Maria Teresa Meli
L’altro ieri la neo ministra Teresa Bellanova ha preferito non replicare. Il giorno dopo si è decisa a farlo solo dopo che erano trascorse parecchie ore (passate in riunioni infinite al dicastero dell’Agricoltura). E ha scelto l’ironia. Del resto, è quella l’unica arma con cui è possibile fronteggiare il popolo degli odiatori di professione che impazza sul web. La poco edificante storia si è svolta in questi ultimi due giorni. Infatti, è da quando hanno visto l’immagine della ministra al giuramento che sui social gli haters hanno attaccato senza sosta la titolare del dicastero delle Politiche agricole per il suo fisico e per il vestito blu elettricoabalze che indossava al Quirinale. Un drappello dei frequentatori più astiosi della Rete se l’è poi presa con lei anche perché ha solo il diploma di terza media. «Sono dei poveracci che seminano odio», si è sfogata Bellanova con i numerosi colleghi del Pd che l’hanno chiamata. Ma poi la ministra (che ieri ha ricevuto anche una telefonata di solidarietà di Giuseppe Conte) non ha voluto dare ai «poveracci» la soddisfazione di rispondere piccata, amareggiata o arrabbiata. E su Twitter ha cinguettato queste parole: «La vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo. Io ieri mi sentivo entusiasta, blu elettrica e a balze, e così mi sono presentata. Sincera come una donna». Più tardi Bellanova ha voluto nuovamente infilzare i suoi odiatori con un’altra buona dose di ironia. Ha postato sui social una foto che la ritraeva con un camicione giallo a pois neri: «Visto che il blu di ieri ha elettrizzato molti, ho voluto provare con questa mise oggi, che dite?». Hashtag: #vestocomevoglio. Un uno due per mettereatacere chi ancora vomitava insulti sul web. Non è il primo e non sarà l’ultimo caso di una donna che viene «massacrata» sul web. Sulla rete cambiano gli oggetti dell’odio a seconda dei periodi: gli immigrati, gli omosessuali. Solo l’alto numero delle donne insultate rimane suppergiù sempre lo stesso. Ma al coro degli anonimi rancorosi si era aggiunto anche l’ex parlamentare di Forza Italia Daniele Capezzone: «Carnevale? Halloween?», è stato il suo commento al vestito della ministra. Il Pd, come ha detto Nicola Zingaretti (che ha fatto anche una telefonata di solidarietà a Bellanova) sièschierato «senza se e senza ma» con la ministra. Matteo Renzi, che ieri ha pranzato con la titolare del dicastero delle Politiche agricole, l’ha difesa: «È triste la vita di chi passa il tempo a odiare gli altri sui social. Per voi sarebbe più utile imparare ad amare nella vita reale. E ad La foto Teresa Bellanova, 61 anni, ha risposto sui social con ironia: «Visto che il blu di ieri ha elettrizzato molti…» di Maria Teresa Meli Il presidente Fico e la crisi: fondamentale la centralità del Parlamento P iù tutele per gli oceani e per i mari. È soddisfatto il presidente della Camera M5S Roberto Fico dopo che il G7 dei presidenti di Parlamento in corso a Brest (Francia) ha approvato all’unanimità il suo emendamento che riconosce gli oceani come «bene comune». «Sono soddisfatto perché da questo principio possono passare maggiori vincoli giuridici e tutele più stringenti per gli oceani e i mari — ha spiegato Fico —. È uno degli obiettivi esplicitamente dichiarati nelle linee programmatiche del nuovo esecutivo che si è appena insediato e che prelude al proseguimento dell’iter alla Camera della proposta di legge cosiddetta Salva mare, che da un lato individua nuove modalità per il recupero dei rifiuti in mare, dall’altra promuove l’economia circolare. La blue economy in Italia è il 3 per cento del Pil e registra 800 mila occupati, le imprese del settore sono cresciute dell’8% negli ultimi cinque anni». Commentando invece la crisi di governo Fico ha detto che «la centralità del Parlamento è stata fondamentale — ha aggiunto Fico —. Quando i Parlamenti lavorano bene significa che la democrazia è forte e attiva». Er. Del. