Enrico Marro
«Il manifesto politico di Cairo», è il titolo che «Il Foglio» ha dato ieri alla lunga intervista all’imprenditore Urbano Cairo: presidente di Cairo Communication, di Rcs (di cui è anche amministratore delegato), che edita tra l’altro il «Corriere della Sera», e del Torino Calcio. Intervista che ha suscitato diverse reazioni politiche. Più volte, rispondendo all’incalzare di Annalisa Chirico, Cairo afferma: «Al momento l’idea non mi sfiora» mentre per il futuro «non si può mai sapere che cosa la vita ti riserva». L’imprenditore ricorda: «Progettavo la scalata a Rcs da dieci anni senza farne mai parola con nessuno, nell’assoluto riserbo. Un giorno l’ho realizzata. I sogni non si svelano in anticipo: si mettono in pratica». Cairo sottolinea di non aver mai praticato la politica, ma «sono un imprenditore e seguo le cose della politica». «Grillini e leghisti hanno fallito», afferma. «Salvini e Di Maio avevano agende inconciliabili», «ci hanno fatto perdere 15 mesi, nel frattempo l’economia è entrata in stagnazione, e pure in politica estera non abbiamo fatto un figurone». Salvini? «È perfetto per le campagne elettorali (…) ma governareètutt’altra cosa». Di Maio ei5Stelle? «Non sempre essere giovani è la soluzione: la competenza è fondamentale». Cairo pensa che «alla gente vada raccontata la verità: il momentoècomplicato (…) dal 2008 a oggi la condizione della classe media è obiettivamente peggiorata». L’imprenditore boccia ilreddito di cittadinanza («un incentivo a non fare, o a fare nel sommerso»), quota 100, che manda in pensione prima ma molti non vengono rimpiazzati, e il decreto dignità, che scoraggia la flessibilità. Propone invece «un piano di robuste agevolazioni fiscali per le imprese che investono in beni produttivi», sostegno al credito, taglio del cuneo fiscale («non è logico che un dipendente guadagni meno della metà di quanto costa all’azienda») e «una seria riforma fiscale che allenti il peso sulle famiglie del ceto medio». Per l’immediato afferma che si potrebbe tagliare prima il 25% dei 180 miliardi l’anno che lo Stato spende «con poca efficienza» per l’acquisto di beni e servizi e poi fare «un robusto taglio delle tasse che avrebbe un effetto espansivo». E sui flussi migratori pensa che la soluzione vada trovata con l’Europa, «un conto sono i migranti politici , un altro quelli economici». «Io — dice Cairo — ho chiaro in testa quello che va fatto. Al momento, però non sono nelle condizioni di poter assumere ulteriori impegni». E rispetto a chi lo vede come un nuovo Berlusconi dice non avere intenzione di «assumere la guida di partiti già esistenti che hanno attraversato una parabola puntellata di successi e fallimenti. Nella vita non si prende il posto di qualcun altro… Se si vuole compiere il grande passo, si dà vita a una creatura inedita». Scettico, infine, sul tentativo in corso di un accordo tra 5 Stelle e Pd per il governo: «Le formule di palazzo non mi convincono, anche se andare a votare in autunno è una follia». Dal fronte politico la prima reazione, negativa, è arrivata da Gianluigi Paragone che nei 5Stelle lavora per una ricucitura con la Lega: «Il blocco moderato, il vecchio sistema, si coagulerà intorno a figure come Cairo». Per Giovanni Toti, uscito da FI per fondare Cambiamento, l’eventuale discesa in campo di Cairo «sarà utile se rafforzerà il centrodestra». Ricorre a una battuta, infine, Pierluigi Bersani (Leu), tifoso bianconero: «Leggendo Urbano Cairo mi viene il rammarico che non sia juventino…».