Marcello Sorgi

S timolare l’economia che tende pericolosamente a rallentare, spingere in su l’inflazione ancora troppo bassa: con questi due obiettivi, alla vigilia del suo addio alla Bce previsto per il primo novembre e malgrado le riserve emerse anche al vertice dell’Istituto, Mario Draghi ha annunciato la ripresa del piano straordinario di acquisti di titoli di Stato sospeso da dicembre e l’introduzione di un meccanismo meno penalizzante (ma poi non tanto) per chi lascia in banca fondi che potrebbero essere destinati ad investimenti. È un aiuto alla torpida economia europea che tende all’ingiù e anche, inutile nasconderlo, a quella traballante dell’Italia, gravata da un debito pubblico in continua ascesa e da una crescita bloccata e ormai tendente alla recessione. Naturale che decisioni del genere trovino resistenze tra i paesi del Nord Europa e nella Germania frenata dalle conseguenze della guerra dei dazi tra USA e Cina, che penalizza fortemente le esportazioni tedesche. Ma SuperMario, com’è ormai soprannominato, ha tirato diritto e non è difficile cogliere nella sua risolutezza un modo di aiutare il fronte dei governi europeisti e della nuova Commissione, impegnati a fronteggiare i partiti sovranisti e populisti, sconfitti nelle elezioni del 26 maggio, ma non ancora arresi. Anzi, decisi a sfruttare ogni occasione per tentare una rivincita. Come l’immigrazione, per la quale la nuova presidente Ursula von derLeyen sta cercando di allargare lo stretto passaggio della disponibilità dei cosiddetti volenterosi ad accogliere quote di profughi – una disponibilità, va detto, spesso manifestata a parole e non nei fatti -, anche il rischio di una gelata dell’economia europea, in un momento come questo, potrebbe trasformarsi in un pretesto a buon mercato per la propaganda del fronte anti-europeo. Basta solo seguire la campagna elettorale ininterrotta in Italia di Salvini, uscito politicamente con le ossa rotte dalla crisi di agosto che ha dato origine al Conte bis e alla nuova maggioranza giallo-rossa. Super Mario nega ovviamente, anche di fronte agli attacchi di Donald Trump, che le sue ultime mosse siano politiche. Ma sa benissimo che al di là delle critiche dei singoli membri dell’Unione, Germania in testa, l’Europa – e lo spread – ringraziano.