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Massimo Franco ●La Nota LE DIVISIONI PREANNUNCIANO UNA CONVIVENZA NON FACILE N on si può dire che i primi vagiti siano rassicuranti, per la maggioranza di Giuseppe Conte. Non è ancora arrivata la fiducia delle Camere al governo tra M5S e Pd, e già spuntano le polemiche. Lo scontro tra la neoministra alle Infrastrutture, la dem Paola De Micheli, e i vertici dei Cinque Stelle irritati per i suoi «sì» alle opere pubbliche, a partire dalla Tav, suona come un brutto viatico. E altrettanto discutibile, sul piano politico e istituzionale, è la riunione di tutti i ministri grillini convocata ieri dal ministro degli esteri, Luigi Di Maio, alla Farnesina. È la conferma quasi in tempo reale di quanto sarà difficile lavorare a quell’«amalgama» che il premier teorizza tra Pd e Movimento. L’istinto antisistema dei seguaci di Beppe Grillo è pronto a riemergere al di là di ogni preoccupazione di coalizione. E rappresenta un limite culturale, prima che politico, destinato a pesare sull’esecutivo. Anche il tentativo di agganciare a livello europeo i Verdi in ascesa sembra rispondere soprattutto all’esigenza di contare a livello continentale. Il M5S ha inseguito prima, nel 2017, alleanze coi liberali filo-Ue, dai quali è stato respinto. Poi, nel 2018, ha vagato tra la protesta violenta dei gilet gialli francesi e i gruppi populisti di mezza Europa. Ma di fronte a quella nebulosa eterogenea, e per mancanza di posizioni chiare, non ha trovato vere sponde. Adesso cerca una sponda nei Verdi, alternativi e insieme complementari alle forze tradizionali di sinistra: un misto di cultura ecologista e progressista, ostilità alle opere pubbliche, attenzione ai problemi degli immigrati, che li rendono possibili alleati a Bruxelles. Anche se tradurre in Italia quei temi nella versione grillina rischia di diventare un alibi per chi, nel Movimento, non digerisce l’alleanza col Pd e teme di essere normalizzato. Ma il risultato sarebbe di radicalizzare e ritardare decisioni che hanno già provocato spaccature nella maggioranza con la Lega; e che promettono di riprodursi col Pd. Lo scontro di ieri con la ministra dem De Micheli è un assaggio di quanto potrebbe accadere nelle prossime settimane e in vista della manovra finanziaria. Se si somma alla riunione coi ministri grillini convocata ieri da Di Maio, Conte non può stare tranquillo. Il «capo politico» del M5S, sebbene contestato o forse per questo, vuole rivendicare il proprio ruolo. E usa in modo irrituale il nuovo ministero come succursale di Palazzo Chigi, dove non può andare perché non è più vicepremier. Dunque, spedisce un messaggio non tanto al Pd ma al presidente del Consiglio: Di Maio non rinuncerà a marcare l’identità e la separatezza della componente grillina rispetto allo stesso Conte. Si tratta di una conferma che i pericoli al governo verranno da un elettorato freddo e sconcertato dalla soluzione della crisi, e dal capo di un Movimento a caccia di rivalse. © RIPRODUZIONE RISERVATA I messaggi Rispunta la polemica sulla Tav mentre Di Maio riunisce i ministri grillini per mandare un messaggio al presidente del Consiglio amarvi». Tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, hanno solidarizzato con Bellanova. La delegazione dei 5 Stelle al governo ha definito gli attacchi sui social «atti ignobili». Dura anche la vicepresidente della Camera Mara Carfagna: «Si vergogni chi la insulta». Mariastella Gelmini, FI, è stata netta: «Basta odio sui social. nelle prossime settimane mi farò promotrice di una proposta di legge ad hoc». E il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha difeso la ministra su un altro versante, quello del titolo di studio: «Si è laureata all’università della lotta sociale». Ma c’è anche chi, pur schierandosi con la ministra, ha criticato il «doppiopesismo» in politica. È il caso di Giorgia Meloni: «Le donne di destra non hanno la stessa solidarietà da parte di quelle di sinistra. Vale la logica dell’uccidere un fascista non è un reato». A stemperare le polemiche ecco intervenire sui social Enzo Miccio designer, star della tv: «Un abito perfetto per la sua silhouette». Approvato.