistioni della strana coppia. Lombardo svela i contatti tra una onlus che si occupa di migranti, la Sanità di Frontiera; una società focalizzata sulla tutela legale dei medici che si è allargata al business della blockchain, la Consulcesi Group; un ex premier, Massimo D’Alema; l’imprenditore che ha in mano l’algoritmo di controllo del primo partito in Parlamento, Davide Casaleggio; e un’università privata collegata all’isola di Malta, la Link University. In aggiunta, Michela De Biase, la moglie del capodelegazione del Pd al governo Dario Franceschini e il senatore Sileri, presidente della Commissione Sanità, candidato ministro della Sanità, poi solo vice. (Stampa p.6).

Mi fido di te. Conte in versione Jovanotti acclamato alla festa degli ex comunisti. Selfie in completo scuro tra bandiere rosse e salsicce. Attacco a Di Battista che aveva detto “Pd ipocrita”: “Io mi fido dei dem”. (Stampa p.8).

avvisa la «squadra»: niente spazio ai personalismi (Corriere p.6).

Io di sinistra. Tra le bandiere rosse il premier alla festa di Articolo Uno: “Io di sinistra. Vengo dal cattolicesimo democratico. Ora servono due anni per le riforme”. L’accoglienza di D’Alema: “Discorso convincente”. Applausi per l’attacco a Salvini, ma non sui migranti. (Repubblica p.2).

Pd ipocrita. Richiamo all’ordine di Alessandro Di Battista per il M5S di Luigi Di Maio che ha scelto di governare con Nicola Zingaretti e con Matteo Renzi: «Non vi fidate del Pd derenzizzato. È un partito ipocrita».

Di Maio sorpreso dall’incursione. Ma l’ex deputato insiste: «Farò le mie battaglie». Marcucci: “tenetelo a bada”. (Corriere p.5).

 

Partitino no grazie. Tranquillizzante e vasellinosa Maria Elena Boschi in un’intervista a Maria Teresa Meli: «Non saremo un partitino. Arriverà un’altra decina di eletti, c’è una prateria davanti a noi. Rispetteremo i programmi e le scelte della coalizione. Ci sono degli incerti ma ci raggiungeranno in ottobre, alla Leopolda. Capogruppo? No. Ma da noi c’è la diarchia uomo donna, ne sono fiera». (Corriere p.10).

Renzi socialista. Grazie ai socialisti Italia viva non finisce al Misto. Il Psi di Nencini si allea con Renzi. E fa nascere il gruppo in Senato. «Sì a una forza riformista». (Corriere p.10).

Influenze. L’organizzatore della Leopolda, l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open, chiusa un anno fa è indagato. L’accusa è traffico di influenze illecite. Era a capo della fondazione che finanziava le iniziative di Matteo Renzi. I legali: “Ipotesi di reato fumosa”. (Stampa p.6).

Soldi e politica. I conti opachi (e senza controlli) della politica. Finora le contabilità sono state a dir poco opache, con fiumi di milioni distribuiti a leader e correnti attraverso una selva di fondazioni, associazioni e simil-onlus prive di qualunque regola. A volte, come spesso ha denunciato Raffaele Cantone, avevano lo statuto di una bocciofila di paese. (Repubblica p.4).

Per le regionali in Umbria, stallo tra M5S e dem (Corriere p.5). Oggi Rousseau vota sull’asse.

 

Contro Salvini, ora si aspetta il miracolo di San Francesco dice il Fatto (p.3). Da Perugia a Terni, da Todi a Città di Castello il brand leghista va fortissimo: B. è costretto ad allearsi con Toti.

La sfida leghista nell’Emilia rossa sulla Stampa (p.9): “Il Pd cerca l’inciucio coi grillini”. Il voto sarà il 24 novembre o il 26 gennaio. Duello tra la salviniana Borgonzoni e il presidente uscente Bonaccini. La base dei Cinque stelle divisa. E Forza Italia traballa: il recordman bolognese di preferenze Bignami passa a FdI.