Mara Carfagna
«Io capisco quella piazza, che ha espresso sconcerto per un governo che non rappresenta la maggioranza degli italiani. Ma non era la nostra piazza. La protesta non è mai stata nel dna di Forza Italia, fatta eccezione per la manifestazione contro la finanziaria del governo Prodi nel dicembre 2006 che metteva le mani nelle tasche dei cittadini. Detto questo, se avessimo mandato una delegazione in rappresentanza del partito, credo che non avremmo sbagliato ». Mara Carfagna siede nel suo studio di vicepresidente della Camera al primo piano di Montecitorio, il premier Conte ha appena concluso la sua replica accendendo l’aula.
Eppure in quella piazza svettavano braccia tese.
«Episodi pessimi. Spero che gli organizzatori prendano le distanze da questi gruppuscoli nostalgici».
Forza Italia è altra cosa, lo ha detto lei. Da oggi le strade con Salvini si dividono?
«Io penso che questa crisi insegni che il sovranismo da solo va a sbattere.
Inseguire il leader leghista sul suo terreno è stato patetico. Infatti abbiamo dimezzato i consensi. I nostri elettori oggi sono disorientati e delusi. Bisogna riconquistare la loro fiducia, non sarà facile.
Il sovranismo, non lo nego, è presente in una fetta dell’elettorato del centrodestra, ma certo non può essere egemone».
Onorevole Carfagna, è egemone nei numeri. Prenda le ultime Europee, per non dire dei sondaggi.
«Ha ragione. Forza Italia non è stata all’altezza di rappresentare in modo convincente un altro centrodestra. È il motivo per cui ho sollecitato una riflessione al nostro interno e continuo a farlo. Resto convinta che il sovranismo può andar bene se è difesa dei confini e orgoglio nazionale. Se diventa isolazionismo, allora è un danno per i cittadini e per le imprese. Il centrodestra deve essere altra cosa. Salvini sbagliato a credere di poter vincere e governare da solo».
Torno a chiedere a lei, finora volto e voce dell’anti salvinismo in Fi: si è rotto l’asse con la Lega?
«Io mi auguro che nella Lega parta una riflessione sulla necessità di dar vita a un centrodestra plurale, fondato su basi popolari, liberali, democratiche».
Salvini in piazza ha aperto.
«Dovrà dimostrare di essere davvero disponibile. È vero, sono stata molto critica. Ma se si apre una riflessione su un centrodestra davvero plurale, allora si può fare tabula rasa e ripartire».
Che ne sarà di Fi? In 4 dicono addio per seguire Toti. Altri
potrebbero fuggire.
«Non voglio minimizzare. Ogni addio è una sconfitta. Ma mai come adesso chi lascia fa un grosso errore: ci sono le condizioni per rifondare il centrodestra».
E lei? Era coordinatore, poi azzerata con un comunicato di Berlusconi.
«La considero una stagione chiusa.
Ho dato battaglia per il rinnovamento, oggi la riorganizzazione la decidono altri dirigenti. Certo, gli ultimi sondaggi mi preoccupano».
In futuro, si vede ancora in Fi? O pensa a un nuovo centro?
«Io sono in Forza Italia. E lavoro per cambiarla. Non mi rassegno a vedere un partito incapace di imporre il proprio primato nel centrodestra.
No, nessun centro. Credo nel bipolarismo».
Farete opposizione in aula, ma direte no anche alle riforme?
«Quando si cambiano le regole del gioco la maggioranza avrebbe il compito di coinvolgere tutti. Se avanzeranno delle proposte, allora le valuteremo».
Le è piaciuto il discorso di Conte?
«Mi ha deluso. Nessuna autocritica e ha coperto i grandi problemi sotto valanghe di parole».