Marcello Sorgi
Se ne parlava già lunedì alla Camera, ma ieri, con lo spettacolare scontro in aula al Senato tra Conte e Salvini, l’idea del nuovo bipolarismo tra il premier e il leader dell’opposizione ha preso piede, a margine del dibattito a Palazzo Madama, e sembra destinata ad accompagnare l’inizio del percorso del nuovo governo. Segnato, già a fine ottobre, dal primo appuntamento elettorale in Umbria, per le Regionali in cui fino a prima della crisi partivano favoriti la Lega e il centrodestra a guida leghista, vincitori in tutte le consultazioni locali dell’ultimo anno e mezzo. Mentre adesso si vedrà se il ritorno del Pd al governo servirà a rimediare alle conseguenze dello scandalo che ha portato alla crisi della giunta di centrosinistra guidata dall’ex-governatrice Catiuscia Marini. Va detto che è abbastanza strana questa discussione sul bipolarismo, in una fase in cui la nuova alleanza giallo-rossa, in funzione strettamente anti-Salvini, si muove per tornare, sul piano nazionale, a un sistema elettorale proporzionale, con gli elettori chiamati a votare esclusivamente per i partiti, e le coalizioni, una volta cancellati i collegi uninominali in cui ancora oggi vengono eletti un terzo di deputati e senatori, che non avranno più ragione di essere. Ma poiché nelle Regioni si vota ancora con il sistema maggioritario, e dopo l’Umbria si voterà in Toscana e Calabria, e poi ancora in Emilia, è comprensibile l’interesse di Salvini a presentarsi come l’alternativa alla neonata maggioranza che sostiene l’esecutivo 5 stelle-Pd-Leu. Il leader leghista, anche con gli insulti inanellati platealmente contro Conte, vuol far passare nella testa degli elettori la convinzione che i giallo-rossi faranno presto a trovare un analogo assetto locale, per sbarrare la strada agli elettori schierati per l’alternativa. Così che, se in Umbria sarà il centrodestra a vincere, la conquista dell’amministrazione di Perugia acquisti il valore nazionale della prima sconfitta elettorale di un governo nato nel Palazzo e per evitare le elezioni. Per tutte queste ragioni, oltre che per le resistenze della base grillina già contraria ad alleanze anche con liste civiche proposte da Di Maio, è molto improbabile che l’Umbria diventi il laboratorio del nuovo centrosinistra.